Stefano Ussi (1822-1901), La cacciata del duca d’Atene
Stefano Ussi, Autoritratto
L’opera di Stefano Ussi, La cacciata del duca d’Atene, esposta alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, non passa inosservata al visitatore sia per le sue dimensioni (cm. 320x452) sia per il tema che rappresenta.
Gualtieri di Brienne (1302-1356), duca d’Atene fu chiamato a reggere la Signoria di Firenze nel 1342, per
far fronte alla grave crisi economica che aveva colpito la città sconvolta anche dalle lotte civili tra guelfi e ghibellini. Ma quando a distanza di venti mesi, il duca si dimostrò inadeguato a ottemperare le attese di coloro che lo avevano eletto, fu scacciato.
Ussi rappresenta il momento più cruciale della vicenda. Il popolo è in tumulto e dai vetri rotti, arriva il rumore assordante della folla. Gualtieri è ritratto perplesso se firmare o no la rinuncia al governo della città. La fisionomia dei volti esprime in alcuni preoccupazione, in altri attesa, in altri perplessità come nel crudele Cerrettieri Visdomini. A sinistra sono rappresentati i capi delle congiure, tra i quali è riconoscibile l’arcivescovo Acciaioli. Un soldato ferito sollecita il duca a firmare perché sono in gioco le loro vite.
Fu il popolo dunque a costringere Gualtieri di Brienne a rinunciare alla Signoria perchè la Libertà va difesa; ogni popolo e ogni individuo che ama questo “valore” è chiamato a difenderlo come la storia ci dimostra dall’antichità ad oggi.
Firenze ne è stata l’esempio in molte circostanze, ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano, dice Mameli nel suo Inno “Fratelli d’Italia”, a ricordo dell’assedio di Firenze e della battaglia di Gavinana.
Le Arti ci guidarono nel Risorgimento verso l’Unità, sono le Arti e la nostra coscienza a dirci ancora oggi che non siamo servi di nessun padrone.
Il libro Addio mia bella addio…La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica, lo dimostra.
Quando colui che eletto dal popolo, non fa gli interessi del paese e pensa soltanto al proprio tornaconto, quando affossa la cultura serrando il cuore di un intero popolo e con esso le sue emozioni, quando fa retrocedere il popolo e non ne valorizza adeguatamente la dignità, la personalità e il genio, il popolo deve sostituirlo, è la storia che lo richiede, sono i nostri valori ad imporlo.
Anna Lanzetta