mercoledì 30 settembre 2015

Oratorio della Compagnia della Ss. Annunziata. Chiesa di San Felice a Ema.25 settembre 2015.

Davanti all'altare della Ss. Annunziata con Giovanni Esposito

Al tavolo con Don Floriano Donatini




Giovanni Esposito legge Dante e sonetti del "Dolce Stil Novo"

Don Floriano Donatini

Presentazione con immagini delle origini di Firenze. Sull'altare il quadro della Santissima Annunziata del 1750 - Scuola Fiorentina.

domenica 27 settembre 2015

La più forte emozione davanti all'altare. Da non dimenticare.




Immagine della Cappella  della SS. Annunziata di San Felice a Ema


Nell’ambito del convegno ecclesiale che si terrà in novembre, Firenze è diventata protagonista  la sera del 25 settembre 2015.

Ricca di suggestioni e di emozioni, la serata vissuta insieme a tanti amici e conoscenti nella Cappella della Compagnia della SS. Annunziata di San Felice a  Ema.

È stata per me un’esperienza fatta di ricchezza e di stati d’animo che ora mi riconducevano all’infanzia ora mi collocavano davanti all’immagine sacra, all’altare a commentare la storia di Firenze dalle origini alla realtà comunale intrisa di arte, di storia, di letteratura, dove protagoniste sono state le vicende che ne hanno caratterizzato l’identità attraverso Dante, Giotto e San Francesco.

La Cappella è stata omaggiata da moltissime presenze che hanno seguito con trasporto il susseguirsi del racconto in immagini e le meravigliose letture di Giovanni che ci ha donato momenti di grande suggestione con la preghiera di San Bernardo, lo Stil Novo, l’incontro con Farinata degli Uberti e con  Il Cantico delle Creature.

C’è stata tra tutti una comunanza di pensieri e una coralità da toccare il cuore.

Totale  la dedizione all’ascolto.

Uscendo, nessuno ha trascurato di fermarsi  e depositare il proprio pensiero per il restauro della Cappella. 

Un grazie di cuore a Don Floriano, a quanti hanno arricchito la serata con la propria presenza; un pensiero a quanti impediti per motivi vari, rammaricati, non erano presenti.





domenica 20 settembre 2015

Insieme, per scoprire Firenze


   
L'evento si inserisce nelle iniziative di preparazione al Convegno ecclesiale che si terrà a Firenze il 10 novembre.

Vi aspetto numerosi 

lunedì 14 settembre 2015

Le "Eolie". Un "paradiso" naturale



Non bisogna andare lontano per scoprire le bellezze della natura, l’Italia possiede e ci dona ogni sorta di paesaggio.



Acque limpide, cristalline, dal verde smeraldo all’azzurro iridescente, le Eolie rapiscono il cuore
e accendono di miti  la fantasia sotto la sciara di Stromboli, al getto nitido del fuoco, all’impatto con Salina o Panarea, alla spiaggia bianca o a quella nera o a ciottoli o calda di Vulcano, o alle bellezze di Filicudi e Alicudi.



    

    Le Eolie sono il “paradiso” per chi ama la vita di mare e sa coglierne ogni respiro, ogni battito 
    d’ali, ogni  sfumatura di colori tra terra e mare,  la danza dei delfini che rapiscono, l’estasi dei 
    tramonti e l’infinito dell’orizzonte mentre rapita attendi il canto delle sirene.

venerdì 4 settembre 2015

DI FRONTE ALLA MORTE DI AYLAN, BIMBO SIRIANO



Opere di Käthe Kollwitz  (Königsberg, 1867- Moritzburg, 1945)



È sempre l’infanzia a strapparci dal nostro torpore, a dirci che la nostra negligenza unita all’indifferenza  sta massacrando le nostre coscienze e sta spezzando i nostri cuori.

Cosa chiede quel bimbo senza vita, solo,  abbandonato sulla spiaggia al sonno della morte? Forse una ninna nanna ? Forse il sorriso della mamma o il calore di un abbraccio? Forse  una speranza di vita per tanti altri bambini vittime di guerre, di violenze e di odio?.

Troppi sono i corpi finiti in fondo al mare, persone fuggite dalla propria terra  per  una possibilità di vita, per una speranza per i propri figli.

Troppi corpi accusano l’intera umanità di follia e di cecità.

E se fossimo noi costretti a bussare senza che nessun uscio si aprisse a una possibilità di vita?.

Immagini strazianti ci accusano ma  ciò che colpisce parimenti è che non si vede ancora nessuna  seria soluzione al problema.

Non commuoviamoci soltanto di fronte al bambino trovato morto ma  fermiamoci per pensare e riflettere in un profondo -mea culpa- perché si ponga fine a tale scempio.

Il mare si veste a lutto in un mormorio doloroso come un pianto antico di cui ci credevamo immuni.

Il mare perde i suoi magnifici colori e non dona refrigerio, pregno di presenze che ci gridano la nostra disumanità.

Il pianto si infittisce tra le onde a scaglie e appaiono volti di mamme lacere, di bimbi che chiedono solo una scodella di latte. Le mamme stringono a se i figli in un dolore disperato, in una ricerca di aiuto negata.

I tanti  corpi disseminati  mostrano la nostra infamia. Non si ode più  il lento e dolce mormorio del mare mutato in agonia.





Non possiamo dissociarci! Non dobbiamo! Troppi morti invadono la nostra ragione restia e le scaglie dorate del mare si coprono di  livido orrore. Ogni volta che si affonda un piede tra le onde, si ritira istantaneo per timore che un corpo affiori o che un bimbo ci tenti la mano per un soffio di vita.

Il  contatto con le acque  ci riporta  immagini di morte: bimbi strappati alle loro madri,  braccia di madri strette ai propri figli.

Le madri nel mondo che lottano per la vita sono uguali, senza confini e senza colori. Tutti i bambini che bussano a un uscio sono uguali quando tendono un braccio perché una scodella si riempia. Ogni bambino che muore è un crimine contro l’umanità che ci coinvolge tutti e scuote le nostre coscienze. Non possiamo più restare muti di fronte a tale scempio. Ogni bambino reclama la sua scodella e nel mondo ce n’è per tutti e si potrebbero soddisfare le esigenze di tutti se solo si  ripartissero in modo equo le ricchezze, se si riscoprisse quell’umanità che ci contrassegna come uomini.

È solo ignoranza quella che allontana dai propri doveri, è la paura  del dare. Sono i tempi bui che generano rancore, diffidenza, che ci allontanano da quella carità che ci rende uniti e fratelli.

La  disperazione di chi ci chiede aiuto è dietro il nostro uscio e ad ogni nostro boccone un bimbo piange per una scodella che non può stringere.
Quei vagoni riportano ad un passato triste da riguardare così come i numeri segnati con pennarelli. 





Non dimentichiamo la nostra storia. Non dimentichiamo chi siamo. Non siamo diversi, noi siamo fratelli e il grido di dolore che ci sovrasta  deve essere raccolto per togliere dal mondo una vergogna che sta scuotendo fortemente le coscienze si spera (se non vogliono annoverarsi come -bestie-) anche di coloro che considerano  chi chiede aiuto -carne da macello-.

Non rendiamoci ancora più colpevoli!

È  sempre presente nella società il monito di Goya da non dimenticare: Il sonno della ragione genera mostri affinché nulla del passato si ripeta a nostra ignominia.