L’origine del nome Matera è controversa. C’è chi afferma che derivi dal greco “Meteoron”, chi dal termine greco-jonico Matera, ossia “madre”.
Entrata della Grotta dei Pipistrelli
Il territorio che circonda Matera è ricco di resti preistorici. Nella Grotta dei Pipistrelli, che si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato, l’archeologo Domenico Ridola compì la sua prima esplorazione e ritrovò manufatti paleolitici.
Domenico Ridola, nato a Ferrandina nel 1841 e morto a Matera nel 1932, condusse scavi importantissimi nel territorio. Membro di diverse Accademie di archeologia, della Società Magna Grecia e della Società di Storia Patria, -animato da un’autentica passione per la conoscenza, ha avuto il merito di aver consentito al Sud di uscire dal suo isolamento e di unirsi alla storia comune della nostra identità nazionale-. Importantissima è stata la sua ricerca per ricostruire le origini di Matera nel periodo Paleolitico e Neolitico.
Reperti ritrovati da Domenico Ridola
Domenico Ridola
"I miei scavatori mi dicevano di non andare alla "grott du mattivagghi", la grotta dei pipistrelli, perché non c'era niente là sotto. Avevano scavato già in tanti, per molti anni: sì, tiravano fuori ancora qualche cosa, qualche coccio, qualche punta di freccia, persino qualche osso, ma niente di più. Dovevo andare nella Grotta, dovevo rendermi conto di cosa si nascondesse dietro i pipistrelli. Sapevo bene che non esisteva il tesoro di Barbarossa".
"Io cercavo, volevo trovare altro. Anzi, forse volevo solo capire, scavare per conoscere". (da La Città dell’uomo.it)
"Un ritrovamento, tra i primi, che effettuai e che mi commosse fu quello di un focolare, il più grande, collocato in direzione dei primi raggi del sole nascente. Dunque la grotta non era stata sempre regno dei vampiri volanti: dunque la grotta era un luogo sacro per gli uomini antichissimi del Paleolitico. Sì, questo era un sito molto più antico di quanto nessuno avesse mai pensato".
Una targa commemorativa presente nel Museo Nazionale "D. Ridola" di Matera così lo ricorda:
"Dite, se vi piace, che io sia un allucinato che si consola di poter affermare che non fu solo effetto del caso o della cieca fortuna, se potei dimostrare che nel Materano fu largamente rappresentata l'epoca della pietra scheggiata e, più largamente ancora, quella della pietra levigata; se riuscii a scoprire la necropoli ad incinerazione a Timmari e là stesso, più tardi ancora, un'assai ricca stirpe votiva; se seppi interpretare l'uso delle trincee e con queste scopersi le capanne di Sette Ponti e di Serra d'Alto; se infine riuscii a fondare a Matera un vasto Museo, tutto di roba locale e che, per questo, fu giudicato unico nel suo genere e se il misero trovatello nutrito e vestito della mia carità ebbe l'onore di essere adottato dal Governo Nazionale... (Dall'intervento di Domenico Ridola alla Società Romana di Archeologia, 3 marzo 1924. Vinicio Camerini - Gianfranco Lionetti. Villaggi trincerati neolitici negli agri di Matera - Santeramo - Laterza. Matera, Grafiche Paternoster, 1995).
Il viaggio è conoscenza ed è un privilegio per il visitatore entrare nel cuore di un territorio guidato dalla voce di artisti, di letterati e di quanti vi operarono con la propria specifica attività. È questo il caso di Domenico Ridola.Secondo Calvino: "Carlo Levi i è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo". E visitare Matera è come entrare in un altro mondo, in una realtà che ci riporta indietro nel tempo.
Le chiese rupestri caratterizzano il territorio e richiamano la Locride e la Cappadocia. Se ne contano più di 120 e conservano affreschi bizantini straordinari che ci consentono una lettura del tempo proprio come gli affreschi delle chiese medievali, la cosiddetta "Bibbia dei poveri".
Il territorio Materano è unico e suggestivo e non a caso ha richiamato registi come Mel Gibson per The Passion of the Christ (2004) i cui esterni furono girati a Matera e a Craco, oggi città fantasma e Pier Paolo Pasolini per Il Vangelo secondo Matteo (1964).
La struttura architettonica e le decorazioni pittoriche sono tra gli aspetti più interessanti della civiltà delle grotte.
Santa Maria de Idris
La chiesa rupestre di Santa Maria di Idris, si trova nella parte alta del Monterrone, una rupe calcarea che si erge nel mezzo del Sasso Caveoso. La chiesa è collegata alla cripta rupestre di San Giovanni in Monterrone attraverso un cunicolo, e in questa cripta si trovano numerosi e pregevoli affreschi che sono databili in un arco di tempo che va dal XII al XVII secolo.
Oltre l’aspetto decorativo colpisce l’aspetto devozionale radicato in una lunga tradizione. Molto presente è il culto dei Santi protettori delle attività artigianali o delle corporazioni legato a un’economia rurale. Forte è la credenza religiosa, espressa con la costruzione di molte chiese.
La Cattedrale di Sant’Eustachio, (patrono della città), in stile romanico pugliese, risalente al 1230-1270, ha la facciata dominata dalla statua della Madonna della Bruna. La facciata laterale su piazza Duomo ha due porte; la più interessante, finemente lavorata a ricamo, è detta dei "leoni" per due sculture leonine presenti alla base.
Matera è una città da visitare più che da descrivere, perché è camminando per le sue strade che si scopre l’artigianato tipico nei colori fiammanti; è andando per gradinate e salite scoscese che si visitano le chiese rupestri con i meravigliosi affreschi, le cripte e le straordinarie dimore dei Sassi, di cui alcune arredate col gusto povero di una volta: un unico letto dove si dormiva a turno, la culla per il più piccolo, il telaio per tessere, l’indispensabile per sopravvivere.
Si conclude il nostro viaggio a Matera, una città che lascia nel cuore una profonda nostalgia e un desiderio di ritornare che il tempo accresce senza pausa.
Per un confronto con la Locride e la Cappadocia si rimanda anche a: Tellusfolio.it, Foto album-Narrative photo e Album Italia
Anna Lanzetta