giovedì 28 maggio 2015

Il mio incontro con Chiara Fanini

Renoir, Ragazza che legge, 1886

Solare come Chiara



 Con Chiara,  nel mio studio  a parlare dei tempi passati.

Piacevole ed emozionante l’incontro con Chiara Fanini. Ci siamo ritrovate con Facebook e incontrate a casa mia.
È bellissimo sapere che gli allievi di un tempo, anche dopo molti anni, si ricordano di te e dei tempi della scuola, segno che non si è interrotta l’intesa stabilita allora e il rapporto affettivo reciproco.
Si lasciano giovanissimi e si ritrovano adulti con responsabilità di vita, di lavoro e di famiglia.
Guardo Chiara con affetto e man mano dalle sue parole riaffiorano i compagni di classe.
Chiara accende in me una nostalgia intrisa di gioia ma non scevra di una certa malinconia. Leggo in lei la mia età di quando insegnavo loro  storia e  letteratura con le letture di Dante. Chiara conserva la semplicità di un tempo nelle parole e negli atteggiamenti; uno sguardo dolce, un sorriso accattivante, un volto che mi ricorda  la donna nell’arte e un profondo senso di responsabilità e consapevolezza del presente.
Parliamo di libri e resto affascinata dalle sue espressioni che  riflettono le mie: il libro è quello che si tiene in mano con amore, che si sfoglia con tenerezza, ascoltando il suono delle pagine, che si accarezza e se ne sente il profumo.
La guardo con affetto, il tempo sembra fermarsi in un’aula ma ogni cosa muta come le nostre età.
Sulla soglia la saluto con affetto e penso che la fortuna di un’insegnante sia ritrovarsi.

sabato 23 maggio 2015

Storia di Dodò, per non dimenticare



Giovanni Esposito con i genitori di Dodò

Oggi, 23 maggio 2015, è la giornata della legalità per ricordare  tutte le vittime della violenza,  affinché nulla si dimentichi.
Siamo a “PORTO DELLE STORIE” di Campi Bisenzio raccolti intorno a due persone investite da un lutto atroce. Giovanni Esposito, referente del presidio di “Libera” parla di loro e della loro vicenda,  persone semplici mutate dal dolore in testimoni della legalità per arrivare al cuore delle persone e dei ragazzi perché nulla si ripeta contro le loro stesse vite. Giovanni, che li ha conosciuti direttamente e che ne segue la vicenda ne parla con toni sommessi, quasi sussurrati, intrisi  di un  profondo  affetto e rispetto per questi genitori che in un giorno, in un’ora, in un momento  videro frantumarsi la loro vita e privare di quella felicità su cui stavano costruendo il futuro di quel figlio unico, che riempiva le loro aspettative, che ignaro del proprio destino, giocava felice in un campo di calcio con altri ragazzi, ignaro di ciò che si stava compiendo contro di lui. Era il 20 settembre 2009 quando  a Crotone, Domenico Gabriele, Dodò, bambino di 11 anni, moriva in ospedale a Catanzaro dopo tre mesi di agonia, ferito  alla testa da un colpo di fucile vagante  il 25 Giugno 2009, sparato da un ragazzo un po’ più grande di lui e non destinato a lui. 
Ascoltano in silenzio i genitori di Dodò, raccolti  in una compostezza fatta di dignità e di dolore e dicono che rimasti soli hanno assunto un impegno di vita: diffondere quanto accaduto a loro perché sia di esempio a tanti ragazzi in ogni parte ma essenzialmente in Calabria la cui triste nomea ne offusca ripetutamente le bellezze. Si attinge coraggio  e dignità dalla mamma e dal padre di Dodò, esempi di chi, contro la violenza non si arrende e fa del proprio dolore un’arma per lottare contro il male, per coinvolgere affinché tutto si muti in una profonda riflessione che uniti si può tentare di dare ai giovani un mondo migliore e specialmente a coloro che restano affascinati e si lasciano tentare dalla violenza. Tante associazioni si sono costituite contro il degrado fisico e mentale e “Libera” con i suoi presidi porta avanti programmi di tutto rispetto.  Non c’è astio negli occhi dei genitori di Dodò, l’anno venturo compirà 18 anni, non dicono avrebbe compiuto, perché Dodò è una presenza viva nel loro cuore come in tutti noi.
Giovanni tace, loro continuano a raccontare, a parlare di legalità, di progetti futuri con le scuole e con quanti vorranno ascoltarli. C’è attesa nelle loro parole perché nulla resti di intentato, perché chi può si muova con tutti i mezzi per estirpare questo cancro che imputridisce la società.
Sono queste le storie che scavano emotivamente  nel profondo e lasciano tracce capaci di educare i ragazzi perché il dolore di questi genitori  è tangibile come il desiderio di lottare.
Gli occhi si inumidiscono, qualche lacrima affiora per dire grazie a queste persone che hanno un profondo desiderio, quello  che nessuno si dimentichi di Dodò specialmente in un campo di calcio dove lui trovò la morte.    
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” (Giovanni Falcone)


mercoledì 20 maggio 2015

Quando l’arte comunica emozioni. La Madonna di Montichiello




Pietro Lorenzetti, La Madonna di Montichiello,
dipinto a tempera e oro su tavola, databile al 1315 e conservato nel Museo diocesano di Pienza.

Come non lasciarsi affascinare da questo Bambino mentre poggia una manina sulla spalla della mamma e le rivolge uno sguardo intenso?.
Le figure si rivestono di un naturalismo tipico dell’artista.

  

Le figure costruiscono una scena familiare, idilliaca, di affettuosa intesa, di amore materno e di affetto filiale che si veste di una palpabile contingenza, palpabile nel sentimento che comunicano a tutte le mamme mentre stringono a sé il proprio bimbo. 

mercoledì 13 maggio 2015

Antonio Franchi “Sintesi aerea”, un tripudio di luce e di colori



Antonio Franchi, Contrasti

Visitando la personale  di Antonio Franchi, si viene inondati da un tripudio di colori.
Le 28 tele che compongono la mostra, giocate essenzialmente su schemi  geometrici, sollecitano un’attenta riflessione sugli elementi che apparentemente semplici riflettono la personalità dell’artista, il suo rapporto col territorio in cui ha vissuto, le sue esperienze di vita e di artista. Combinandosi,  essi generano realtà tangibili che emergono all’occhio in una cromia in cui ogni colore assume una valenza metaforica, il tutto in un pensiero che diventa intesa soggettiva  tra l’artista e l’osservatore.
Esplicito è il richiamo alla campagna, ai giardini, alle città, a temi forti come la guerra ma anche a riflessi dell’artista.
 



Antonio Franchi, Milano Via Bigli

“Sintesi aerea” è il titolo della mostra,  sintesi di ciò che si liquefa nell’atmosfera per conglobarsi poi in un’idea di spazio ma anche di tempo passato e nostalgico.
Ogni opera è un invito a guardare e a vedere ciò che si cela dietro l’apparente semplicità e ogni forma si muta in un corpo che assume  un significato nell’approccio intellettuale dell’artista al colore.
Colori solari, smaglianti e cangianti in un acrilico forte e volitivo  rivelano un’arte soggettiva, in cui il colore con toni potenti rivela l’audacia di una realtà combinata che cattura l’attenzione per tecnica innovativa.



Antonio Franchi, Ritorno a Canneto

Il primo rapporto con le opere di Antonio Franchi è di stupore non riuscendo nell’immediato a definirle come immagini, come forme, come temi ma man mano che si scorre lungo le pareti il colore diventa protagonista e definisce realtà precise.
La mostra suggestiva e intrigante, cattura per il marcato espressionismo dell’artista.
Il fantastico si associa alla vita reale in un rapporto gioioso, irreale, sublime e gli elementi, attraverso un gioco di luce, diventano materia viva e suggeriscono suggestioni ed emozioni per ciò che non appare ma che si percepisce in un dialogo muto con l’opera stessa.

Antonio Franchi, “Sintesi Aerea”, Firenze, Galleria del Palazzo
17 aprile-05 giugno 2015
Ingresso Gratuito
 


lunedì 11 maggio 2015

"Accadrà Domani"




Interessante la mostra allestita al Museo Marino Marini “Accadrà domani”, dedicata a libri che esistono  attraverso il formato che l’artista gli dà, espressioni dunque  della  sua  soggettività e del significato che egli gli attribuisce. 
Lo spazio del museo, ampio e articolato su più livelli, ben si presta al visitatore il cui occhio si muove a tempo dalle Pomone, che mostrano le loro abbondanze, simboli  di età remote,  agli enormi cavalieri in bronzo dell’artista pistoiese che accendono la fantasia di grandi e piccini  e le vetrine  in cui sono esposti  i libri di artisti, una trentina di opere  “Oggetti rari o unici” tutti successivi al Duemila che cambiano la prospettiva del libro e accendono l’interesse e la curiosità di chi è abituato alla sua forma classica.  Ma come per altri generi e correnti anche il libro cambia nella forma e nella struttura e diventa un elemento che occupa uno spazio nel quale diventa arte e obbliga il lettore-visitatore a indagare. Un libro che contiene solo fogli bianchi dal titolo “Potere operaio” suscita interesse e si copre di un mistero quasi cervellotico. Ricorda un progetto non realizzato? La fine di un’utopia? Una società vuota che aspetta di essere realizzata? Difficile decodificarlo!. Molti gli  interrogativi su quelle pagine bianche, il cui candore si mistifica in un qualcosa di lugubre, di irrealizzato, di un sogno impossibile. Saranno mai riempite? Il mistero si infittisce e resta.
Non  il codice,  il manuale, il libro cartaceo cui eravamo abituati, la mostra ci dice che nell’evoluzione del tutto anche  il libro cambia e  diventa un oggetto non da leggere ma da interpretare. Non libro dunque ma più propriamente, scultura.
La mostra ci indica che come ogni genere anche il libro cambia e nel contesto sociale comunica messaggi. Il libro cambia nella forma e posto nello spazio  in cui l’artista lo colloca, diventa arte e  subisce a discrezione dell’artista ogni metamorfosi: scritto, non scritto, frantumato, lacerato,  proiezione dell’artista che comunica attraverso il libro-opera d'arte le sue ansie, le sue gioie, i suoi progetti non realizzati.
Incuriosisce il volume pieghevole di Karl Holmqvist dove i grattacieli si compongono di parole e dichiarazioni di politici o attori o personaggi noti o il libro di Kasper Andreasen che contiene un anno della sua vita: appunti, acquerelli, biglietti, schizzi, fogli ritagliati che modificano il senso del libro  in nuove prospettive.
Libri , all’apparenza semplici e divertenti come alcune opere del Futurismo ma che tali non sono, perché impongono al lettore di pensare e di riflettere, di scoprire l’arcano, allusione ad una società  che cerca una realizzazione che sfugge nella mutevolezza del tempo e del pensiero.




Ogni vetrina obbliga il lettore a fermarsi spinto dalla curiosità ma anche dalla consapevolezza che quei testi contengono dei vissuti che sono solo dell’artista.
È difficile definire gli oggetti in mostra libri se non si entra nell’ottica  della novità e se non ci si allontana, temporaneamente dal “libro” come siamo abituati a vederlo.
In un mondo in continua evoluzione dove tutto si trasforma sia nella forma e nei contenuti sia nei sistemi  di comunicazione, anche il libro assume valenze diverse, il libro-scultura  ci obbliga a  riflettere sul cambiamento e l’evoluzione dei tempi che spesso sfuggono alla  percezione di chi è abituato a pensare al libro nella sua veste più classica.
In una società che cambia nei mezzi di comunicazione anche il libro sta subendo  trasformazioni nella forma e nei contenuti, nuovi modelli si impongono per il tempo veloce che ci sovrasta, per il bisogno di mezzi di lettura alternativi, per l’approccio ad artisti che comunicano attraverso strumenti non sempre di facile decodificazione.
La mostra pone in relazione modelli espressivi diversi dove lettura, scrittura e arte  interagiscono e offrono spunti per una possibile didattica sperimentale capace di premiare le potenzialità del discente, la sua soggettività e personalità.
La mostra è affascinante come tutte le novità tuttavia lo sguardo al passato rinfocola  l’amore per il testo che si tiene  in mano con rispetto, che si accarezza e si sfoglia con amore, che lascia il fruscio delle pagine tra le mani  e nelle narici il profumo indelebile di una carta  segno del  tempo e che risulta malgrado le molteplici novità  ancora vincente.


''Accadrà Domani'' al Museo Marino Marini
Dal 21 febbraio al 9 maggio 2015
Firenze, piazza San Pancrazio

giovedì 7 maggio 2015

Tra le bellezze della Toscana: La pieve di San Pietro a Gropina



Nel comune di Loro Ciuffenna  si trova  uno degli esempi più alti dell’architettura romanica in Toscana: la pieve di San Pietro nel borgo di  Gropina.
La pieve si trova sull’antica CASSIA VETUS (l’attuale Arezzo-Firenze) ed è una delle chiese più antiche della Toscana, è stata citata per la prima volta da Carlo Magno in occasione della sua donazione alla diocesi di Nonantola nel 780 d.C.



Un gioiello di bellezza, la chiesa ha un impianto basilicale con abside semicircolare.
Il magnifico  interno è a tre navate coperte da capriate e divise da dodici colonne (forse emblema dei dodici apostoli) sormontate da grandi capitelli scolpiti.
Una visita consente di godere della grandiosità del luogo e di decodificarne possibilmente  gli elementi.



L’ambone del XII secolo, è forse l’elemento più importante per la magnifica fattura, è  scolpito con figure zoomorfe e motivi geometrizzanti.



Le colonne sono sormontate da  capitelli  raffiguranti immagini pagane e cristiane (del Vecchio e del Nuovo Testamento) che potremmo definire: una “enciclopedia sacra” con intenti didascalici.

sabato 2 maggio 2015

Greystoke-La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie



È difficile vedere un film che soddisfi appieno le aspettative di concretezza e di emozioni ma “Greystoke-La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie” ha soddisfatto l’attesa.

Il film, tratto dal romanzo Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs e diretto nel 1984 da Hugh Hudson, pone a confronto il mondo della giungla con le sue leggi cariche di umanità e la società civile con le sue leggi spesso crudeli al punto che John Clayton, ritrovato e riportato in patria dall’esploratore belga Philippe D’Arnoux rifiuterà.
Troppo forte è l’impatto con la realtà del museo dove ritrova, chiuso in gabbia  il gorilla che per anni gli aveva fatto da padre, che lo richiama all’amore che la giungla gli aveva donato.
Gli ridona la libertà ma la società  non comprende i suoi sentimenti e reagendo in modo violento, uccide il gorilla.
John non regge a tanta crudeltà, riempie il mondo delle sue grida e ritorna nella giungla forse per poco o per sempre, rinunciando agli agi di una società che si era mostrata troppo spietata e disumana.
Bellissima la fotografia.
Si suggerisce di vedere il film e di riscoprire attraverso la lettura questo personaggio, ampiamente trattato in tutti i generi, ma per poterne penetrare a livello emotivo ed educativo il cuore e capire la verità da che parte sta. 

venerdì 1 maggio 2015

Primo Maggio 2015



Primo Maggio, festa dei lavoratori e il cuore si accende di speranza.

Ma un dubbio atroce assale chi quella speranza non riesce a nutrirla e specialmente i giovani, futuri lavoratori ma con una grande incognita.

Si guarda al presente ma le statistiche non sono confortanti. Il lavoro non gratifica i giovani e i talenti del nostro paese. 
 



Si ricorda la storia tra mille dubbi!.
Le immagini sono più eloquenti di mille parole.



Pelizza da Volpedo, Il quarto stato


Questa immagine è una speranza per uomini, donne e bambini ma la realtà nel tempo si è camuffata ed è cambiata.
L'apparenza inganna la realtà!
Tanti coloro che più avanti con l’età perdono il lavoro, guardano con profonda ansia al domani e si fa fatica a capire il senso di questo slogan che si continua a ripetere di anno in anno “Primo maggio, festa del lavoro”, forse con la speranza che qualcosa cambi in una società che diventa sempre più appannaggio di pochi a scapito della massa multiforme.