venerdì 11 aprile 2014

Edvard Munch, artista dell’introspezione




Edvard Munch (Loten, 1863 – Ekely, 1944), Gelosia

Si può esprimere il proprio stato d'animo attraverso l’arte?. La risposta affermativa è nell’arte di Munch con la quale l’artista  esprime emozioni, sentimenti e interiorità. L’arte è lo specchio del suo animo, un diario nel quale egli annota il proprio  mal di vivere che da piccolo lo stordisce con la morte dei suoi cari e che segnerà in modo indelebile la sua esistenza.

"La mia pittura è, in realtà, un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l’esistenza."

La mostra allestita a Genova nelle sale di Palazzo Ducale ci guida in un’analisi attenta e dettagliata della sua vita attraverso la sua arte con la quale rappresenta il dolore, la solitudine, la morte, la passione e la gelosia. Predominanti sono il colore rosso a testimoniare la lotta di vivere, e il nero simbolo di un’anima morta alla vita. È destabilizzante e devastante l’arte di Munch che obbliga il visitatore a guardarsi dentro, ad analizzarsi, a scandagliare il proprio io in un rapporto costante con la sua arte ma anche estremamente affascinante.

Il volto della sorella morente è evanescente, etereo, solo un’impressione di vita e il naturalismo cede all’impressionismo, poi, andando avanti,  al simbolismo e nel tratto forte anzi fortissimo dei colori dà vita al più cupo espressionismo. L’arte di Munch, innovativa, moderna e inquietante non fu capita e spesso fu rifiutata e osteggiata.

L’arte è per Munch uno strumento con il quale egli si mette a nudo e al quale affida tutto se stesso.   Colpisce, nel percorso in mostra, il colore nero che tratteggia sfondi, figure ma che in effetti traduce il suo pensiero, che egli esprime nelle diverse situazioni che presenta sospese in un tempo senza tempo comune a quanti come lui sono colpiti da circostanze e lutti, un destino crudele  che ne segneranno l’esistenza tra i fumi dell’ alcool.

La sua arte ha un fascino insidioso che porta il visitatore a guardare, a vedere, a scrutare oltre senza mai poter scindere l’uomo dall’artista, ciò che Munch voleva, dato che l’arte è il suo stesso pensiero che egli  materializza con stili e tecniche diverse.

La donna  è amante ma anche vampiro che abbraccia o rode fin nell’inconscio.

Gli occhi sbarrati sul mondo con uno sguardo allucinato indagano e si tingono di ricerca affannosa, di gelosie,  di attese che non verranno, di morte, di disperazione, di malinconia struggente, di una mancanza di identità che tanto attanaglierà l’uomo del Novecento e al quale purtroppo ci sentiamo spesso accomunati.

Benché leggibile nella mostra l’iter artistico di Munch,  mancano i tanti capolavori che ognuno si aspetterebbe di trovare.



Edvard Munch, Vampiro