domenica 28 novembre 2010

“Addio mia bella addio…La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica” con gli studenti del “Cellini”


Gerolamo Induno, Il ritorno

Il 26 novembre con gli studenti  dell’Istituto “ Benvenuto Cellini” abbiamo parlato del nostro Risorgimento e delle vicende che videro protagonisti tanti giovani che lottarono e diedero se stessi per l’Unità d’Italia.
In un momento di evidente malessere dei nostri studenti che reclamano con vigore il loro diritto allo studio e alla cultura, è bello incontrarli e cogliere il loro interesse per il  processo di Unità Nazionale che interessò l’Italia.
Questa volta, il tema riguardante  la Breccia di Porta Pia e il rapporto Stato-chiesa ci ha condotto sulla funzione della cultura nel contesto risorgimentale e io ho colto l’occasione per  parlare del libro che ho scritto Addio mia bella addio…La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica. Il libro, edito da Morgana Edizioni, che sarà a giorni pubblicato e presentato nelle scuole che hanno aderito all’intero progetto per la ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, chiuderà il ciclo di incontri.
Mi ha molto colpito l’interesse dimostrato dagli studenti, dato che spesso non viene adeguatamente apprezzata la loro disponibilità e sensibilità. Certo che a monte c’è la guida degli insegnanti che, nonostante i tagli operati verso la scuola pubblica, si adoprano, non senza difficoltà e per quanto possono, per raggiungere gli obiettivi formativi.
Il libro ha acceso molte curiosità dato che, in un momento in cui la cultura viene messa seriamente in discussione, esso dimostra che un paese può cambiare ed evolversi solo grazie alla cultura, all’informazione e all’istruzione.
Ringrazio le professoresse: Fresu, Boncinelli, Citarella e il professor Niro per la loro disponibilità.
Un grazie di cuore agli studenti.
Arrivederci al prossimo incontro.

Gerolamo Induno (1825 – 1890), Il ritorno

Anna Lanzetta


sabato 27 novembre 2010

La cultura è il respiro di un popolo



Andrea di Buonaiuto, Cappellone degli spagnoli, Le Arti Liberali

La cultura è l’anima di un popolo.
Ogni manifestazione del pensiero è cultura. 
La cultura è l’identità di un popolo.
La cultura è ricchezza.
La cultura produce ricchezza.
Lo Stato che investe in cultura è lungimirante.
Lo Stato che taglia la cultura è retrogrado.
Un paese senza cultura è come una notte senza luna



Sandro Botticelli, Giovane introdotto tra le Arti Liberali

Senza cultura non c’è storia.
Senza ricerca non c’è progresso.
La cultura  è l’elemento fondante di una nazione.
La cultura è l’arma che fa più paura ai governanti.
La cultura è il  mezzo di difesa più efficace.
Lo Stato che privilegia la cultura, manifesta il suo affetto per il popolo ed è definito progressista.
Lo Stato che non pone la cultura al primo posto nella sua crescita è poco attento, poco lungimirante, poco consapevole.
La cultura è lo strumento per insegnare, istruire, formare, denunciare, condannare, esortare,  unire e tramandare.
Un uomo senza cultura è come un manichino senza volto.


Andrea di Buonaiuto (Firenze, seconda metà del XIV secolo-...) Cappellone degli spagnoli, Le Arti Liberali, Firenze
Sandro Botticelli (Firenze, 1445 – 1510)Giovane introdotto tra le Arti Liberali, Louvre

Anna Lanzetta

venerdì 19 novembre 2010

Il dolore è come un uragano


John William Waterhouse (1849-1917) Lo spirito della rosa

È nel silenzio della notte che il passato ritorna e prende forma nei ricordi e negli affetti.
Ha le ali di un angelo l’ombra che mi si posa accanto, carezzevole come quando bambina mi accudiva col cuore di una mamma. Prendono forma e passano in sequela le sue rinunce per me che ero piccola e le sue attese. Premurosa e vigile perché nulla mi mancasse, felice di provvedere. Il suo sguardo malinconico posato sul mio abito da sposa, per le sue aspirazioni non concluse…terribile quel giorno quando appresi del suo male irreversibile,  che la diagnosi dava come fine imminente.
Questa notte mi riporta il silenzio, lo stesso  che scese in me al primo scontro con la verità, una verità mostruosa che ancora non conoscevo. Iniziai una lotta impari; sapevo che il mio affetto non sarebbe stato sufficiente a vincere il terribile male. Tutto si sarebbe concluso in pochi giorni… sarebbero bastati per dirci… e poi  cosa?  Lei speranzosa, inconsapevole della sua cattiva sorte, io diventata  ormai abile a falsare ogni mio gesto, ogni mia parola.
Come si cambia in un tale stato! Ci si sdoppia e non si è più sé stessi, né mai più si riesce ad esserlo.
Ma volevo che non sapesse e appoggiavo i suoi progetti di vita. Cucirò abiti bellissimi e ti ricamerò ancora il corredo, mi diceva, tenendomi la mano; io l’assecondavo, era la mia cara sorella e l’accarezzavo mentre tenevo lo sguardo fisso sul punto in cui il male la divorava. Quanti giorni? Avevo chiesto al professore quel 3 di giugno, quasi a voler programmare la mia e la sua esistenza. Quindici giorni. Una manciata di tempo implacabile.
E il quindicesimo giorno arrivò, come il professore aveva pronosticato, era il 18 giugno. La sua posizione lasciava presagire e io non volevo accostarmi al suo  letto perché sapevo, ma poi cedetti e le presi la mano.
Verso mezzogiorno, allentò lentamente la stretta.
Non avevo più lacrime da  versare, già lasciate in ogni angolo. Solo chi non prova non può sapere.
Il male aveva vinto, la mamma trovava conforto in Dio  ma io non sentivo  nessun Paradiso.
L’ultimo respiro me la portò via per sempre.  
Il dolore scava nel profondo e non lascia scampo. Sentii che qualcosa in me si era spezzato, sentii che non sarei più stata come prima.
Compresi nel mio, il travaglio dell’attesa, del dolore,  il terrore e la paura del male, il desiderio di porre fine.
Era perfetta nel suo essere donna.  La immagino ancora tra il profumo delle rose-Rosa, che lei preferiva, le stesse con le quali venti anni fa  la ricoprii. (da Pensieri e ricordi)



John Everett Millais (1829-1896), Ofelia

Annoda i lacci alla mia vita, Signore

Annoda i lacci alla mia vita, Signore,
poi, sarò pronta ad andare!
Solo un’occhiata ai cavalli
in fretta! Potrà bastare!

Mettimi dal lato più sicuro
così non cadrò
visto che dobbiamo andare al Giudizio
e in  parte, ripido il Pendio

Ma non mi curo dei precipizi
e non mi curo del Mare
resa salda  nell’Immortale Corsa
dalla mia stessa Scelta, e da Te

Addio alla Vita che vivevo
E al mondo che conoscevo
E baciate le Colline, per me, basta una volta
Ora - sono pronta ad andare!



Emily Dickinson (1830-1886)

Anna Lanzetta

mercoledì 17 novembre 2010

La magia di Saviano


George Grosz, I faccendieri

Sono felice, felicissima, strafelice. Finalmente si ricomincia a parlare. Risveglio da un lungo letargo? Forse! E sono felice. Finalmente posso dormire, da mesi il sonno non mi era più amico. C’è chi oltremodo coraggioso sta aprendo gli occhi a chi si era assopito. Scomodo per qualcuno? Ancora meglio, anzi benissimo. 
Giusto, è giusto che si parli, che si gridi e che il rimbombo risuoni forte, sonoro fino a rompere i timpani a chi ancora non vuole ascoltare e apra gli occhi a chi ancora non vuole vedere. Si può parlare e si deve parlare. Si deve parlare, ascoltare e diventare un passaparola che corra veloce in ogni angolo a dire, a raccontare, a smuovere gli animi.
Sono felice! Ci eravamo addormentati in un torpore di comodo per qualcuno. Ci avevano intorpidito  la mente per non farci  vedere, per non farci sentire, con l’illusione di un benessere che non c’è mai stato, di un’ utopica felicità che non abbiamo mai avuto. Finalmente! È bastato un parlar chiaro sulla nostra realtà  per risvegliare il nostro spirito e prendere finalmente coscienza e capire che ci eravamo soltanto assopiti.
Forse una scia di sereno sta illuminando  questo tempo buio? Forse una nuvola di luce sta squarciando l’orizzonte della nostra negligenza per un barlume di ragione?.
Noi che abbiamo avuto fede nell’idea  e che la conserviamo. Noi che crediamo nel risveglio delle coscienze. Noi che rifiutiamo l’abbrutimento del pensiero. Noi crediamo, che con la forza della parola  un domani diverso si stia affacciando in noi delusi, frustrati e annientati. Noi crediamo ancora in una società che riconosca la virtù dei giovani e ne riconosca i meriti. Noi nutriamo la speranza che  ritornino  i valori della giustizia, della libertà d’espressione, di un’educazione che sia sinonimo di formazione, di un’etica che ci sottragga al cumulo di marciume in cui siamo sepolti.
La parola ha il potere di squarciare  il velo della menzogna e di indirizzarci verso un domani diverso in cui ognuno ritrovi la propria identità. Applaudiamo e con forza a chi ha trovato il coraggio di dire, di gridare il nostro obbrobrio, a chi ha messo la propria esistenza a servizio della verità, della lealtà e della giustizia. Noi non possiamo dire altro che grazie Roberto e metterci sulla sua scia per un domani diverso.

Anna Lanzetta

George Grosz, (1893-1959)

martedì 16 novembre 2010

Rivestiamoci ancora di storia


T. Rodella, La battaglia di Mentana

Diventa sempre più stimolante incontrare gli studenti delle scuole superiori di Firenze. È uno scambio di idee, un interrogarsi su momenti della nostra storia come l’iter per Roma capitale. L’aspetto più gratificante è la loro capacità di ascolto, il loro senso critico, le registrazioni e il loro scrivere in sinergia con le parole e le immagini. È parlando e dialogando che la storia, la nostra storia si arricchisce di fatti, di personaggi e prende vita nel pensiero che si muta in sentimento. Nessuno potrà mai negare che siamo tutti figli di una stessa Italia che insieme un giorno riscattò chi ci ha preceduto e che insieme dobbiamo difendere per la posterità.
Si  riscopre così l’amore che si nutre verso l’Italia, pagina dopo pagina, costruzione di memoria, di quando  i giovani seguivano infervorati il nostro tricolore che niente e nessuno potrà mai mutare.  La scuola pubblica, malgrado i tagli e le indigenze nelle quali vive porta alto lo scettro dell’educazione, consapevole per tradizione che la formazione è la base di ogni civiltà.  L’attesa del libro Addio mia bella addio…La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica cresce di volta in volta e già ne anticipiamo alcuni elementi tra  pittura e poesia.
La curiosità accende il discorso e alcuni riferimenti diventano generosi di immagini.
Il quinto incontro, sul tema "La Breccia di Porta Pia e il rapporto Stato-Chiesa", ha coinvolto le classi terminali dell’Istituto Sassetti.
Grazie ragazzi. Grazie professoressa Licia Rossi.


Una caricatura antiaustriaca di Attilio Greppi, pubblicata dal giornale satirico milanese "Lo spirito folletto".
Anno 1, n. 1, 1° maggio 1848. Milano, Tip. Redaelli, 1848.
Anna Lanzetta

mercoledì 10 novembre 2010

Autunno: un’età della vita


    
L'autunno del mio giardino

È autunno!
Nel giro perpetuo, il mondo muta  come  la nostra  vita.
Brillano le rossicce foglie rivestite di raggi.
Lento il fruscio, plettro della nostra età.

Sera d' Autunno

Ascolta....
Con un fruscio secco e lieve,
simile a scalpiccio di fantasmi che passano,
le foglie accartocciate dal gelo si staccano dagli alberi
e cadono.
(Adelaide Crapsey, 1878-1914)

Mattino d'autunno

Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C'è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta.
(Federico Garcίa Lorca, 1898-1936)


Autunno
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora che passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

(Vincenzo Cardarelli, 1887-1959)
Anna Lanzetta

Grazie ragazzi


Monumento commemorativo della Breccia di Porta Pia 1895

È sempre un piacere parlare della nostra storia, in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Prosegue l'appuntamento con gli studenti delle scuole superiori di Firenze e provincia e mi colpisce l’interesse con cui  i ragazzi seguono la storia del nostro paese.
Durante gli incontri, le immagini che sfilano sullo schermo rendono visibili personaggi, battaglie e vicende che costruirono il nostro Risorgimento; rinascita  di un popolo che voleva essere unito.
L’incontro con gli studenti-lavoratori dell’Istituto “B. Cellini”, arricchito dalla presenza di studenti stranieri,  guidati dalla professoressa Susanna Zito, è stato particolarmente  stimolante.
Il tema della conferenza “La Breccia di Porta Pia e il rapporto Stato-Chiesa” ha sollecitato varie considerazioni e in particolare sul ruolo storico del Vaticano in Italia.
Il gruppo, formato da allievi di varie età,  si è distinto per attenzione, serietà, passione e per gli interventi adeguati, a dimostrazione di quanto  la cultura del sapere, sia importante per  la formazione, per il confronto, per  un apprendimento motivato, per una corretta preparazione. 
Grazie professoressa Zito, grazie ragazzi.
Al nostro prossimo incontro dove l’arte e la musica ci guideranno.

 
Torino 18 Febbraio 1861 Apertura del Primo Parlamento italiano-
 Dipinto di Teodoro Tehar Van Elven (1831-1908)

Anna Lanzetta

domenica 7 novembre 2010

C’era una volta... La scuola dei gladiatori


Pompei, Via dell'Abbondanza

Tutto sembra volgere alla fine. La fine di tutto!.
Tutto va a rotoli. Tutto si degrada per incuria, per dimenticanza, per tagli, per inettitudine, per incompetenza.
Abbiamo troppo e non sappiamo conservarlo? Forse non vogliamo! Forse  non sappiamo più apprezzarlo!.
Nella furia del momento, di un tempo che si tinge sempre più di buio, ci stiamo dimenticando di tutto, anche del nostro patrimonio, prodigio di secoli, specchio del nostro passato, nostra grande, unica e vera ricchezza.
Colpisce profondamente il crollo della scuola  dei gladiatori, uno degli edifici simbolo di Pompei, di un passato che  tutti dovremmo difendere contro  gli insensati tagli che stanno distruggendo il nostro spirito e la nostra memoria.
Siamo tutti con il fiato sospeso. Che deve succedere ancora per ridestarci dal torpore in cui siamo caduti?. Siamo poveri e non solo economicamente. Siamo diventati poveri di pensiero, di aspirazioni, di attenzioni alla nostra identità.
Mai come in questo momento e di fronte a tale scempio, suona  grave offesa lo spreco di chi ha tanto, il frastuono di vuote e inutili immagini, lo spregio della cultura.
Tutto sta crollando intorno a noi, non siamo più capaci né di difenderci né di reagire contro i  cataclismi che ci seppelliscono con cumuli di macerie e di odori nauseabondi, contro l’abbattimento di  pensieri e di ideologie, un tempo nostro vanto.
In un’Italia che sembra destinata al declino,  il crollo della scuola dei gladiatori appare come un richiamo alla realtà, il segno tangibile di un paese che sta crollando sotto i macigni dell’ignoranza e dell’incompetenza, un segno della nostra follia, affinchè si risvegli in noi quello spirito tenace e volitivo che da sempre ci ha guidato e distinto.
Una simile empietà ci fa orrore e imperativo suona per tutti  il monito a vergognarvi e a vergognarci.

 
I Gladiatori, mosaico

Anna Lanzetta

venerdì 5 novembre 2010

4 novembre: fotografare la storia




Fratelli
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
 
           Giuseppe Ungaretti




Non mi era mai capitato di toccare la storia e di viverne direttamente  la tragedia. Andavo verso il Passo Pellegrino quando mi sono imbattuta in questo luogo che indicava lo scavo delle trincee.
Non si può non visitare un luogo che richiama alla memoria momenti di una tragedia infinita. Giusta la commemorazione della fine della Grande guerra ma questi luoghi implicano un netto rifiuto di tutto ciò che è morte, in nome di tanti giovani che, al di là della propria appartenenza, in quelle trincee lasciarono la vita e le speranze di un avvenire certamente diverso.
I soldati sono tutti uguali di fronte alla morte e la poesia e il racconto di chi visse l’orrore della guerra e la disperazione di una morte non chiesta, non voluta, esemplificano ancora oggi la realtà di tanti giovani che in guerra lasciano la vita e il giovane Adelchi che prossimo a morire fa riflettere  Desiderio, suo padre, sull’inutilità della guerra e sul suo rifiuto. Spero che queste immagini trasmettino questa triste realtà.

 

Pasubio
Morto.Lacerato.Smembrato.
Mamma,cosa ne dici? Il figlio ti hanno preso!
Tu non lo vedrai mai più. Neppure il suo cadavere.
Forse oggi riceverai una lettera:
"Sono sano, sto bene".
Poter piangere, gridare, urlare!
Più non posso mandare giù tutto ciò, non ci riesco più!
Più non posso stare qui seduto tranquillo!
Tutto finisce. Tutto ha un limite.
Lanciarsi con la testa contro questa roccia,
fino a stramazzare al suolo, fino a perdere conoscenza.
Robert Skorpil