venerdì 3 febbraio 2012

Cara Italia




Joseph Turner, Eruzione del Vesuvio, 1817


Mai come ora l’Italia è così devastata nei suoi valori e nella sua realtà che di giorno in giorno crolla come i muri del nostro passato.
Non si fa in tempo a raccoglierne un pezzo che un altro si stacca dal suo corpo devastato e smembrato come in un’ eruzione.
A memoria non si ricorda un altro momento così nefasto con così scarse possibilità di ripresa: essere sull’orlo di un abisso e sprofondarvi senza rimedio e senza difesa.
E tutto avviene a spese di chi ha poco, di chi ormai non ha più nulla, di chi rinuncia alla vita, dei giovani bistrattati, delusi, umiliati e sfiduciati.
L’Italia è un battello ebbro che in preda ai flutti affonda senza speranza di riemergere.
Chi ha ridotto l’Italia in questo stato? L’ignoranza di chi l’ha guidata, dicono alcuni. La sete di potere e di ricchezza, dicono altri. Il legame a un facile guadagno e la difesa dei propri interessi, dicono in molti.
Oggi sappiamo che sono tanti i colpevoli, all’apparenza salvifici, che hanno manovrato in maniera subdola solo per il proprio tornaconto.
Quale futuro si prospetta per l’Italia e per noi formati in ben altri istituti?. Quali menti possiamo istruire  in una tempesta di pensiero in cui le certezze si assottigliano sempre di più?. Si possono ancora  formare le nuove generazioni nel rispetto di principi e di regole ormai contaminati e storpiati?.
Sembriamo sospesi sulla bocca di un cratere, pronti a precipitare se non si avvera il miracolo della ragionevolezza che ci fa finalmente capire il pericolo del presente e dove indirizzare le nostre scelte in futuro.
Tutto è precario ed è sempre più difficile operare in una società in cui si allarga a dismisura la forbice tra chi ha tanto, tantissimo e può progettare la propria vita senza sforzo in termini di studio e di lavoro e chi ne è impossibilitato e non per incapacità.
Attenti a parlare! Le parole hanno un peso, importantissimo nella comunicazione, e nella nostra situazione si mutano in gravi offese.
Siamo poveri! Una povertà che rischia di nutrire oltre ogni limite la delinquenza.
Chi siede nei seggi socialmente alti non vede e non comprende lo stato di necessità o non vuole, per indifferenza o per volontà.
Ma questo non è più il tempo della tolleranza. Il disagio è palese e nessuno può far finta di non sapere, di non vedere o di negare.
La disuguaglianza genera conflitti. In un momento così grave, è offensivo per il Paese, sentire che c’è chi naviga nei compensi, negli averi, chi compie illeciti, chi sottrae ingenti somme o le colloca altrove. Forse è colpa di un certo tipo di cultura a cui ci siamo assuefatti; certo è che non siamo più il Bel Paese, impoveriti materialmente e culturalmente.
È tempo di ravvedersi su ciò che siamo e su ciò che siamo stati per recuperare la nostra identità e rimettere insieme i cocci della nostra storia e della nostra immagine nel mondo. Non basta correre ai ripari, apponendo una toppa ai ripetuti errori, bisogna rigenerarsi e uscire dalla bestia immonda che in questi anni ci ha defraudato.
È tempo che i malfattori sprofondino nelle bolge assegnate loro da Dante, qualsiasi siano le loro fila di militanza; che si sottraggano alla nostra vista coloro che in ogni forma hanno offeso l’Italia e che si vergognino, se ne sono capaci, quelli che con tracotanza si appropriano, intascano e mercanteggiano ciò che non gli appartiene.

Cadono i muri della nostra storia, emblemi di un Paese che deve ritrovarsi nella memoria del suo passato per scacciare i mistificatori e creare un rapporto generazionale che guardi con speranza al futuro.
Si abbassa il livello delle nascite e non si appongono i dovuti ripari mentre abbiamo sempre più bisogno del sorriso dei nostri bimbi. Diventiamo un paese di vecchi, senza possibilità di riciclo, tutti  ne parlano, e a volte in modo provocatorio e strumentale, ma ad oggi nessuno ci dice come uscire da questa situazione che giorno dopo giorno nutre il nostro animo di un sordo rancore.

Anna Lanzetta