Ritornare al paese è sempre
un’emozione che aumenta il fascino delle proprie radici e rafforza a distanza
di anni quel rapporto di appartenenza che nel tempo si nutre di ricordi. È
forte il richiamo di ogni ricorrenza che diventa tassello irrinunciabile della
propria vita. La ricorrenza dell’Immacolata Concezione a Sarno segna uno dei momenti più
emozionanti per chi vive lontano tra
ricordi e presenze che il tempo ha portato via. Prende vita nella memoria quella
piccola mano guidata con amore per seguire, vedere e ricordare e nel ricordo
sfuma il dagherrotipo di un volto amato in un afflato affettivo che nessun
tempo cancella. Tanti anni sono passati ma vivo resta il ricordo di come
eravamo nella semplicità dei gesti legati alle tradizioni. Un paese vive se si
mantengono e si tramandano usi e costumi che lo caratterizzano.
È bello ritornare e rivivere
l’emozione di un tempo lontano ma vivo nel cuore e ravvisare in esso volti che
si contornano solo nel ricordo.
È bello ritornare al Paese l’8
dicembre per rendere omaggio alla Vergine Immacolata, Vergine pura,
termine elegiaco come il volto che
l’artista ha raffigurato. La ricorrenza dà lustro al luogo. La chiesa è aperta
fin dalle prime ore del mattino e la piazza si anima e prende vita man mano che
ogni angolo viene occupato da persone
che accorrono per rendere onore alla Vergine che con una grande festa viene
omaggiata mentre nell’attesa, davanti alla chiesa, vengono offerti
pezzi di mostaccioli, di rococò e sorsi di anice.
L’attesa è emozionante, piazza M.
Capua è gremita ed ecco che la statua dell’Immacolata appare sotto il portale della chiesa omonima
simile a una veneranda madre. Scolpita in legno d’ulivo dallo scultore
napoletano Gaetano Catalano, nel 1696, appare come una regina portata in
trionfo da molte braccia. Ha il volto
bellissimo, con gli occhi rivolti al cielo quasi ad implorare -misericordia- nell’atteggiamento
carezzevole e appassionato di chi ama dialogare col proprio popolo che
per l’occasione accorre anche dai
dintorni. Vestita con un abito
in stile ‘600 napoletano, la
Vergine appare in tutta la sua bellezza e solennità. Chiaro è
il significato dei simboli che la
caratterizzano: le stelle presenti sul Suo capo e sul Suo manto annunciano la
presenza dei cieli e quindi di Dio ma indicano anche la resurrezione e
l’eternità. Il colore azzurro del manto, simbolo di spiritualità, richiama la
profondità del cielo e del mare in una congiunzione infinita. La luna posta ai suoi piedi ricorda il divenire dell’uomo e la sua
caducità protetto dall’Immacolata, Madre del Cielo.
Scortata dalle autorità e
preceduta dalla banda musicale, adagiata su un letto di fiori attraversa
le strade del paese quasi a voler parlare a tutti e dire che c’è
tanto bisogno di amore e di compassione; un invito silenzioso perché ognuno
colga la purezza delle parole non dette ma sentite nel cuore e diffonda
il messaggio di pace, di amore e di solidarietà di cui il mondo ha tanto
bisogno.
Ritornare alla semplicità e alla
bellezza dei sentimenti è emozionante e questi momenti ci
accomunano e ci rendono tutti più buoni, più disponibili, pronti ad aprire le
nostre porte in uno slancio fraterno dove anche chi è lontano dalla fede si sente
sollecitato ad abbracciare il vicino e a provare quel sentimento francescano di
grande fratellanza che diventa il più bel messaggio da donare per il
Natale alle porte.
Sorretta da molte braccia, si
ferma sul sagrato, un lungo applauso l’accoglie e tra la commozione di tutti inizia la processione che attraverserà il paese tra strade e piazze,
aperta dalla banda musicale fino alla chiesa di San Francesco. La musica
emoziona. Il corteo che la segue è infinito e ad ogni passo aumenta a dismisura
tra la calca, dove ognuno cerca una
posizione per toccare le sue vesti, per una preghiera diretta, recitata in
silenzio, per formulare in segreto una speranza.
La festa dell’Immacolata è
antichissima ed è attesa con grande
fervore da persone di ogni età. È la rigenerazione spirituale e ogni tappa lungo
il cammino segna l’iter mistico verso la casa di Dio. Si offre anche vino e
cibo ai portantini, in segno di ospitalità che ci ha da sempre distinti verso i
più bisognosi, un uso bellissimo che
oggi viene spesso dimenticato
Tutto il paese si mobilita e
gareggia per creare il tosello più bello. I rioni preparano un’accoglienza da
regina a colei che ha il potere di riunire intorno a sé l’intero popolo di
Sarno che non lesina perché ovunque ci siano canti, suoni, fuochi, colombe che
segnano di bianco candore il cielo, mentre dai balconi parati a festa con le
più belle coperte, preziose per i ricami, è un tripudio di coriandoli.
Il ogni piazza, in ogni spazio si
allestisce il tosello o meglio “dosello”, un baldacchino riccamente addobbato a
festa, con drappi e stoffe pregiate simile a un trono reale. Un termine che
richiama i secoli del vice-regno spagnolo
e gli stessi rituali spagnoli ma
anche l’uso pagano di allestire l’are.
Ritornare e seguire il lungo
corteo che accompagna l’Immacolata è ritornare indietro nel tempo e rivedere
volti amici di coloro che hanno accompagnato parte della nostra vita e scoprire
il vuoto di chi non è più presente.
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