mercoledì 23 maggio 2012



I giovani ci insegnano: cambiare si può




Edvard Munch (Loten, 1863-Ekely,1944),
Malinconia,1892

L’Italia sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia. La violenza incombe a tutti i livelli della vita di relazione. La violenza fisica annichilisce, quella verbale offende con un uso improprio della parola e del gesto. Un clima di paura si è instaurato nel paese, il terrore di ciò che è nascosto e che potrebbe esplodere. La preoccupazione di non farcela lacera la quotidianità. L’economia va a rotoli e non lascia nessuna speranza di ripresa. Soltanto i giovani reggono con forza e coraggio, con la caparbietà di chi lotta tenacemente contro un sistema che ne ha annientato e che ne annienta ogni aspettativa. I giovani rivendicano i propri diritti e lottano per una società migliore. Ci insegnano che insieme si può cambiare e capire chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. La Storia nutre i giovani con i suoi archetipi, esempi di moralità e rettitudine e nulla indulge al parassitismo, ai facili guadagni, alla segmentazione sociale. Il sistema educativo, fondamentale per la formazione, attinge dalla storia passata e presente esempi per discernere il bene dal male e risvegliare lo “spirito di operosità” e il senso di rettitudine.

Intorno ai giovani che muoiono vittime di menti malate, i giovani reagiscono con pudore, con dignità e con forza. I giovani, sono la nostra risorsa, gli unici capaci con la loro lungimiranza di demolire i pericoli reali e ideologici, di lottare contro chi si è adoprato con ogni mezzo per cancellare virtù, valori e tradizioni immemore della “coscienza” alla quale i giovani si appellano; la “coscienza”, nostro alter ego che attraverso voci illuminanti, ci richiama ai doveri del vivere civile e al senso di umanità e di umiltà.

Il malessere che ci opprime è inquietante. Tutto sembra crollarci addosso in un clima di violenza perpetrante. Bambini martoriati. Giovani falcidiati. Diversi perseguitati. Donne uccise e violentate. Disperati e suicidi. Una povertà dilagante che colpisce inesorabile. Tutto ci richiama una notte profondamente buia dove nessun bagliore si intravede e la malinconia regna sovrana. Anche la natura è risentita. Crollano i muri, e ai morti e feriti si aggiunge la perdita del nostro patrimonio artistico. La “fame” si erge accusatoria contro chi sperpera impunemente e miete vittime. E in tale stato, i giovani sono la nostra unica luce. Operano tra mille difficoltà, crescono in sapere e si attivano tra indigenze e disillusioni continue. Lavorano nel sociale, lottano contro la criminalità e partecipano attivamente perché nulla sia dimenticato. Guardano ai più deboli e attuano nelle scuole progetti per educare alla LEGALITÁ, fonte di educazione e di crescita morale, in nome di chi per essa è morto, perché nulla sia dimenticato.

Stretti in un abbraccio comune, i giovani si rivolgono a noi, per dirci che un domani diverso è possibile; a noi, colpevoli di non averli saputo tutelare. Sono loro oggi a impartirci lezioni di vita; sono loro, portatori di nuove ideologie per un progetto di vita sostenibile. Sono loro ad agire senza lasciarsi facilmente strumentalizzare. Mai come in questo momento la parola “rispetto” investe ogni campo e ogni momento del nostro vivere. Rispetto per se stessi, per gli altri, per l’infanzia, per i deboli, per i bisognosi, per i diversi, per l’ambiente, per il territorio. “Rispetto” per le “Leggi garantiste”, per le “Istituzioni”, per l’ “Istruzione”, per la “Storia”, affinché il nostro Paese abbia un domani diverso in cui il presente sia soltanto un’ombra.



Anna Lanzetta,
responsabile della Sezione Didattica
Associazione Culturale Multimedia 91