venerdì 27 settembre 2013


SIETE TUTTI INVITATI

domenica 8 settembre 2013

Mai più guerra. Il mondo ha bisogno di pace.



“Il sonno della ragione genera mostri”. Varie sono le interpretazioni che si attribuiscono a questa espressione profondamente cupa, ma la più consona è quella che riguarda la follia dell’uomo. Quando la ragione è assopita, l’uomo  può commettere ogni sorta di violenza e la guerra, come la storia dimostra, è una di queste.
Ascoltiamo la ragione e la coscienza perché la guerra diventi soltanto un brutto ricordo del passato punteggiato dai volti di tanti bambini avvolti nel  sudario.
La guerra ha mille volti, mille volontà, mille convenienze. Ma   l’uomo  può abbattere la violenza se saprà meditare e  ascoltare in  silenzio il proprio cuore, capace di  volgere i nostri volti verso la pace, l’unica che ci rende uguali e rispettosi di noi stessi e degli altri.
Un cero alla finestra illumini le menti di quanti  sordi e insensibili producono violenze e morte con la luce di un domani di PACE UNIVERSALE. L’umanità ha bisogno di questa luce, ce lo suggeriscono i tempi, ce lo impone la ragione.
Siamo uomini  muniti  di intelligenza, di  razionalità  e di arbitrio, non trasformiamoci in terribili creature della notte che come vampiri  succhiano la vita. Il mondo  chiede ragionevolezza, specialmente ai potenti dovunque regnino e decidono. Il mondo barcolla sull’insicurezza e rifiuta la guerra perché distruzione e morte. Troppi esempi recenti ci invitano con forza a riflettere. Non sottraiamoci alle nostre responsabilità, il mondo ha bisogno in ogni angolo di pace, di convivenza pacifica, di vita.

Francisco Goya (1746-1828) Il sonno della ragione genera mostri, 1797.




venerdì 6 settembre 2013

Viaggiando. Parigi, museo d’Orsay: Notte stellata sul Rodano

 

Notte stellata sul Rodano, 1888

Appena si entra nella sala di Vincent Van Gogh, del Museo d’Orsay, si viene subito investiti da una  luce accecante. Il quadro Notte stellata sul Rodano di Van Gogh domina l’ambiente per la luminosità e per la potenza  della pennellata. Il gioco delle luci e dei riflessi ammalia e inchioda lo spettatore.   Era una sera di fine settembre, intorno alle 22.30, Van Gogh era sulla riva del Rodano, nei pressi di Arles, una cittadina francese. Verso nord, si stagliava l’Orsa Maggiore che egli  raffigurò sulla tela. A fatica arrivo vicino al quadro, intralciata dai tanti che sgomitano per avvicinarsi sempre di più. Dove mi colloco? Sono in basso a destra tra le due figure d’amanti, e confusa dalla perfezione che ammiro, cerco  nei riflessi del Rodano il mistero di quest’opera così affascinante da togliere il respiro e mi perdo  nell’azzurro infinito che si coniuga con l’oro  in una sacralità che intralcia e intriga la mia mente.

Anna Lanzetta