mercoledì 20 luglio 2011

Sono stata bocciata a sei anni



Léon Augustin Lhermitte (1844-1925), La leçon de lecture

 Insegnare è come  ridare la vita

La notizia che una bimba di sei anni sia stata bocciata in prima elementare, lascia senza fiato, inorriditi da quanto sta accadendo nella  nostra scuola.
Questa bocciatura è l’ennesimo specchio di un’Italia che va in frantumi.

Sono bastate poche leggi per chiudere la porta in faccia a chi non ce la fa, a chi da solo non sta in piedi; a lavarsi le mani dei più deboli come Ponzio Pilato.

Questa non è scuola e mai potrà chiamarsi tale.
Questa è l’involuzione netta di una Pedagogia che vedeva nel bambino un fiore che si schiudeva in ogni primavera con i suoi tempi. Un piccolo passo avanti era già una grande conquista, quando il sapere non si misurava con lo scarto di un voto ma con la capacità del bambino di guardarsi intorno, di incuriosirsi, di creare, di giocare con la fantasia e di emergere pian piano dalle proprie difficoltà con aiuti adeguati.

Abbiamo lavorato tanto perché si superasse una scuola selettiva e si rispettassero i tempi di apprendimeno.

La scuola che subisce tagli indiscriminati e seleziona è il riflesso di una società che non riconosce più il bisogno e le necessità di chi in silenzio ci chiede aiuto.
Capirà mai questa bambina il senso della scuola? Cosa vuol dire essere respinti? E la famiglia? E noi educatori? Ma essenzialmente se ne rende conto chi opera in modo inconsulto a tutti i livelli e specialmente in quelli altissimi? Questa è una responsabilità gravissima per la quale non può invocarsi nessuna difesa.
È la  triste condizione di una scuola che ha perso i valori della sua identità, che si copre e ci copre tutti di vergogna.
Si assiste in silenzio e senza voler giudicare ma constatare con profonda amarezza ciò che siamo diventati noi un tempo educatori e formatori che agivano essenzialmente col cuore.
In silenzio si spera, una preghiera muta perché si rinsavisca da tali storture.


 


Pinocchio piange, come si legge nel mio scritto precedente ed è terribile l’immagine di burattini che rifiutano la metamorfosi in bambini, perché non si sentono amati; ma ancora più triste  è questa  figura di Pierrot che incrocia le mani, quasi a chiedere perdono per colpe che non ha.


Anna Lanzetta