Giacomo Leopardi (1798-1837)
O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l’erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo,
non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: dite dite;
chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
che di catene ha carche ambe le braccia;
sì che sparte le chiome e senza velo
siede in terra negletta e sconsolata,
nascondendo la faccia
tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
e nella fausta sorte e nella ria… (vv. 1-20)
e le colonne e i simulacri e l’erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo,
non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: dite dite;
chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
che di catene ha carche ambe le braccia;
sì che sparte le chiome e senza velo
siede in terra negletta e sconsolata,
nascondendo la faccia
tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
e nella fausta sorte e nella ria… (vv. 1-20)
Da All’Italia (1818) di G. Leopardi
E mentre non vedo nessun senso a festeggiare la donna, leggo e rileggo questi versi di Leopardi e ne scopro tutta la modernità.
Chi ha ridotto l’Italia in questo stato?
Offesa e vilipesa è simile a tante donne che vengono umiliate e oltraggiate.
Leggo.
E mi prende una forte emozione a pensare a tutto ciò che l’Italia ha subito e che come una madre tutto ha sopportato per unirci, perché ci sentissimo come gli altri popoli forti e uniti in un unico destino.
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610)
Maddalena addolorata
Chi l’ha ridotta così ? Mi chiedo!.
Se solo potessimo considerare tutto ciò che ha patito pur di non essere “un’espressione geografica”.
L’Italia ha una storia che emoziona chiunque le si avvicini con l’umiltà del pensiero, affinché nulla di lei si offenda, perché resti in noi la sua sacralità che ogni uomo degno di tale nome deve sentire come una propria ricchezza da consegnare ai posteri.
È l’Italia l’unica e vera donna che possiamo festeggiare l’8 marzo e solo così sento che tale festività acquista un senso, perché ci obbliga a pensare, a riflettere sulla condizione femminile, cui fa specchio l’Italia che nei secoli divisa, saccheggiata, umiliata ci ha insegnato a resistere e a lottare. Nella sua storia c’è la condizione della donna che porta con dignità il peso del suo vivere e che lo fa con vigore e fermezza ma senza feste e senza fiori.
Io voglio dunque, e penso di interpretare il pensiero di tante donne, dedicare l’8 marzo all’Italia, all’Italia del Risorgimento, auspicio della nostra rinascita.
Anna Lanzetta