martedì 25 aprile 2017

Noi siamo "Resistenza"



NOI CHE CADEMMO 
 
Fummo una zolla qualunque 
al taglio del vecchio aratro 
che il nuovo trattore ferisce 
inpianto, sudore e lavoro 
Ora ascoltiamo i sospiri 
di neri e snelli cipressi 
dipinti da soffi di sole 
in chicchi di riso azzurrino 
che l’acre piovasco flagella 
Viviamo in bellezze di morte 
fra pioppi inclinati sul rio 
E siamo la gialla pannocchia 
che nutre la fame del povero 
che accende la fede nell’uomo 
Siamo promessa di pace 
che tesse tovaglie d’altare 
e bianchi lini di sposa 
per alta promessa di vita 
........................................... 
noi che cademmo a vent’anni 
nel sogno sublime dei liberi.  


Giuseppe “Pino” Bartoli  (Brisighella, 18/07/1920, 20/06/2004)

 La poesia apre i cuori e le menti perchè la storia sia sempre viva in noi e nelle future generazioni





In un grido unanime: Questa non si tocca

giovedì 13 aprile 2017

Auguri per una Pasqua di primavera


I miei più cari auguri
per una Pasqua felice,
con il profumo  di
questa  primavera
dai mille voli e
dai molteplici colori
che rubano il cuore

giovedì 6 aprile 2017

A Forlì, la bellezza di Ebe


EBE

E all’improvviso, alla fine del percorso della mostra Art Decò, gli anni ruggenti in Italia, il mio passo si è fermato, ammaliato dalla bellezza di Ebe di Antonio Canova. Per parlarne riporto  le espressioni con le quali i miei studenti la descrissero nel percorso relativo al Neoclassicismo, presente nel libro Interazioni tra Arte, Storia, Musica e Letteratura. Progetto didattico. Un percorso tematico-modulare, dal secondo Settecento al primo Ottocento. Correnti, movimenti e protagonisti.  “Quest’opera a noi è piaciuta anche se i critici non l’hanno molto apprezzata, in quanto hanno visto in essa alcuni elementi barocchi, come la nuvola sulla quale poggiano le gambe della dea.
L’opera fu commissionata a Canova da una gentildonna di Forlì, la contessa Veronica Guarini, e fu realizzata tra il 1816 e il 1817. Misura 166 cm di altezza ed è conservata a Forlì, nella Pinacoteca Comunale. Nel mito greco Ebe era la dea della giovinezza. Figlia di Giove e di Giunone, diventò sposa di Ercole, quando questi fu accolto nell’Olimpo. Ebe, ancella e coppiera degli Dei, spesso è raffigurata sui vasi greci, mentre regge una coppa nella quale ha appena versato del nettare da una brocca. Canova, per creare quest’opera, si ispirò alle immagini greche: l’ha rappresentata mentre avanza leggera ed armoniosa come una danzatrice, con le braccia semiaperte che le creano intorno un movimento rotatorio e un senso di equilibrio. Una leggera tunica, drappeggiata e svolazzante, le avvolge il bacino e le lascia il busto scoperto. L’uso del marmo mette in evidenza la leggerezza del tessuto, la morbidezza della pelle e i riccioli che sembrano naturali. Dopo aver lucidato il marmo, Canova, usò la cenere, per attenuarne il bianco, e posò un velo di minio sulle guance e sulle gote di Ebe. In contrasto con il bianco vi sono piccole parti dorate e, si dice che, per curarla nei minimi particolari, mentre la scolpiva le girasse intorno.

E fra l’altre immortali ultima venne
rugiadosa la bionda Ebe, costretti
in mille nodi fra le perle i crini,
silenziosa, e l’anfora converse:
e dell’altre la vaga opra fatale
rorò d’ambrosia; e fu quel velo eterno.
U. Foscolo Il velo delle grazie vv. 193-198

La lettura del mito ci ha fatto conoscere la storia di Ebe, Canova ce l’ha mostrata nella sua bellezza e Foscolo ci ha suggerito il colore dei capelli: così abbiamo capito come tre linguaggi interagendo riescano ad offrirci una conoscenza degli elementi più reale e completa.
Antonio Canova (1757-1822), scultore di origine veneta, fu il massimo esponente della scultura neoclassica. Giovanissimo si trasferì a Roma, dove espresse le proprie idee sulla pittura e, in particolare, sulla scultura. Per la produzione delle sue opere si ispirò all’arte greco-romana. I caratteri fondamentali della sua arte sono il naturalismo, cioè il suo modo di rappresentare l’anatomia dei corpi e l’idealizzazione, ossia la sua capacità di disporre gli elementi e di creare tra loro un giusto equilibrio. Nelle sue opere i soggetti sono rappresentati nudi, perché secondo lui la totale bellezza di un corpo umano può essere espressa solo da un corpo nudo proprio come nell’arte greca dove l’eroe era rappresentato nudo ed era protetto soltanto dalla sua virtù.
Le opere sulle quali ci siamo soffermati di più sono quelle in cui Canova ha rappresentato la bellezza femminile, perché le consideriamo più armoniose e tra queste: Ebe, Paolina Borghese e Le Grazie. Per realizzare le sue opere, l’artista utilizzò esclusivamente il marmo bianco, poiché lo riteneva più adatto ad esprimere l’idea di equilibrio e di grazia interiore.
Canova si sofferma molto sull’anatomia dei corpi, scolpendoli in tutta la loro bellezza, come abbiamo potuto notare analizzando Dedalo e Icaro”

Il progetto “Interazioni” è presente sul mio blog