Mirò, Pittura-poema (Musica, Senna, Michel, Bataille et me), 1927, Volkart Foundation, Svizzera
Amo il contatto diretto con i quadri e amo vivere l’emozione dell’opera che alla vista, mi ferma il passo.
E Musique ha fermato i miei passi.
La massa rossa che tondeggia su figure dai contorni incerti mi ha incuriosito. Forse è il sole, ho pensato, che segna il mutare delle stagioni dell’uomo nel cammino della vita?.
Mi fermo e leggo: Musique e poi Seine e poi Michel, Bataille et moi.
La pittura di Mirò mi insidia.
Il suo linguaggio simbolico e surreale mi trasporta in un mondo fiabesco dove rapporto ogni elemento a una forma, a una realtà intima, profonda, pura, sussurrata.
Mi catturano i suoi silenzi che proiettano altrove la mia fantasia.
Mi intriga l’opera d’arte che si sottrae a una lettura immediata, l’opera che non mi si rivela al primo impatto e che mi sollecita un’indagine tra significato e significante; tale era per me Musique.
Nel silenzio metafisico di una realtà quasi monocroma, l’associazione di punti, posti ad arte, indica vari personaggi e tra questi, tre, che la parola identifica e che camminano di notte sui Lungosenna parigini. Non solo pittura dunque ma poesia; non solo poesia ma musica come si legge. E resto a lungo affascinata dalla sincronia dei linguaggi e dalla massa rossa da me non del tutto identificata.
Una pittura onirico-fantastica, i cui connotati fermano il mio passo per ciò che sono e per ciò che rappresentano: una realtà mutevole come la nostra vista e il nostro pensiero commisurato.
Ritorno più volte a rimirare l’opera e scopro sempre nuovi elementi che cambiano la mia lettura come nel gioco di Pirandello.
Molti passano davanti al quadro e lo degnano solo di uno sguardo fugace. Mi chiedo perché mi sono fermata e non nuova a queste esperienze, mi convinco che il rapporto con l’opera d’arte è qualcosa di intimo e di suggestivo.
L’arte vive dentro di noi.
Friedrich, Monaco in riva al mare, 1808-1810, Berlino, Alte Nationalgalerie
Ricordo perfettamente il quadro che scatenò in me un pianto incontrollabile. Accadde a l’“Alte Nationalgalerie” di Berlino quando all’improvviso mi trovai di fronte al quadro di Friedrich Monaco in riva al mare. Mi sentii sgomenta e al contempo felice di perdermi in quell’immensità che mi avvolgeva e in quella figura che, sola, respirava quell’immensità (mio desiderio). Piangevo di gioia, di commozione; un pianto irrefrenabile, ancora oggi per me indecifrabile.
L’arte per me è emozione.
Lascio Mirò con Georges Bataille e Michel Leiris sul Lungosenna e procedo tra le altre opere di Picasso e Dalì, ma nessun’altra opera ferma il mio passo.
Joan Miró (Barcellona, 1893-Palma di Maiorca, 1893)
Caspar David Friedrich (Greifswald, 1774-Dresda,1840)
Anna Lanzetta