lunedì 28 novembre 2011

“Viaggiando con artisti e letterati”: La città dei Sassi 2



L’origine del nome Matera è controversa. C’è chi afferma che derivi dal greco “Meteoron”, chi dal termine greco-jonico Matera, ossia “madre”.



Entrata della Grotta dei Pipistrelli

Il territorio che circonda Matera è ricco di resti preistorici. Nella Grotta dei Pipistrelli, che si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato,  l’archeologo Domenico Ridola compì la sua prima esplorazione e  ritrovò manufatti paleolitici.

Domenico Ridola, nato a Ferrandina nel 1841 e morto a Matera nel 1932,  condusse scavi importantissimi nel territorio. Membro di diverse Accademie di archeologia, della Società Magna Grecia e della Società di Storia Patria, -animato da un’autentica passione per la conoscenza, ha avuto il merito di aver consentito al Sud di uscire dal suo isolamento e di unirsi alla storia comune della nostra identità nazionale-. Importantissima è stata la sua ricerca per ricostruire le origini di Matera nel periodo Paleolitico e Neolitico.




Reperti ritrovati da Domenico Ridola



Domenico Ridola

"I miei scavatori mi dicevano di non andare alla "grott du mattivagghi", la grotta dei pipistrelli, perché non c'era niente là sotto. Avevano scavato già in tanti, per molti anni: sì, tiravano fuori ancora qualche cosa, qualche coccio, qualche punta di freccia, persino qualche osso, ma niente di più. Dovevo andare nella Grotta, dovevo rendermi conto di cosa si nascondesse dietro i pipistrelli. Sapevo bene che non esisteva il tesoro di Barbarossa".

"Io cercavo, volevo trovare altro. Anzi, forse volevo solo capire, scavare per conoscere". (da La Città dell’uomo.it)

"Un ritrovamento, tra i primi, che effettuai e che mi commosse fu quello di un focolare, il più grande, collocato in direzione dei primi raggi del sole nascente. Dunque la grotta non era stata sempre regno dei vampiri volanti: dunque la grotta era un luogo sacro per gli uomini antichissimi del Paleolitico. Sì, questo era un sito molto più antico di quanto nessuno avesse mai pensato".

Una targa commemorativa presente nel Museo Nazionale "D. Ridola" di Matera così lo ricorda:





"Dite, se vi piace, che io sia un allucinato che si consola di poter affermare che non fu solo effetto del caso o della cieca fortuna, se potei dimostrare che nel Materano fu largamente rappresentata l'epoca della pietra scheggiata e, più largamente ancora, quella della pietra levigata; se riuscii a scoprire la necropoli ad incinerazione a Timmari e là stesso, più tardi ancora, un'assai ricca stirpe votiva; se seppi interpretare l'uso delle trincee e con queste scopersi le capanne di Sette Ponti e di Serra d'Alto; se infine riuscii a fondare a Matera un vasto Museo, tutto di roba locale e che, per questo, fu giudicato unico nel suo genere e se il misero trovatello nutrito e vestito della mia carità ebbe l'onore di essere adottato dal Governo Nazionale...  (Dall'intervento di Domenico Ridola alla Società Romana di Archeologia, 3 marzo 1924.  Vinicio Camerini - Gianfranco Lionetti. Villaggi trincerati neolitici negli agri di Matera - Santeramo - Laterza. Matera, Grafiche Paternoster, 1995).


Il viaggio è conoscenza ed è un privilegio per il visitatore entrare nel cuore di un territorio  guidato dalla voce di artisti, di letterati e di quanti vi operarono con la propria specifica attività. È questo il caso di Domenico Ridola. Chi visita Matera non può non restare affascinato dai suoi paesaggi e dalla sua storia, non può non respirare il suo silenzio: "Mi pareva di essere staccato da ogni cosa, da ogni luogo, remotissimo da ogni determinazione, perduto fuori del tempo... Mi sentivo celato, ignoto agli uomini, nascosto come un germoglio sotto la scorza di un albero" (Carlo Levi, confinato ad Aliano-Matera). Secondo Calvino: "Carlo Levi i è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo". E visitare Matera è come entrare in un altro mondo, in una realtà che ci riporta indietro nel tempo.

Le chiese rupestri caratterizzano il territorio e richiamano la Locride e la Cappadocia. Se ne contano più di 120 e conservano affreschi bizantini straordinari che ci consentono una lettura del tempo proprio come gli affreschi delle chiese medievali, la cosiddetta "Bibbia dei poveri".
Il territorio Materano è unico e suggestivo e non a caso ha richiamato registi come Mel Gibson per The Passion of the Christ (2004) i cui esterni furono girati a Matera e a Craco, oggi città fantasma e Pier Paolo Pasolini per Il Vangelo secondo Matteo (1964).
La struttura architettonica e le decorazioni pittoriche sono tra gli aspetti più interessanti della civiltà delle grotte.



Santa Maria de Idris

La chiesa rupestre di Santa Maria di Idris, si trova nella parte alta del Monterrone, una rupe calcarea che si erge nel mezzo del Sasso Caveoso. La chiesa è collegata alla cripta rupestre di San Giovanni in Monterrone attraverso un cunicolo, e in questa cripta si trovano numerosi e pregevoli affreschi che sono databili in un arco di tempo che va dal XII al XVII secolo.

Oltre l’aspetto decorativo colpisce l’aspetto  devozionale radicato in una lunga  tradizione. Molto presente è il culto dei Santi protettori delle attività artigianali o delle corporazioni legato a un’economia rurale. Forte è la credenza religiosa, espressa con la costruzione di molte chiese.



La Cattedrale di Sant’Eustachio, (patrono della città), in stile romanico pugliese, risalente al 1230-1270, ha la facciata dominata dalla statua della Madonna della Bruna.  La facciata laterale su piazza Duomo ha due porte; la più interessante, finemente lavorata a ricamo, è detta dei "leoni" per due sculture leonine presenti alla base. 

Matera è una città da visitare più che da descrivere, perché è camminando per le sue strade che si scopre l’artigianato tipico nei colori fiammanti; è andando per gradinate e salite scoscese che si visitano le chiese rupestri con i meravigliosi affreschi, le cripte e le straordinarie dimore dei Sassi, di cui alcune arredate col gusto povero di una volta: un unico letto dove si dormiva a turno, la culla per il più piccolo, il telaio per tessere, l’indispensabile per sopravvivere.

Si conclude il nostro viaggio a Matera, una città che lascia nel cuore una profonda nostalgia e un desiderio di ritornare che il tempo accresce senza pausa.

Per un confronto con la Locride e la Cappadocia si rimanda anche a: Tellusfolio.it, Foto album-Narrative photo e Album Italia

Anna Lanzetta










venerdì 18 novembre 2011

“Viaggiando con artisti e letterati”: La città dei Sassi 1



Entriamo  a Matera, uno dei luoghi  più suggestivi e incantevoli d'Italia,
dichiarata dal 1993 Patrimonio Mondiale dell’Unesco.



Matera, la città dei Sassi

I “Sassi” (gli antichi rioni), dal punto di vista artistico, unici nel loro genere, sono case scavate nel tufo, sovrapposte irregolarmente lungo i due avvallamenti del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso, a ridosso della Gravina. Essi ci riportano ai primi insediamenti dei villaggi sparsi, dove ogni gruppo viveva in modo autonomo, separato dagli altri.

"Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza" (Carlo Levi)

Del suo soggiorno in terra lucana Carlo Levi dice:"…fu dapprima esperienza, e pittura e poesia…e poi teoria e gioia di verità per diventare infine apertamente racconto…" Nasce così “Cristo si è fermato a Eboli”

« La città è di aspetto curiosissimo, viene situata in tre valli profonde nelle quali, con artificio, e sulla pietra nativa e asciutta, seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato. » (Giovan Battista Pacichelli, Roma, 1634-1695, Il Regno di Napoli in Prospettiva).

Matera affonda la sua storia in un tempo remoto e segna le tappe dell’uomo dall’età paleolitica ad oggi, dai villaggi neolitici fino alla costruzione della Civita e dei Sassi. Dal periodo dei romani fino al 1638, quando ottenne la libertà demaniale, Matera è stata luogo di dominazioni, di conquiste e di saccheggi. Ridotta a feudo e ceduta a vari domini, ha subito nel tempo la dominazione di famiglie potenti come gli Orsini.



La Gravina

La Gravina è un profondo burrone lungo quasi venti chilometri che si snoda da Matera fino alle alture argillose di Montescaglioso.

Città della Basilicata, capoluogo della provincia omonima, Matera è situata a 401 m sul versante occidentale delle Murge. Il nucleo più antico è disposto in parte sul fianco scosceso della Gravina, in parte sul margine dirupato del pianoro e entro brevi gole.Il torrente Gravina affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso. Il Sasso Caveoso è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni.
Con l’età dei metalli nacque il primo nucleo urbano, quello dell’attuale Civita, sulla sponda destra della Gravina.

 

Le grotte

A partire dall'VIII secolo, monaci benedettini e bizantini si stabilirono lungo le grotte della Gravina trasformandole in Chiese rupestri.


Giovanni Pascoli (1855-1912), giunse a Matera il 7 ottobre del 1882 per insegnare latino e greco nel locale Liceo Ginnasio. Nelle lettere che inviava alle sorelle Ida e Maria, scriveva: “Sono a Matera sin dalle ore prime antimeridiane del 7. Arrivai all’una dopo mezzanotte, dopo molto trabalzar di vettura, per vie selvagge, attraverso luoghi che io ho intravisto notturnamente, sinistramente belli.(…) Una città abbastanza bella, sebbene un poco lercia.”

“I contadini vanno vestiti nel loro simpatico ed antiquato costume e stanno tutto il giorno, specialmente oggi che è domenica, girelloni per la piazza. Hanno corti i brachieri e scarponi grossi senza tacco, una giacca corta e in testa un berrettino di cotone bianco e sopravi un cappello tondo. Sembrano che si siano buttati giù dal letto in fretta e furia, e si sian messi per distrazione il cappello sopra il berretto da notte.” (Lettera del 7 ottobre 1882)

“...ma in generale sto bene a Matera… sai di una cosa mi lagno: qui è troppo caro il vivere e l’alloggio e tira quasi sempre scirocco (…) (Lettera del 19 ottobre 1882)

"Non c’è un libro qua, da vent’anni che c’e’ un Liceo a Matera, nessuno v’è uscito con tanta cultura da sentire il bisogno d’un qualche libro; i professori pare che abbiano avuto tutti la scienza infusa; e perciò di libri non s’è n’è comprati. Ci vorrebbe forse un sussidio del governo, ma il Governo probabilmente non ne vorrà saper nulla". ( Lettera del 1902 al Preside del Liceo di Matera Vincenzo Di Paolo)

“Come mi giova, dopo una vita così torba tornare a cotesta serenità di pensiero e di parole, che avrei dovuto prendere da lei in quella povera città di trogloditi, in cui vissi così felice, sebbene così pensoso! Sì: delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia”. ( Lettera del 5 ottobre 1883 a Giosuè Carducci)



Lapide posta il 16 dicembre 1962, a ricordo del soggiorno (1882-1884) di Giovanni  Pascoli a Matera.

Anna Lanzetta
continua

mercoledì 2 novembre 2011

“Viaggiando con artisti e letterati”. Un dono all’Italia per i suoi 150 anni




Jean-Michel Folon (Uccle, 1934-Principato di Monaco, 2005)

Le Voyageur

La presentazione dei luoghi più suggestivi e interessanti della Locride proposti (come quelli che seguiranno) attraverso paesaggi, monumenti, reperti, artisti e letterati, ha aperto il nostro viaggio in Italia, un dono per i suoi 150 anni, iniziato con la pubblicazione del libro: Addio mia bella, addio.. La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica.

Il desiderio di ripercorrere insieme la nostra Italia (e in seguito paesi più lontani) è nato dalla mia esperienza di viaggiatrice e di educatrice, in cui il viaggio, metafora del nostro cammino, attraverso la rievocazione di nomi, date, stili, arte e reperti, diventa uno strumento di conoscenza della storia d’Italia la cui ricchezza risiede nella sua diversità, che ci accomuna dalle Alpi alla Sicilia e che ci rende unici nella sua “unità”.
Quale altro popolo può vantare un’eterogeneità culturale pari alla nostra?

“Viaggiando con artisti e letterati”, descrive i luoghi, utilizzando in sinergia con la parola, l’immagine e lo scatto fotografico (filtro e trasmissione di un momento emotivo), affinché prevalga il sentimento di appartenenza e di tutela e si comprenda che in ogni luogo e in ogni elemento vive un passato depositario del nostro presente e che di quel passato noi siamo il prosieguo.

“Viaggiare” è un modo per conoscere il nostro territorio in un rapporto di responsabilità e per abbattere barriere e pregiudizi. È un sussidio didattico sperimentale e innovativo dato che, avendo coordinate interdisciplinari, sollecita interessi plurimi come ricerche e approfondimenti di tipo geografico-antropologico, storico-archeologico e artistico-letterario.

Educare alla conoscenza del territorio e alla conservazione del nostro patrimonio contro ogni incuria, implica il loro rispetto e il nostro senso civico, valori fondanti di una società civile.

Un palazzo vuoto è squallido, un sito abbandonato è macabro, un muro antico che crolla è un dolore immenso, perché seppellisce un frammento della nostra memoria.


Anna Lanzetta
responsabile della Sezione Didattica dell’Associazione Multimedia 91
annalanzetta@libero.it