venerdì 19 novembre 2010

Il dolore è come un uragano


John William Waterhouse (1849-1917) Lo spirito della rosa

È nel silenzio della notte che il passato ritorna e prende forma nei ricordi e negli affetti.
Ha le ali di un angelo l’ombra che mi si posa accanto, carezzevole come quando bambina mi accudiva col cuore di una mamma. Prendono forma e passano in sequela le sue rinunce per me che ero piccola e le sue attese. Premurosa e vigile perché nulla mi mancasse, felice di provvedere. Il suo sguardo malinconico posato sul mio abito da sposa, per le sue aspirazioni non concluse…terribile quel giorno quando appresi del suo male irreversibile,  che la diagnosi dava come fine imminente.
Questa notte mi riporta il silenzio, lo stesso  che scese in me al primo scontro con la verità, una verità mostruosa che ancora non conoscevo. Iniziai una lotta impari; sapevo che il mio affetto non sarebbe stato sufficiente a vincere il terribile male. Tutto si sarebbe concluso in pochi giorni… sarebbero bastati per dirci… e poi  cosa?  Lei speranzosa, inconsapevole della sua cattiva sorte, io diventata  ormai abile a falsare ogni mio gesto, ogni mia parola.
Come si cambia in un tale stato! Ci si sdoppia e non si è più sé stessi, né mai più si riesce ad esserlo.
Ma volevo che non sapesse e appoggiavo i suoi progetti di vita. Cucirò abiti bellissimi e ti ricamerò ancora il corredo, mi diceva, tenendomi la mano; io l’assecondavo, era la mia cara sorella e l’accarezzavo mentre tenevo lo sguardo fisso sul punto in cui il male la divorava. Quanti giorni? Avevo chiesto al professore quel 3 di giugno, quasi a voler programmare la mia e la sua esistenza. Quindici giorni. Una manciata di tempo implacabile.
E il quindicesimo giorno arrivò, come il professore aveva pronosticato, era il 18 giugno. La sua posizione lasciava presagire e io non volevo accostarmi al suo  letto perché sapevo, ma poi cedetti e le presi la mano.
Verso mezzogiorno, allentò lentamente la stretta.
Non avevo più lacrime da  versare, già lasciate in ogni angolo. Solo chi non prova non può sapere.
Il male aveva vinto, la mamma trovava conforto in Dio  ma io non sentivo  nessun Paradiso.
L’ultimo respiro me la portò via per sempre.  
Il dolore scava nel profondo e non lascia scampo. Sentii che qualcosa in me si era spezzato, sentii che non sarei più stata come prima.
Compresi nel mio, il travaglio dell’attesa, del dolore,  il terrore e la paura del male, il desiderio di porre fine.
Era perfetta nel suo essere donna.  La immagino ancora tra il profumo delle rose-Rosa, che lei preferiva, le stesse con le quali venti anni fa  la ricoprii. (da Pensieri e ricordi)



John Everett Millais (1829-1896), Ofelia

Annoda i lacci alla mia vita, Signore

Annoda i lacci alla mia vita, Signore,
poi, sarò pronta ad andare!
Solo un’occhiata ai cavalli
in fretta! Potrà bastare!

Mettimi dal lato più sicuro
così non cadrò
visto che dobbiamo andare al Giudizio
e in  parte, ripido il Pendio

Ma non mi curo dei precipizi
e non mi curo del Mare
resa salda  nell’Immortale Corsa
dalla mia stessa Scelta, e da Te

Addio alla Vita che vivevo
E al mondo che conoscevo
E baciate le Colline, per me, basta una volta
Ora - sono pronta ad andare!



Emily Dickinson (1830-1886)

Anna Lanzetta