sabato 15 gennaio 2011

Siamo ancora il “Bel Paese”?


G. Grosz, Berlino 1915

Grosz rende  l’idea del caos , ma l’arte travalica il tempo, e l’opera riflette bene anche il nostro stato.

La realtà quotidiana ci obbliga ad aprire gli occhi per chiederci se siamo ancora il “Bel Paese”, un tempo ammirato per le sue bellezze naturali e artistiche, per il senso di libertà che vi si respirava all’alito di un’identità comune, al respiro di un processo storico che non immune da lotte e  sacrifici ci aveva dato l’ “Unità”.

È innegabile che in pochi anni tutto è cambiato, basta guardarsi intorno per rendersene conto.
Oggi l’Italia è il paese di pochi ed è preda di un degrado incalzante a tutti i livelli

Quando i giovani gridano la propria  rabbia per la  mancanza di una giusta collocazione sociale e per un futuro che appare incerto e precario; quando i lavoratori chiedono di non essere solo merce ma uomini; quando i nostri monumenti cadono a pezzi e crolla con essi la nostra storia e la nostra identità; quando all’essere si preferisce l’avere; quando alla sostanza si preferisce il piacere; quando gli interessi di uno solo sopravanzano e di gran lunga il bene del paese; quando territori e persone, colpiti da cataclismi, vengono abbandonati; quando la cultura non è più coltivata; quando il paese raccoglie per strada la morte dei più deboli e il lezzo dell’abbandono, appare chiaro che questo è il paese dell’apparenza che ha fatto dell’immagine e delle false promesse, la propria sostanza.

Alla luce di quanto sta avvenendo, il “Bel Paese” oggi è solo un’utopia velata di malinconia.



E. Munch, Disperazione, Malinconia, Solitudine

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera."
(S.  Quasimodo, 1901-1968)

Un paese, che non sa più ascoltare l’indigenza e che non nutre più il senso di appartenenza a quella storia che un giorno ci regalò l’Unità d’Italia, quali figli e fratelli, è un paese che ha perso i propri valori, un’Italia oggi difficile da festeggiare.

La ricorrenza dei centocinquant’anni dovrebbe obbligarci a riaprire i testi di storia, da troppo tempo chiusi per farci riprendere coscienza di ciò che siamo stati.


Remigio Legat, La battaglia di Calatafimi

A monito, risuonano  chiare e perentorie le parole di Alessandro Manzoni nell’ode politica “Marzo 1821”:

Chi potrà della gemina Dora,
ella Bormida al Tanaro sposa,
del Ticino e dell’Orba selvosa
scerner l’onde confuse nel Po;
chi stornargli del rapido Mella
                    e dell’Oglio le miste correnti,                  
chi ritorgliergli i mille torrenti
che la foce dell’Adda versò,

                  quello ancora una gente risorta                       
potrà scindere in volghi spregiati,
e a ritroso degli anni e dei fati,
risospingerla ai prischi dolor;
una gente che libera tutta
o fia serva tra l’Alpe ed il mare;
una d’arme, di lingua, d’altare,
Di memorie, di sangue e di cor.
(vv. 17-32)

Non senza commozione guardiamo a quel passato che ci appartiene e dal quale veniamo; un passato sul quale mai come oggi, la ricorrenza dei centocinquant’anni ci invita a riflettere in nome del tricolore, in memoria della nostra “UNITĂ”.
Forse questa ricorrenza ci farà riflettere e sarà questo il suo aspetto più bello, invitarci a ritrovare una nuova intesa che al di là di nuovi simboli e di nuove prerogative ci dia il senso di ciò che siamo stati e di ciò che vogliamo essere, ponendo alla porta i cumuli di immondizia che con aspetti diversi oggi ci soffocano.

L’Italia è fatta; adesso bisogna fare gli italiani. Questa frase di  Massimo D’Azeglio ci fa pensare che già allora si era consapevoli che bisognava formare la coscienza degli Italiani, che nulla è immune da lotte e da sacrifici, che bisogna consolidare sempre e preservare da ogni insidia la nostra Unità, sacra nel ricordo, irrinunciabile nel presente, che è cura dei governanti realizzare ciò che è ancora in sospeso e che ci fa apparire menomato il progetto risorgimentale.

Questo è anche il senso del libro Addio mia bella addio…La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica. Un omaggio alle Arti e alla cultura in genere  che tanto contribuirono alla storia della nostra Unità.

Il libro, edito da Morgana Edizioni, sarà in distribuzione nelle migliori librerie da gennaio 2011.
Per informazioni: annalanzetta@libero.it
Si può ordinare, scrivendo un fax allo 055 244739 o una mail a morgana.ed@tin.it
Il costo del libro è di 10 euro.
George Grosz (1893-1959)
Eduard Munch (1863-1944)
Anna Lanzetta