venerdì 8 luglio 2011

Quando il cinema racconta la realtà: “Umberto D”



Carlo Battisti: Umberto Domenico Ferrari
Protagonista del film

Delicato, lirico, poetico, “Umberto D” (1952), film di Vittorio de Sica e Cesare Zavattini è una pagina per riflettere ieri come oggi, sul nostro stato sociale.

Due grandi, per creare un film denso di significati, generoso per penetrare il dramma dell’uomo all’interno di una società dominata dall’indifferenza.

Un film, non subito capito e accettato perché scomodo, dato che in ogni tempo attualizza la realtà.

Il protagonista è l'espressione di un’umanità divisa in chi ha e in chi non ha, messo  in disparte e abbandonato anche se ha dato tanto.




Umberto D è l’esemplificazione dell’indigenza in cui è costretto a vivere un ceto sociale con la magra pensione che gli regala solo stenti, umiliazioni e privazioni e al contempo di quell'amore e rispetto  con cui cura  anche nell'estrema povertà, il suo cagnolino Flaik, amico e coprotagonista.

Un film a tratti lirico, poetico ma amaro, che graffia nel profondo e che ci obbliga al confronto col presente e a ripensare alla sorte degli anziani, dei pensionati e di chi non può permettersi nemmeno un cane, una sorte che nel tempo cambia ma solo in peggio.

"Umberto D", visto a distanza di anni, è per tutti una grande verità  e fa molto pensare, perchè fotografa la stasi di una società che non si evolve e che nulla impara dalla storia dei nostri costumi e comportamenti passati.


Il cinema è storia, è espressione del sociale, è una macchina che mette a nudo l’uomo e la sua psicologia, ieri come oggi.




Vittorio De Sica e Cesare Zavattini

“Umberto D” esprime la passione di due grandi artisti nel rappresentare le vicissitudini del vivere quotidiano e le strategie per affrontarle, i sentimenti, le emozioni che a iosa il personaggio ci regala in ogni sequenza ed è un invito a tutti noi, troppo distratti, a coglierne l’essenza.





Il film inizia con un corteo non autorizzato di pensionati che reggono cartelli con su scritto "Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita". Una frase che ci fa pensare al nostro domani dove forse nemmeno questo cartello avrà più un senso.




Umberto Domenico Ferrari, era stato per trent’anni funzionario al Ministero dei Lavori Pubblici, e si ritrova pensionato con 18.000 lire al mese…ed è così che inizia la storia di questo personaggio che sembra uscito dalla penna  di Pirandello come tutti noi dopotutto.

Anna Lanzetta