sabato 23 febbraio 2013

Per un atto di contrizione






Rembrant (Leida,1606-1669), Il ritorno del figliol prodigo, 1666.
Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

Ci sono opere che fermano il passo e creano nel visitatore un susseguirsi di stati d’animo: vedere, pensare, riflettere, immaginare.
Il quadro di Rembrand “Il ritorno del figliol prodigo” ha prodotto in me profonde emozioni che mi hanno condotto in un’altra dimensione dell’arte: quella che ti rende partecipe dell’opera come osservatore interno.
Ciò che colpisce chi guarda questo capolavoro è il tema che l’artista rappresenta: la parabola dell’evangelista Luca, del figlio che, dopo d’aver sperperato parte dell’eredità paterna ritorna dal padre contrito, lacero, smunto e pentito. Il gioco di luce e ombre pone più o meno in risalto i componenti la scena la cui fisionomia esprime osservazione, incredulità e amore e illumina in particolare il figlio inginocchiato davanti al padre e il padre che con affetto gli dona il perdono. La scena intrisa di profonda umanità sviluppa un dialogo muto ma coinvolgente. Gli occhi chiusi del vecchio padre uniti alle mani, dolcemente appoggiate, esprimono tutto l’affetto per quel figlio che si era perduto e che è ritornato. La scena emoziona e induce a riflettere sul tema fino a leggervi, a livello personale, un altro significato .

È possibile oggi un atto di contrizione?
L’opera, collocata nel nostro tempo, si pone come metafora di un ritorno all’etica. Benchè sia del 1666 suona nel nostro contesto in tutta la sua modernità, come monito per coloro (e sono tanti) che, mettendo da parte la propria dignità, prendono liberamente a piene mani e sperperano ciò che non gli appartiene affatto, diventando “prodighi”, incuranti di un’indigenza del paese fin troppo palese e dire loro che si può ritrovare il rispetto di sé stessi se si riconosce l’errore delle proprie azioni, se si sa rinunciare a ciò che non ci appartiene, se si è disposti ad ascoltare la giustizia della propria coscienza, l’unica che può ridare la dignità.
L’arte è uno degli strumenti più efficaci per capire in un traslato tra passato e presente il senso dell’agire dell’uomo perchè come l’artista, per creare le sue opere, si serve di elementi tali che gli consentano di codificare il proprio messaggio così noi possiamo decodificare quegli stessi elementi con il nostro punto di vista come metafora dei nostri tempi.