mercoledì 10 luglio 2013



Università degli Studi di Pisa

Facoltà di Scienze Politiche

Master di II livello
Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione



Teatro e Formazione
Studio per la stesura di un progetto teatrale tratto da
-I pezzi mancanti-
Di Salvo Palazzolo



Candidato
Esposito Giovanni




Recensione al testo

Teatro e formazione

Ci si chiede sempre più spesso come raccontare la storia, la storia di tristi vicende di mafia che hanno macchiato la nostra società. Il nostro dovere è quello di diffondere con ogni mezzo la realtà di queste vicende, di cui siamo stati testimoni perché diventino strumenti per capire, confrontarsi e reagire.
È attraverso il teatro, come la lettura di questo lavoro dimostra, che Giovanni mira al racconto che dalla verità letta e documentata arriva a una messa in scena che parte dalla vita per rappresentare la vita.
Il lavoro di Giovanni si svolge in due tempi: indagine di conoscenza e rappresentazione drammaturgica  per parlare di “mafia” di orrore, di dolore e di vittime di cui spesso restano ignoti  i carnefici. Vecchia di tempo e di memoria, la “mafia” è una piaga sociale che si espande a dismisura e per combatterla bisogna conoscerla. Da questo presupposto parte Giovanni, e consapevole che solo la partecipazione, la condivisione e la corresponsabilità possono formare, contro il silenzio e l’indifferenza, una forza coesa per lottare contro la mafia, costruisce sulla base delle proprie conoscenze questo progetto teatrale, certo che il linguaggio teatrale arriva con immediatezza ed è capace di smuovere le sensibilità specialmente dei giovani.
Nel suo lavoro, egli parte da un dato tangibile di storia reale: la strage di via d’Amelio, del 19 luglio 1992, in cui persero la vita  il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Fa proprio il patrimonio di conoscenze acquisite durante le lezioni seguite all’Università di Pisa che lo hanno messo a contatto con la  terribile realtà della mafia che tuttavia già maturava in lui, da quando il cinema con il film di Marco Risi Mery per sempre, lo aveva posto di fronte al problema come egli stesso narra nella prima parte del lavoro e dà vita a un progetto da rappresentare. L’ampia esperienza, maturata nell’ambito della cooperativa sociale “Macramè” che lavora essenzialmente sul disagio giovanile e con “Libera” che lo ha proiettato in una diversa dimensione del vivere sociale dove prioritario e urgente è il diffondere la conoscenza di quelle vicende che logorano la società, la indeboliscono e che sono fuorvianti per i giovani, ha condotto Giovanni a impegnarsi per rendere concreto il proprio contributo e portarlo nelle scuole dove la legalità interagendo con altre discipline, orienta i giovani verso la conoscenza, come l’impegno morale detta, di quelle problematiche che per troppo tempo sono state misconosciute o disattese. Giovanni indica con questo lavoro le diverse fasi attraverso le quali, partendo dalla propria esperienza formativa, la concretizza attraverso lo strumento a lui più congeniale: il teatro. Sapendo, in veste di regista e di attore praticante, che il linguaggio teatrale è quello più immediato e fruibile, dà vita nella seconda parte del suo lavoro a un progetto teatrale  tratto da -I pezzi mancanti- di Salvo Palazzolo. Un testo che nasce da un’indagine giornalistica e che gli fornisce  i pezzi per la composizione di un testo teatrale che partendo dai dati concreti ne indaga tutti gli aspetti per cercare una verità che troppo spesso è ignorata, elusa o impedita. I personaggi si muovono cauti sulla scena  ma consapevoli e tesi alla scoperta della verità; costante è la loro attenzione versi i particolari che ci tengono in suspance, in attesa di scoprire, di sapere e il palcoscenico diventa vita stessa dove la ricerca dei personaggi, delineata attraverso un’azione misurata e un linguaggio ora semplice ora fortemente espressivo associa all’indagine speculare la propria condizione psicologica, che alla maniera pirandelliana va alla ricerca di una verità che cambia costantemente con mille situazioni e interrogativi.
Giovanni costruisce con perizia il suo progetto, senza indulgere al caso e anche se non fisicamente presente, entra al centro della scena con un’abilità di affabulatore  coinvolgente tale da renderci tutti partecipi e protagonisti del suo progetto, nato inconsapevolmente in un tempo quando la sua età segnava diciassette anni e una frase, maturata nel tempo,  restò scolpita nel suo cuore, scuotendone la sensibilità: “Prendi nota, sono palermitano / carta d’identità numero 50000 / lavoro: disoccupato. Un lavoro non lo trovo, ti secca? (dal film, Mery per sempre).
E l’indagine inizia.

Anna Lanzetta