venerdì 10 febbraio 2012

Cara gioventù





Ho trattato spesso e in altri ambiti il problema dei giovani e mi sento ancora una volta coinvolta.

Le vicende e i detti di questi ultimi giorni nei loro confronti sono una panacea di veleni.
Pensi al tuo passato, ci ripensi e ti chiedi se sia stato un caso nascere in quel luogo o se è stato il destino a collocarti lì, perché tu potessi sperimentare il sacrificio di chi privo di mezzi è costretto ad arrancare, per realizzare il proprio progetto di vita e dover poi partire per cercare un posto dove lavorare e realizzare i tuoi sogni.
Parte da lontano la necessità di allontanarsi per lavoro e nessuno che io sappia si è mai rifiutato di farlo e chi l’ha provato, e sono in  tanti, sa quanto costi andare via dal “paese” ma mai si è detto “no” al desiderio di avere un lavoro che ti consentisse l’autonomia e l’alleggerimento della propria famiglia, tale è oggi la risposta dei giovani.
Tutto cambia nel tempo e non certamente in meglio, lo dimostra la situazione in cui il Paese stava precipitando. I giovani, attenti osservatori, chiedono di essere presenti nel contesto socio-politico-culturale e fanno sentire la propria voce anche col dissenso. Chiedono di partecipare attivamente alla vita del Paese e una giusta collocazione li vedrebbe compartecipi attivi. Purtroppo la realtà è diversa e genera malcontenti con ripercussioni rischiose anche a livello psicologico. Vorrebbero crearsi una famiglia, avere figli e vedere il frutto del proprio lavoro ma a farcela sono in pochi e la disoccupazione lo dimostra. Il giovane che ha un aiuto alle spalle arranca meno, forse ce la fa quando trova un angolo in cui fermarsi e si accontenta, pur di lavorare e sgravare di un peso la famiglia ma molti sono coloro che per necessità di lavorare sono costretti a diluire i tempi di studio. Chi ha vissuto con ragazzi e giovani una gran parte della propria vita ne conosce le sane ambizioni e ciò che sono pronti ad affrontare pur di inserirsi nel tessuto sociale. È innegabile che il prezzo più alto del “disastro” in cui era stato ridotto il paese lo pagano le categorie più deboli e quindi i giovani con la loro precarietà e le famiglie chiamate a ogni sorta di sacrifici. Come si possono dunque dire parole e frasi che suonano negativamente in questo contesto e rischiano di accendere polemiche e malcontenti?. Solo chi vive certe situazioni è in condizione di capirle!. L’invito quindi è quello di evitare espressioni occasionali, chiunque sia a pronunciarle, perché oltre che lesive rischiano di essere strumentalizzate e di innescare polemiche che il Paese risorgente non può permettersi.

Convogliamo le forze contro il malaffare che da ogni direzione investe ancora il Paese. La priorità avvertita essenzialmente da chi ancora una volta è chiamato a pagare con rinunce e sacrifici è quella che siano tutti a farlo, e che rientrino da ogni parte e da chiunque le ingenti somme atte a sanare la crisi del Paese.
Spendiamo dunque le parole per quella credibilità da tempo agognata e che stiamo finalmente guadagnando.
L’Italia, grazie a chi sovrintende al suo governo, sta uscendo da un baratro e tutti ci auguriamo che ciò avvenga. Guardiamo con rispetto ai giovani, la prima e vera forza del Paese, la cui situazione è solo frutto delle nostre inadempienze. Si pensi innanzitutto al lavoro dei giovani e non solo, perché il lavoro equivale a dignità e senza lavoro l’individuo muore psicologicamente e materialmente e insieme il Paese.

In relazione pagine che ci aiutano a riflettere:

http://www.tellusfolio.it/  > Scuola > Manuale Tellus
L’ascesa al monte Ventoso nelle impressioni di Francesco Petrarca. A cura di Anna Lanzetta
15 novembre 2009

http://www.tellusfolio.it/    > Scuola > Laboratorio
Anna Lanzetta: Sulle Lettere a Lucilio di Seneca, sulla mia lettera a Silvia Biancalani
12 aprile 2008


Anna Lanzetta