sabato 23 maggio 2015

Storia di Dodò, per non dimenticare



Giovanni Esposito con i genitori di Dodò

Oggi, 23 maggio 2015, è la giornata della legalità per ricordare  tutte le vittime della violenza,  affinché nulla si dimentichi.
Siamo a “PORTO DELLE STORIE” di Campi Bisenzio raccolti intorno a due persone investite da un lutto atroce. Giovanni Esposito, referente del presidio di “Libera” parla di loro e della loro vicenda,  persone semplici mutate dal dolore in testimoni della legalità per arrivare al cuore delle persone e dei ragazzi perché nulla si ripeta contro le loro stesse vite. Giovanni, che li ha conosciuti direttamente e che ne segue la vicenda ne parla con toni sommessi, quasi sussurrati, intrisi  di un  profondo  affetto e rispetto per questi genitori che in un giorno, in un’ora, in un momento  videro frantumarsi la loro vita e privare di quella felicità su cui stavano costruendo il futuro di quel figlio unico, che riempiva le loro aspettative, che ignaro del proprio destino, giocava felice in un campo di calcio con altri ragazzi, ignaro di ciò che si stava compiendo contro di lui. Era il 20 settembre 2009 quando  a Crotone, Domenico Gabriele, Dodò, bambino di 11 anni, moriva in ospedale a Catanzaro dopo tre mesi di agonia, ferito  alla testa da un colpo di fucile vagante  il 25 Giugno 2009, sparato da un ragazzo un po’ più grande di lui e non destinato a lui. 
Ascoltano in silenzio i genitori di Dodò, raccolti  in una compostezza fatta di dignità e di dolore e dicono che rimasti soli hanno assunto un impegno di vita: diffondere quanto accaduto a loro perché sia di esempio a tanti ragazzi in ogni parte ma essenzialmente in Calabria la cui triste nomea ne offusca ripetutamente le bellezze. Si attinge coraggio  e dignità dalla mamma e dal padre di Dodò, esempi di chi, contro la violenza non si arrende e fa del proprio dolore un’arma per lottare contro il male, per coinvolgere affinché tutto si muti in una profonda riflessione che uniti si può tentare di dare ai giovani un mondo migliore e specialmente a coloro che restano affascinati e si lasciano tentare dalla violenza. Tante associazioni si sono costituite contro il degrado fisico e mentale e “Libera” con i suoi presidi porta avanti programmi di tutto rispetto.  Non c’è astio negli occhi dei genitori di Dodò, l’anno venturo compirà 18 anni, non dicono avrebbe compiuto, perché Dodò è una presenza viva nel loro cuore come in tutti noi.
Giovanni tace, loro continuano a raccontare, a parlare di legalità, di progetti futuri con le scuole e con quanti vorranno ascoltarli. C’è attesa nelle loro parole perché nulla resti di intentato, perché chi può si muova con tutti i mezzi per estirpare questo cancro che imputridisce la società.
Sono queste le storie che scavano emotivamente  nel profondo e lasciano tracce capaci di educare i ragazzi perché il dolore di questi genitori  è tangibile come il desiderio di lottare.
Gli occhi si inumidiscono, qualche lacrima affiora per dire grazie a queste persone che hanno un profondo desiderio, quello  che nessuno si dimentichi di Dodò specialmente in un campo di calcio dove lui trovò la morte.    
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” (Giovanni Falcone)