Gherardo Delle Notti
(1590-1656), Adorazione del Bambino (1620)
Galleria degli
Uffizi, Firenze.
Secondo la tradizione di Sarno (SA) e non solo, Natale è tutto nella
vigilia del 24 quando tra canti natalizi e cucina si consuma l’attesa,
l’avvento di ciò che si rinnova nella speranza di un mondo nuovo nello spirito,
nei riti, nei valori. La vigilia è come una volta momento di aggregazione di
tutta la famiglia allargata. Cosa c’è stasera? Hai preparato gli struffoli? Con
tanto miele e diavolilli?. A me senza frutta candita! E le zeppole? Col cavolo,
con i pesciolini, semplici, calde e col sale. Ho fatto le polpette di baccalà,
sono buonissime e c’è la coda in cucina. La prima parte della cena è esaurita
ma abbiamo appena iniziato. Quest’anno la tavola è ancora più allegra perché
c’è Pietro che a soli tredici mesi batte tutti negli assaggi. È bellissimo
vivere il Natale in famiglia. Si mangia irrorati dalle luci del Presepe. Ognuno sceglie l’angolo che
preferisce; a me piace la grotta in montagna ma quella che colpisce è la grotta
col Bambino. È mezzanotte quando la vigilia cede al Natale, un applauso
accoglie il Bambino nella mangiatoia e
scattano gli auguri. Ci siamo ancora tutti a festeggiare ma gli anni passano e
qualcuno degli amici è già andato via. Quante vigilie ho vissuto tra passato e presente ma l’ultima è
sempre la più emozionante. Scorro nelle foto i volti di chi da tempo non
c’è più e mi allieto con i presenti che formano altre generazioni. Il tempo
scivola via sempre più veloce man mano che gli anni passano. Ci proponiamo di
cucinare meno per la prossima volta ma è proprio nel susseguirsi incessante dei
piatti la festa, aggiunge qualcuno, compresa la frutta secca, ognuna con un suo ricordo e un suo significato; e ci arrendiamo. Quest’anno hanno vinto le
polpette di baccalà. Sorniona osservo,
gioisco e penso al prossimo anno.
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