mercoledì 17 novembre 2010

La magia di Saviano


George Grosz, I faccendieri

Sono felice, felicissima, strafelice. Finalmente si ricomincia a parlare. Risveglio da un lungo letargo? Forse! E sono felice. Finalmente posso dormire, da mesi il sonno non mi era più amico. C’è chi oltremodo coraggioso sta aprendo gli occhi a chi si era assopito. Scomodo per qualcuno? Ancora meglio, anzi benissimo. 
Giusto, è giusto che si parli, che si gridi e che il rimbombo risuoni forte, sonoro fino a rompere i timpani a chi ancora non vuole ascoltare e apra gli occhi a chi ancora non vuole vedere. Si può parlare e si deve parlare. Si deve parlare, ascoltare e diventare un passaparola che corra veloce in ogni angolo a dire, a raccontare, a smuovere gli animi.
Sono felice! Ci eravamo addormentati in un torpore di comodo per qualcuno. Ci avevano intorpidito  la mente per non farci  vedere, per non farci sentire, con l’illusione di un benessere che non c’è mai stato, di un’ utopica felicità che non abbiamo mai avuto. Finalmente! È bastato un parlar chiaro sulla nostra realtà  per risvegliare il nostro spirito e prendere finalmente coscienza e capire che ci eravamo soltanto assopiti.
Forse una scia di sereno sta illuminando  questo tempo buio? Forse una nuvola di luce sta squarciando l’orizzonte della nostra negligenza per un barlume di ragione?.
Noi che abbiamo avuto fede nell’idea  e che la conserviamo. Noi che crediamo nel risveglio delle coscienze. Noi che rifiutiamo l’abbrutimento del pensiero. Noi crediamo, che con la forza della parola  un domani diverso si stia affacciando in noi delusi, frustrati e annientati. Noi crediamo ancora in una società che riconosca la virtù dei giovani e ne riconosca i meriti. Noi nutriamo la speranza che  ritornino  i valori della giustizia, della libertà d’espressione, di un’educazione che sia sinonimo di formazione, di un’etica che ci sottragga al cumulo di marciume in cui siamo sepolti.
La parola ha il potere di squarciare  il velo della menzogna e di indirizzarci verso un domani diverso in cui ognuno ritrovi la propria identità. Applaudiamo e con forza a chi ha trovato il coraggio di dire, di gridare il nostro obbrobrio, a chi ha messo la propria esistenza a servizio della verità, della lealtà e della giustizia. Noi non possiamo dire altro che grazie Roberto e metterci sulla sua scia per un domani diverso.

Anna Lanzetta

George Grosz, (1893-1959)