lunedì 3 settembre 2012

Parlando di Archeologia: Il guerriero di Capestrano



Di ritorno dalle vacanze, vorrei proporre le immagini più belle che ho portato via con me dai luoghi che ho visitato e invito tutti i lettori  ad aggiungerne altre e specialmente i ragazzi, perché conoscere significa amare.





Alto 2,09 m, possente e maestoso, il “guerriero di Capestrano”, il più antico ritrovamento in Abruzzo, conservato a Chieti, nel Museo archeologico nazionale d’Abruzzo, domina lo spazio in cui è inserito e trasmette al visitatore stupore e meraviglia.


La scultura in pietra e marmo del VI secolo a. C. rinvenuta nel 1934 in una necropoli dell’antica città di Aufinum (Ofena), località a nord-est di Capestrano (AQ), raffigura un guerriero dell’antico popolo italico dei Piceni, divenuto per la sua bellezza, il simbolo più rappresentativo della Regione Abruzzo.

 


Molta cura è stata posta dall’artista nel raffigurare i dettagli e in particolare le armi, forse per evidenziare l’importanza e il rango sociale di appartenenza del personaggio, la cui identità non è del tutto definita. L’ampio cappello, simile a un sombrero, la maschera che gli copre il volto e un’incisione epigrafica tuttora oscura lo circondano di un mistero che affascina archeologi, storici dell’arte e linguisti. L’iscrizione è attribuita a una lingua di tipo osco-umbro arcaico, “MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII”, il cui significato potrebbe essere, secondo Fulvio Giustizia: “ ME BELLA IMMAGINE FECE ANINIS PER IL RE NEVIO POMPULEDIO”.

Il torso è protetto da dischi metallici retti da corregge e il ventre da un riparo, in cuoio o in lamina metallica, sorretto da un cinturone. Le gambe recano degli schinieri e i piedi calzano dei sandali. Il guerriero porta appesi davanti al petto una spada, con elsa e fodero decorati e un pugnale. Nella destra regge forse un'insegna di comando o una piccola ascia. Gli ornamenti sono costituiti da una collana rigida con pendaglio e da bracciali sugli avambracci. Forse si tratta di un esponente dell’aristocrazia del suo tempo. Tracce di colore rosso lasciano intuire la sua originaria tipologia, completata dal colore.


 


"Nel settembre del 1934, ancora una volta il caso rese alla scienza archeologica un segnalato servigio: una statua virile, grande al vero, in pietra calcarea di cava locale, appariva allo scasso, che un misero proprietario di meno che mezzo migliaio di metri quadrati di terreno andava facendo per metterlo a vigna nella valle del Tirino, fra le tre portentose sorgenti di questo nell'altopiano di Capestrano in provincia dell'Aquila sul versante adriatico del Gran Sasso".

Così l’archeologo Giuseppe Moretti, della soprintendenza delle antichità di Roma, inizia la relazione dello scavo di una parte della necropoli subito dopo il ritrovamento della statua del Guerriero di Capestrano, e così finisce "Non si tratta di quella figura generica di guerriero Italico ripetuta all'infinito ma di una figura che come ha il carattere eroico è quasi soprannaturale, nella sua nudità, così ha accolto ed espresse tutte le reali qualità di un guerriero di razza e non di un Guerriero Italico ma in sublimata immagine" IL GUERRIERO ITALICO". La statua fu rinvenuta da Michele Castagna in località "Cinericcio,", da cenere quasi ad indicare un luogo di sepoltura.

Foto di Ale

Anna Lanzetta