martedì 31 dicembre 2013

Auguri





Buon Anno a tutti.
Con l’augurio che nel 2014,
per ogni bambino del mondo
ci sia una stella a brillare.

domenica 29 dicembre 2013

La vigilia del 24 nelle tradizioni


Gherardo Delle Notti (1590-1656), Adorazione del Bambino (1620)
Galleria degli Uffizi, Firenze.

Secondo la tradizione di Sarno (SA) e non solo, Natale è tutto nella vigilia del 24 quando tra canti natalizi e cucina si consuma l’attesa, l’avvento di ciò che si rinnova nella speranza di un mondo nuovo nello spirito, nei riti, nei valori. La vigilia è come una volta momento di aggregazione di tutta la famiglia allargata. Cosa c’è stasera? Hai preparato gli struffoli? Con tanto miele e diavolilli?. A me senza frutta candita! E le zeppole? Col cavolo, con i pesciolini, semplici, calde e col sale. Ho fatto le polpette di baccalà, sono buonissime e c’è la coda in cucina. La prima parte della cena è esaurita ma abbiamo appena iniziato. Quest’anno la tavola è ancora più allegra perché c’è Pietro che a soli tredici mesi batte tutti negli assaggi. È bellissimo vivere il Natale in famiglia. Si mangia irrorati dalle luci del  Presepe. Ognuno sceglie l’angolo che preferisce; a me piace la grotta in montagna ma quella che colpisce è la grotta col Bambino. È mezzanotte quando la vigilia cede al Natale, un applauso accoglie il Bambino nella mangiatoia  e scattano gli auguri. Ci siamo ancora tutti a festeggiare ma gli anni passano e qualcuno degli amici è già andato via. Quante vigilie ho  vissuto tra passato e presente ma l’ultima è sempre la più emozionante. Scorro nelle foto i volti di chi da tempo non c’è più e mi allieto con i presenti che formano altre generazioni. Il tempo scivola via sempre più veloce man mano che gli anni passano. Ci proponiamo di cucinare meno per la prossima volta ma è proprio nel susseguirsi incessante dei piatti la festa, aggiunge qualcuno, compresa la frutta secca, ognuna con un suo ricordo e un suo significato; e ci arrendiamo.  Quest’anno hanno vinto le polpette di  baccalà. Sorniona osservo, gioisco e penso al prossimo anno.

giovedì 26 dicembre 2013

Natale insieme, con crostata, miele, cioccolatini e tanta amicizia




È bello in attesa del  Natale ritrovarsi. Per me quest’anno l’attesa è stata speciale perché ho avuto modo di incontrare le persone a me più care tra amici, parenti e conoscenti. Particolarmente gradito è stato l’incontro con le colleghe dei vari istituti che mi hanno ospitato negli anni del mio insegnamento.
Ci siamo ritrovate a casa mia che di sera, per il Natale, si circonda di luci colorate. Il presepe è il punto di attrazione. Quest’anno è diverso, strutturato su due livelli con l’impiego anche del sughero. Piace a tutti e io ne gioisco. In quelle luci c’è tutta la mia infanzia e volti di un tempo a me molto cari. Sono diventata tradizionale e racconto come e perché; Firenze ce l’ho nel cuore ma più gli anni passano più si rafforza l’ancora con le radici, portatrici di cultura e di tradizioni napoletane. Assaggiamo la crostata di marmellata, i dolci compresi i mostaccioli e roccocò che anche a Firenze riesco a trovare, i liquori fatti in casa con i cedri, la menta, il basilico, il lemoncello e il bergamotto comprato a Gerace. Anch’io faccio i liquori alle rose dice Lorena e iniziano le ricette. Sono passati molti anni ed è bellissimo ritrovarsi, rinverdire i ricordi, le esperienze vissute insieme a scuola e i nomi dei ragazzi condivisi e parlo della piacevole cena consumata con gli studenti di una quinta di 25 anni addietro, a base di penne con sugo di pecora. Il tempo insieme vola. Mostro il Bambino nascosto dietro San Giuseppe; nascerà a mezzanotte del 24 dicembre e di nuovo i ricordi si affollano. E come non commuoversi nel ricordare e raccontare?. Il mio Natale è questo: ritrovarsi con affetto e amicizia.
Grazie di nuovo care amiche e auguri ad Antonella, Anna, Lorena, Luisa, Fiorella, Cristina, Lucia, Ornella, Angela, Silvia, Franca e Fiammetta. 

domenica 22 dicembre 2013



lunedì 16 dicembre 2013

Natale insieme, bevendo un caffè



Il blog è diventato per me un diario dove annoto tutti gli avvenimenti. Martedì, 3 dicembre,  alle ore 11.15 ho incontrato al caffè Giocosa di Palazzo Strozzi, Laura Masi, una mia carissima allieva che anni fa lasciai al biennio dell’ITIS “A. Meucci”. Mi capita sempre più spesso di incontrare i miei ex allievi e di parlare con loro della quotidianità. È bellissimo rivedersi, siamo diventati amici e il tu che ci diamo lo conferma. Davanti a un caffè, una cioccolata e due cornetti, io e Laura abbiamo parlato di problemi, di studio e di progetti. Laura è sempre la ragazza in gamba di una volta. Di carattere forte e lungimirante, ama l’arte e la cultura. Parliamo delle sue prospettive per il futuro, delle difficoltà comuni a tutti i giovani e dei miei libri. Ora sono i miei allievi a darmi il giudizio e quello su  “Firenze nel cuore” è positivo. Sono passati 12 anni da quando sono andata in pensione ma è come se non mi fossi mai allontanata da quelle quattro mura a me così care. I nostri ripetuti incontri  e il blog che  li riporta,  ne vivificano il ricordo; tutto sembra ieri, e la mia età che avanza non è palpabile. Sono grata ai miei studenti che mi ricordano anche su Facebook, con le loro famiglie e i loro bimbi. Ogni volta che stringo le loro mani, ho un sussulto di gioia ma anche del trascorrere del tempo. Guardo  Laura e sembra ieri quando in classe seguiva con interesse le mie proposte di uno studio alternativo riguardante i linguaggi espressivi e specialmente l'arte. Non è cambiata nei dolcissimi tratti del volto ma maturata moltissimo e io penso: sarà forse anche un po’ merito mio?. Buon Natale ci auguriamo a vicenda e l'abbraccio è straordinariamente dolce.

venerdì 13 dicembre 2013

L’arte: uno strumento per riflettere


Andrea Mantegna, Ecce Homo, 1500 ca. Museo Jacquemart-André, Parigi

Non servono le parole bastano le espressioni dei volti per interpretare ciò che sta avvenendo e riportarsi metaforicamente a un’altra condizione, quella degli umili, degli oppressi, degli emarginati. Il livore e il colore segnano i tratti di coloro che spietati e crudeli vogliono la morte dell’uomo ammanettato. Quattro figuri (due appena si intravedono) che esprimono chiaramente nei caratteri fisiognomici cattiveria e crudeltà. Gesù invece mostra nel volto sofferenza più per i carnefici che per se stesso. Le corde che lo legano sono metafora di persecuzione, di violenza, di martirio e di dolore e riportano una condizione umana immutata nel tempo.

Dalla mostra: Il Rinascimento da Firenze a Parigi. Andata e ritorno.
I tesori del Museo Jacquemart-André tornano a casa.
Botticelli, Donatello, Mantegna, Paolo Uccello.
Villa Bardini Firenze
6 settembre-31 dicembre 2013
Villa Bardini - Costa San Giorgio, 2 - Firenze - Tel. 055 2638599 - email: info@bardinipeyron.it


venerdì 6 dicembre 2013

Oggi il mondo è più povero. È morto Nelson Mandela



Oggi 6 dicembre 2013 è una data da ricordare. Il mondo è più povero per la morte di Nelson Mandela, l’uomo che ha ridato la dignità all’uomo, un gigante che ha lottato contro l’ apartheid  e che 28 anni di carcere non hanno distolto dal suo credo né piegata la sua volontà di lottare contro la segregazione razziale in Sudafrica per l’uguaglianza in un mondo che lui come altri sognava: senza confini e senza colori.
È morto! E noi lo ricordiamo  con parole che ne sottolineano la grandezza e che sono vicini al suo pensiero:

MANDELA IL LEONE

Ascolta il poeta lontano da te
Ma vicino al tuo cuore.
MANDELA - il leone
Tu non sei solo Mandela
Tu sei il Messia
Che abolisce la repressione
Non per instaurare un'altra
Eterno dualismo tra il bianco ed il nero,
Bensì
Per seppellire la sordida povertà
In una terra
Libera
Per
L'amore del Cuore e dell'anima.
A quando il tuo ruggito di speranza
Speranza di una terra senza razzismo
Mandela - il leone
Il tuo regno ti domanda
Mandela il leone

Boubacar Traoré, 1942 in Kayes, Mali

IO ACCAREZZO UN SOGNO

 Io accarezzo un sogno: che i miei quattro figlioletti possano vivere un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per la qualità della loro indole.
Io oggi accarezzo un sogno: che un giorno lo stato dell'Alabama, dove attualmente le labbra del governatore gocciolano parole d'intervento e annullamento, si trasformi in modo da consentire ai bambini neri e alle bambine nere di unire le loro mani a quelle dei bambini e delle bambine bianchi per camminare tutti insieme come fratelli e sorelle.
Io accarezzo un sogno oggi: che un giorno ogni valle venga innalzata, ogni collina e ogni montagna abbassata, che i luoghi impervi vengano spianati e quelli contorti raddrizzati e la gloria del Signore sia rivelata e possano vederla tutti insieme allo stesso modo. Questa è la nostra speranza. Questa è la  fede con cui faccio ritorno al Sud. Questa è la fede mediante la quale potremo ritagliarci dalla montagna della disperazione una pietra di speranza. Questa è la fede mediante la quale saremo in grado di  trasformare le stridenti dissonanze della nostra nazione in una stupenda sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo capaci di lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, difendere la libertà insieme, certi che saremo liberi un giorno.

MARTIN LUTHER KING leader dei diritti civili.
Discorso pronunciato a Washington il 28 agosto 1963

LIBERTA'

La libertà non verrà
oggi, quest'anno
o mai
tramite il compromesso e la paura.
Io ho gli stessi diritti
di chiunque altro
di camminare
con le mie gambe
e possedere la terra.
Sono stufo di sentirmi ripetere
Lascia correre
Domani è un altro giorno
Non mi serve la libertà da morto.
Non posso vivere del pane di domani.
La libertà
è un seme robusto
seminato
nella grande necessità.

Io pure vivo qui.
E voglio la libertà
esattamente come te.

Langston Hughes. (Joplin, 1º febbraio 1902 – New York, 22 maggio 1967)
Poeta, scrittore, drammaturgo e giornalista statunitense

sabato 30 novembre 2013

30 novembre. Festa della Toscana.


Giovanni Esposito nelle vesti del Granduca

Il 30 novembre è festa in tutta la Toscana per ricordare un momento storico importantissimo: l’abolizione della pena di morte ad opera del Granduca Pietro Leopoldo. Le celebrazioni si susseguono in tutto il territorio, coinvolgendo un’utenza di ogni età ma essenzialmente le scuole per l’alto valore educativo dell’evento. Anche l’Archivio Storico del Comune di Firenze ha partecipato  alle iniziative,  affidando all’attore Giovanni Esposito il compito di vestire i panni del Granduca e di ricordarne l’operato attraverso il suo pensiero su come governare un popolo posponendosi ad esso negli obiettivi sociali di benessere e di comunanza. Nella Sala dell’Archivio da poco restaurata in stile Barocco e Neoclassico, nei colori lorenesi del bianco e del giallo paglierino, siamo stati ospiti del Granduca, personaggio carismatico, lungimirante e illuminato. Giovanni, perfetto nei panni di Pietro Leopoldo ci ha guidato con un’espressione coinvolgente in atti e parole in una modernità spesso dimenticata  in cui il sovrano deve essere a servizio del popolo e non viceversa. Una storia che deve essere portata nelle scuole per il suo grande valore morale implicante il rispetto e la dignità di ogni individuo, secondo i dettami di Cesare Beccaria, e che il Granduca Leopoldo realizzò nel 1786, promulgando la legge che faceva della Toscana il primo Stato ad aver abolito la tortura e la pena di morte; un impegno educativo in cui si è profuso l’Archivio. Firenze da sempre sensibile a questi momenti ne celebra l’importanza ogni anno con la festa istituita dalla Regione toscana il 30 novembre 2000. Nel cortile della Dogana di Palazzo Vecchio, è stata posta una lapide marmorea commemorativa, la cui epigrafe composta dal georgofilo Giuseppe Pelli Bencivenni, così recita:  
Per memoria della Toscana felicità quando Pietro Leopoldo con legge de’ 30 novembre 1786 la pena di morte, l’infamia, la tortura, ogni delitto di lesa maestà colla confiscazione delle sostanze cancellò per primo in Europa dalla vecchia legislazione.
La legge di Pietro Leopoldo chiudeva un periodo di barbarie e iniziava una nuova storia dell’umanità.

domenica 24 novembre 2013

La violenza non è solo una ferita da coltello.


Edvard Munch. Malinconia

 Storia di Rosa


Rosa aveva sognato tutta la vita l’abito bianco. Aveva trent’anni e non era fidanzata. A quei tempi, a quell’età si era già zitella. Sposarsi voleva dire  uscire di casa e diventare indipendenti (anche se spesso non era così). Voleva dire uscire dalle quattro mura domestiche. Mentre china sull’orlo accarezzava l’abito bianco che stava confezionando per la sorella, sorrideva tra  sé. Lieve la mano scivolava tra le pieghe e gli occhi lucidi,  denunciavano il desiderio mal represso di voler cucire anche  per sé un abito nuziale.
In casa non poteva dedicarsi molto tempo. La famiglia era numerosa e lei doveva badare ai fratelli. A volte diceva che era come se già si fosse sposata perché dopotutto una famiglia l’aveva cresciuta (quattro fratelli era un nucleo numeroso). Man mano poi la casa cominciò a svuotarsi, ognuno cercava altrove la propria strada e si allontanava per lavoro. E passava anche il tempo della sua vita. Un giorno Rosa si recò a far visita a uno dei fratelli. Sul treno  incontrò un uomo che intrecciò subito un discorso. Era timorosa per la poca esperienza di vita ma quell’incontro fu per lei come l’aprirsi di un orizzonte. L’uomo l’affascinò e un giorno si presentò a casa sua con la promessa del matrimonio. Rosa dapprima timida e impacciata, cambiò. Gli occhi le si illuminarono. Sentì dentro di sé una grande gioia. Si sentì donna. Era felice! E già pensava ai preparativi. Avrebbe confezionato anche per sè l’abito da sposa a lungo sognato. L’uomo le fece mille promesse…che l’avrebbe portata lontano. Si fece comprare abiti con questa chimera. Ma alla sera del terzo giorno tutto cambiò. Non più amore ma freddezza e fastidio annullarono ogni speranza. La mattina, l’uomo ripartì in treno portandosi via gli abiti nuovi per una destinazione sconosciuta, segnando la fine di ogni promessa. Rosa lo seguì sulla soglia ma nel commiato ebbe  solo  una stretta di mano e non seppe più nulla di lui.
La violenza era stata troppo forte. Per la prima volta Rosa aveva provato un sentimento ma era stata violentata in modo atroce con l’annientamento di ogni speranza. Fu allora che cominciò a morire. Piano, lentamente, senza un lamento, senza che trasparisse la sua angoscia. Riprese a lavorare ma i lunghi silenzi erano eloquenti. La casa si era svuotata e lei era sola col suo ricordo. Incominciò a non mangiare più sufficientemente. Il male  si stava già impadronendo di lei. Era ormai diventata l’ombra di sé stessa. La spina nel cuore la lacerava più di una lama o di un colpo di arma letale e gli occhi si spegnevano lentamente. Ogni cura fu inutile. La violenza subita l’aveva lacerata dentro e ormai non si accorgeva nemmeno più di avere un cuore. Il male diagnosticato fu inesorabile come l’uomo che l’aveva illusa e abbandonata per sempre. Morì in un giorno caldo di giugno mentre il giardino profumava di rose. Andò via col suo candore, la sua innocenza e una parvenza d’amore, adornata di rose profumate come il suo nome.




sabato 16 novembre 2013


A Pietro
BUON COMPLEANNO

La chioccia turchina

Che schiamazzo nell’aria
è nato, è nato.

La chioccia turchina
gridava felice
nell’aia fiorita:
è nato un bambino
piccino piccino
diceva ai pulcini
dai toni  turchini

Correte, gridate, suonate
e ballate
è nato Pietrino
*************
Un anno è passato
tutto è cambiato
mi sento già grande

Son proprio un omino
vivace e felice

Evviva la vita
coi toni fioriti

13 novembre 2013

sabato 9 novembre 2013

La “Lavandaia”di Paul Guigou a Palazzo Pitti



 Paul Guigou (1834-1871), Lavandaia, 1860

Continuando con la mostra “Gli Impressionisti” a Palazzo Pitti.
Nella prima sala dove sono esposti alcuni quadri degli “Impressionisti” si viene subito colpiti dalla luce che emana la “Lavandaia” di  Paul Guigou. Il pittore ritrae la donna di spalle ma si intuisce dalla posizione la natura del lavoro che sta svolgendo, tuttavia  potrebbe anche essere  un’attenta osservatrice  del paesaggio che si scorge in lontananza, che è quello provenzale. L’occhio del visitatore segue la luce, che  diffusa a macchia anche tra le pieghe dell’abito con un colore compatto e pastoso è la vera protagonista in un’atmosfera di caldo opprimente. 






lunedì 4 novembre 2013

Un giovane si è suicidato

 

Edvard Munch (1863-1944), Disperazione


La morte di un giovane ci lascia sgomenti e ci assale il dubbio se possiamo definirci un paese che ha superato i pregiudizi, restio a emettere giudizi, a condannare e a discriminare. Purtroppo mi assale il dubbio che amiamo troppo le parole e poco i fatti, che la selezione è ancora troppo parte del nostro vissuto, che persi dietro un falso perbenismo non  guardiamo attentamente ciò che accade fuori di noi, intorno a noi, troppo chiusi in una cultura retrograda che lascia ai margini coloro che vengono frettolosamente etichettati come “diversi”. Dimentichi del dramma umano di chi lo vive direttamente e delle famiglie che lo subiscono, solo di fronte alla morte ci mostriamo quali dovremmo essere sempre: aperti, disponibili, rispettosi verso chi etichettiamo. È in famiglia che devono essere posti i valori di una vita comunitaria dove il rispetto indistinto per tutti ne sia il fondamento. È la scuola il luogo dove in continuità e insieme con la famiglia va affrontato il problema di ciò che chiamiamo “diverso”. Il tempo speso con gli studenti di ogni età, per parlare e per confrontarsi su problemi sociali, è il cardine di ogni educazione che miri a una crescita basata sui veri valori della vita quali la comunanza e la comunicazione corretta, per realizzare cambiamenti e per una crescita sociale. Ma punto forte in tale contesto devono essere anche e in eguale misura la politica e i mezzi di informazione che possono e che devono essere di sostegno a un’educazione che altrimenti, troppo spesso rischia di essere fuorviante.
Sono stata insegnante,  ancora mi sento in tale ruolo, e come tale rivolgo a tutti un appello accorato.

 





   

sabato 2 novembre 2013

Visitando gli Impressionisti a Palazzo Pitti


Henri Fantin-Latour (1836-1904), La lettrice, 1861


Quando si visita una mostra ci sono sempre dei quadri che fermano il passo del visitatore. A me è successo con “La lettrice” di Henri Fantin-Latour per la mostra degli Impressionisti a Palazzo Pitti.  Siamo nella Galleria d’Arte Moderna dove nel Salone da Ballo del Quartiere d’Inverno sono esposti 12 capolavori provenienti dal Museo d’Orsay. Il quadro di Latour colpisce per eleganza, sobrietà ed essenzialità. La giovane  appare composta nella posa, completamente assorta nella lettura, incurante di sguardi altrui.  Ci si sente accomunati nella lettura e forte è la curiosità di conoscere il titolo del libro. L’atmosfera è coinvolgente e nel profondo silenzio che regna sovrano sembra quasi che una musica aerea accompagni la scena, forse perché siamo nella sala della musica e gli strumenti fanno da corona. Il volto attento e levigato, lo sguardo assorto e intento, ci rende complici dei suoi pensieri. Il silenzio si coniuga perfettamente con l’immobilità della lettrice nell’essenzialità delle cose, come i due libri  che posti in primo piano formano una natura morta. I colori,  equilibrati nelle varie tonalità,  specialmente nel rosso del divano nel quale sembrano confluire tutti gli altri, creano un’ armonia perfetta tra i vari elementi.  E lo sguardo è restio a staccarsi per procedere.





 

domenica 27 ottobre 2013

Ritrovarsi. Grazie ragazzi di un tempo…


            Beatrice Barbetti, Luisa Manserra, Francesco Ballerini, Leonardo Calzolari e Anna Lanzetta


Prof buonasera! Si ricorda di me?Beatrice Barbetti, lei è stata la mia professoressa di italiano all'itc Einstein, classe 5B del 93/94, ci accompagnò anche in gita a Praga! Non pensavo di trovarla qui, e invece...mi farebbe tanto piacere se accettasse la mia richiesta d'amicizia, di tutti gli insegnanti che ho avuto lei è stata la numero uno, e adesso che ha scritto anche un libro, non posso perdermelo, credo che leggerlo sarà come rivivere le sue spiegazioni.
Un abbraccio grande grande, ad una donna che professionalmente e umanamente, è riuscita a lasciare il segno in tanti dei suoi allievi.
Così per mail, è iniziato dopo vent’anni il mio  incontro con i miei allievi di un tempo.
 
È bellissimo ritrovarsi! E noi ci siamo ritrovati dopo vent’anni, grazie anche a facebook che consente una comunicazione a intreccio e immediata. Quando Beatrice mi chiamò, mentre mi accingevo a presentare “Firenze nel cuore”, non mi resi subito conto che mi avrebbe riportato indietro di vent’anni. La guardai incerta e non riuscivo a identificarla. Prof,  non si ricorda? La quinta P5, anno di maturità 1993-94!. Non ero stata dimenticata dunque e a un tratto la sua voce mi riportò tra la cattedra e i banchi. Ci siamo risentite e facebook è diventato un filtro di comunicazione. Il primo gruppo era pronto per trascorrere una serata insieme. E la sera del giorno 19 ottobre, ci siamo ritrovati al Circolo San Piero al Ponte. L’abbraccio è stato emozionante. Ho rivisto in loro i ragazzi di un tempo legati alla vita scolastica, oggi li ritrovo uomini e donne con la vita familiare e la loro quotidianità. Li ho ritrovati con un lavoro da svolgere, con le famiglie e bellissimi bambini. Certo che nella vita di un insegnante può succedere di tutto. Spesso incontro i miei ex allievi e leggo sui loro volti  il piacere di incontrarmi, momenti fertili della mia vita. Siamo a tavola a deliziare il nostro palato. Mogli e mariti parlano con gioia dell’esperienza coniugale, felicità e serenità traspaiono dai loro volti, a conferma che i giovani sono la parte sana di una società che troppo spesso non li considera dovutamente secondo i meriti. Sbircio i bimbi bellissimi che giocano e la più piccola che tenta di inserirsi. La scena mi emoziona e penso a quanta ricchezza  ci sanno donare i nostri ragazzi; quanta armonia al mio cuore con la loro capacità semplice e responsabile di rinverdire un passato che coniugano felicemente con le loro scelte di vita in cui riconosco con orgoglio che una scaglia del loro vissuto riguarda me.


mercoledì 23 ottobre 2013



Il Circolo ARCI Due Strade
il 25 ottobre 2013 alle ore 21

vi invita alla presentazione del libro

Anna Lanzetta

FIRENZE NEL CUORE
Visitare la Firenze medievale per scoprire la Firenze di oggi - Il Centro storico
(Morgana Edizioni)

Proiezione video
Sarà presente l’autrice

Introduce
Massimo AGAPITO
Presidente Circolo ARCI Due Strade

domenica 20 ottobre 2013

La mia amicizia con Daniela Servi






Capita a volte che un incontro casuale ti faccia scoprire una parte di te e della tua scrittura. È quanto  è capitato a me, incontrando Daniela Servi. Le parole con le quali ha  presentato il mio libro “Firenze nel cuore” al Circolo “Il Girone” e il mio profilo mi hanno toccato profondamente, e il mio grazie per il profondo sentire che ci accomuna lo esprimo, non senza il suo consenso, rendendo pubblico il suo scritto:  

Buon pomeriggio a tutti e grazie per essere qui.
Sono Daniela Servi ed ho il compito e il piacere di presentare il libro di cui parleremo oggi “Firenze nel cuore” di Anna Lanzetta e la sua autrice che per me è stata una vera scoperta.
Il primo impatto con questo libro non è stato tra i più felici: ho cominciato a leggerlo nel mese di luglio, al mare con tre bambini al seguito. Nei pochi momenti liberi, praticamente quando dormivano, leggevo.
Avevo voglia di distrarmi, di un romanzo leggero e coinvolgente, alla Ken Follett per intendersi, e il libro non mi ha immediatamente coinvolto. Non riuscivo a visualizzare quanto descritto in modo così approfondito e minuzioso.
Fino al mese scorso non avevo mai incontrato Anna, non sapevo niente di lei tranne quello che avevo letto in “Firenze nel cuore”.
Così sono andata a cercarla su internet.
Ho trovato un mondo, per certi versi a me sconosciuto e quindi affascinante, per altri a me molto familiare.
Ho letto con sempre maggiore curiosità e interesse molte delle cose che scrive ed ha scritto sul suo blog, il suo diario in rete.
Il suo blog recita così: attualità, cultura, musica, arte, curiosità, viaggi e altro e si interessa veramente di tutto facendo trasparire da ogni argomento, da ogni descrizione i suoi sentimenti di donna, il suo sapere di studiosa, la sua curiosità e la sua intelligenza.
Ho scoperto, un esempio tra tanti, io che non sono cattolica, il profondo significato che il Presepe ha avuto nel tempo passato, specialmente a Napoli dove si rappresentava, attraverso personaggi e figurine di terracotta, tutto ciò che il popolo non aveva e avrebbe desiderato, tutti i regali che venivano offerti a Gesù bambino e che i bambini avrebbero voluto per sé. Ho scoperto l’impegno civile di Anna, il suo commentare i fatti di attualità, la nostra situazione politica, con commenti a volte duri, drastici, che mi trovano in sintonia con lei. Anna non usa mai, per esempio, le espressioni volgari dei nostri politici ma piuttosto esprime disagio, malessere, rifiuto accompagnandolo con la foto del quadro dell’ “urlo” di Munch.
Ho trovato nei suoi scritti un forte anelito alla pace, al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, un’analisi commossa dei momenti della storia in cui sono stati violati, dall’Olocausto alla bomba di Hiroshima, ai problemi dei migranti di oggi. Soprattutto ho riconosciuto in Anna la stoffa di una grande educatrice: per lunghi anni è stata un’insegnante di lettere negli istituti tecnici di Firenze, attenta ai problemi dell’adolescenza, critica rispetto al culto dell’immagine e dell’apparire.
Da studiosa innamorata del suo lavoro ha trasmesso a generazioni di studenti l’amore per il sapere convinta come dice lei stessa che “La cultura è lo strumento per insegnare, istruire, formare, denunciare, condannare, esortare, unire, tramandare”.
Anche io sono stata un’insegnante di lettere, innamorata del mio lavoro e mi sarebbe piaciuto avere una collega come Anna Lanzetta e collaborare con lei.
Alla luce delle mie scoperte ho riletto “Firenze nel cuore” e questa volta ho capito cosa intende Anna quando parla ( e qui cito) di “Storia come appartenenza, storia con la quale conviviamo:storia del proprio territorio, che si legge sui muri della città, nelle iscrizioni, nei monumenti. Storia come vita, come ricordo, come memoria, come emozione”.
La lettura del libro mi ha fatto scoprire tante curiosità, come, per esempio, perché si definisce ballottaggio il contendersi una carica tra due avversari politici, o la storia dell’Arciconfraternita della Misericordia, 1ª istituzione di volontariato della storia, almeno in Europa.
Ho capito perché un libro come “Firenze nel cuore” sia stato scelto e pubblicato dalla casa editrice Morgana, ma soprattutto ho sentito un sentimento di gratitudine per Anna che, da non fiorentina mi ha trasmesso così tanto amore per Firenze.



Grazie Daniela.
Ti offro in dono una  rosa gialla,  fiore simbolo della ‘Giornata Internazionale dell’Amicizia’ per la bellissima amicizia che questo  libro ha creato tra noi e per i valori in cui entrambe crediamo.
Anna Lanzetta

lunedì 14 ottobre 2013

Incontro al Circolo ARCI di San Casciano Val Di Pesa






Angela Baccani, Chiara Molducci, assessore alla cultura e Anna Lanzetta


Interessante pomeriggio, quello del Circolo ARCI  di San Casciano che si è svolto il giorno 5 ottobre per la presentazione del libro “Firenze nel cuore” .

La presentazione è stata preceduta dalla commemorazione  dei morti di Lampedusa e ai profughi sono stati dedicati i versi di apertura del poemetto di Giovanni Berchet “I profughi di Parga” :

Chi è quel greco che guarda e sospira,
là seduto nel basso del lido?
par che fissi rimpetto a Corcira
qualche terra lontana nel mar.
Chi è la donna che mette uno strido
in vederlo una ròcca additar?


 
Si ringrazia la Presidente del Circolo, Lucia Bagni e Giovanni Fusi per l’opportunità concessa e per la felice accoglienza insieme a tutti i partecipanti.

Anna Lanzetta