La Vergine
Immacolata
Lei appare sotto il portale della
chiesa e io vengo inondata da una folla straboccante che toglie il respiro
mentre mordo l’ultimo pezzo di mostacciolo
e roccocò che mi è stato gentilmente offerto con un sorso di anice.
Inizia così la processione
dell’Immacolata.
Tutto il paese si mobilita e
gareggia per creare il tosello più bello. I rioni preparano un’accoglienza da
regina a colei che ha il potere di
riunire intorno a sé l’intero popolo di Sarno che non lesina perché ovunque ci
siano canti, suoni, fuochi, colombe che segnano di bianco candore il cielo,
mentre dai balconi parati a festa con le più belle coperte preziose di ricami è
un tripudio di coriandoli.
Ritornare al paese è sempre
un’emozione che aumenta il fascino delle proprie radici e rafforza a distanza
di anni quel rapporto di appartenenza che nel tempo si nutre di ricordi.
Seguire il lungo corteo che
accompagna l’Immacolata è ritornare indietro nel tempo e rivedere volti amici di
coloro che hanno accompagnato parte della nostra vita e scoprire i vuoti di chi
non è più presente.
La statua dell’Immacolata,
scolpita in legno d’ulivo dallo scultore napoletano Gaetano Catalano, nel 1696,
è dolce nel volto bellissimo,
nell’atteggiamento carezzevole di chi
ama dialogare col proprio popolo, accorso anche dai dintorni, un fiume
che aumenta a dismisura passo dopo passo per le vie del paese.
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