mercoledì 25 novembre 2020

Contro la violenza: dignità e amore


 

Le donne non chiedono di essere festeggiate ma  rispettate ogni giorno e ogni momento della propria vita.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale / e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. / Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. / Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono / le coincidenze, le prenotazioni, / le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio / non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. / Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, / erano le tue. (Eugenio Montale, Satura)

 

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio”, dice Montale alla sua Drusilla, dopo la sua  morte, nell’iter di una vita in cui il poeta riconosce che solo gli occhi dell’amata, sebbene offuscati, hanno saputo cogliere la realtà e lo hanno guidato. Scendere le scale, dandosi il braccio è simbolo di una vita vissuta a due  e del sostegno reciproco che due persone si scambiano con rispetto e amore.  

Poche parole, pochi versi fanno della poesia lo strumento migliore per esprimere il sentimento dell’“amore” che ogni uomo dovrebbe sentire nei confronti della donna, madre di vita dal primo all’ultimo respiro di cui l’uomo è debitore.

Dolcezza, amore e tenerezza si fondono nei versi dove la perdita della propria metà sconvolge la vita stessa del poeta, ma chiara è la loro concretezza vissuta in vita e lo scendere insieme i gradini  si veste di quel desiderio di cui ogni donna vorrebbe sentirsi ammantata  in vita,  ma che viene troppo spesso soffocato da una crudeltà che non trova né logica, né giustificazione nè parole ma solo orrore per l’uomo che, privo di razionalità, si definisce tale.

 

sabato 7 novembre 2020

Il valore della parola e della cultura

 

 Sandro Botticelli, Giovane introdotto tra le Arti Liberali, Musée du Louvre, Parigi

 

Quante cose s’imparano ascoltando i ragazzi!  Dalle loro espressioni si comprende  che  la scuola è il luogo dove si semina e nel tempo si raccoglie, perché  i ragazzi sanno recepire e poi donare.

È a scuola che si formano le coscienze, che si impara a ragionare con consapevolezza, che si apre lo sguardo sul mondo, che si analizzano e si comparano le diversità che diventano fonte di ricchezza. È a scuola che i ragazzi   acquisiscono  il significato di cultura,  ne comprendono il senso in un contesto ampio e diversificato e  la  definiscono, utilizzando la parola che combinata, diventa riflesso del loro pensiero. È a scuola che si impara a rispettare la parola, a coltivarla, ad averne cura come preziosità, a nutrirla di verità.

A scuola si respira cultura.

Quante cose avevamo imparato insieme con il progetto “Interazioni”! Ed è stato gratificante, a conclusione del lavoro, leggere le seguenti espressioni che denotano uno studio attento e consapevole.

La scuola, maestra  di esperienze, dona il  respiro della vita.

Il progetto aveva  donato ai ragazzi, nell’età dell’adolescenza, feconda  di curiosità,  la capacità di fare della cultura, lo strumento per una crescita individuale e collettiva (base essenziale per l’evoluzione della società), e la capacità di spingersi oltre nelle loro espressioni: Un paese senza cultura è come una notte senza luna. Un uomo senza cultura è come un manichino senza volto. La cultura  è l’elemento fondante di una nazione. La cultura è il respiro e l’anima di un popolo. Ogni manifestazione del pensiero è cultura. La cultura è l’identità di un popolo. La cultura è ricchezza. La cultura produce ricchezza. Lo Stato che investe in cultura è lungimirante. Lo Stato che taglia la cultura è retrogrado. Senza cultura non c’è storia. Senza ricerca non c’è progresso. La cultura, sia a livello individuale che collettivo è il  mezzo di difesa più efficace ed è per questo l’arma che fa più paura ai governanti. Lo Stato che privilegia la cultura, manifesta il suo affetto per il popolo ed è definito progressista. Lo Stato che non pone la cultura al primo posto nella sua crescita è poco attento, poco lungimirante, poco consapevole, indifferente all’evoluzione del proprio paese. La cultura è lo strumento per insegnare, istruire, formare, denunciare, condannare, esortare,  unire e tramandare. (Espressioni  dei ragazzi nell’ambito del   progetto “Interazioni”).


 

 
Gentile da Fabriano e bottega. Raffigurazione della Grammatica

Espressioni che elevano il senso della cultura e l’importanza della scuola, come centro di vita sociale dove tutti diamo ma essenzialmente impariamo.