martedì 25 gennaio 2011

Per riemergere dalla deriva: rispettiamo l'adolescenza




Eduard Munch (1863-1944),  Ragazza in lacrime


I problemi più gravi che oggi vive la nostra società sono legati al mondo giovanile e ne investono la fascia più fragile: l'adolescenza
In tema di solitudine, gli adolescenti sono le vittime più frequenti, dato che spesso manca loro un interlocutore  pronto ad ascoltarli.
Sempre più diffuso è lo stato di depressione che investe  molti ragazzi con conseguente disistima verso se stessi e con gesti estremi.
La mancanza di un dialogo, strumento di confronto e di sfogo alle loro ansie  e alle loro insicurezze crea quello stato di incomunicabità che porta all’isolamento.
Gli adolescenti vivono un momento della crescita molto particolare perché fragile e facilmente plasmabile per  cui risulta basilare  la guida dell’adulto. Ma la società di oggi pone troppo spesso ai margini adolescenti e giovani e ne accentua le fragilità con  modelli i cui protagonisti sono soltanto miraggi vincenti.
Il culto dell’immagine e dell' apparire, complici essenzialmente i media, con strumenti differenziati, ha sottratto all’essere la sostanza, dando la prevalenza all’avere.
Disagio e malessere investono sempre più i nostri ragazzi, vanificandone scelte consapevoli e corrette e orientandoli verso l’uso della droga, dell’alcool e del  fumo, quali miraggi alla loro inquitudine 
Il loro disagio e il loro malessere riflettono però il nostro fallimento e ci inducono a una revisione dei nostri comportamenti troppo dissociati dalle loro esigenze e a un rapporto  di formazione biunivoca adulto-adolescente.


Eduard Munch, Pubertà

-Crescere ed essere grande vuol dire maturare in consapevolezza di ciò che ero, di ciò che sono, di ciò che voglio o vorrei essere- Un pensiero questo non riscontrabile nei nostri ragazzi  per mancanza di una responsabilità fecondata.
Molto grave è negli adolescenti e nei giovani la perdita del rapporto con il proprio corpo,  posto alla mercè di chi  ne approfitta con persuasioni, con miraggi, con grave  irresponsabilità.
La dissociazione fra sè e il proprio  il corpo deriva da molti fattori e tra questi: il desiderio di dimostrare di essere grandi e di avere denaro e tutto ciò che  la società offre con  esempi negativi resi plateali dai media.
Il culto dell’immagine diventa sempre più  una  piovra da cui è difficile salvarsi.
Nulla può competere con questa realtà effimera che ci bombarda e ruba ai ragazzi sogni e fantasie, svestendoli della loro identità e della loro personalità.
Lo stato di insoddisfazione di cui sono vittime gli adolescenti è un implacabile atto di accusa verso gli adulti che li ripagano con violenza fisica e psicologica: marchio infamante della nostra società.
Il rispetto di se stessi è il primo canone di una società sana. Il corpo è la ricchezza di ognuno, è la propria anima, la propria coscienza, il proprio cuore; cederlo è  svendere se stessi.
Il corpo vive in sintonia con  la mente e la ragione e con essi caratterizza il nostro modo di essere; cedere il corpo è cedere noi stessi, violare un corpo è violare se stessi.

È tempo che gli adulti si rieduchino al rapporto di convivenza, di rispetto e di responsabilità. Famiglia, scuola, istituzioni e ogni settore di vita sociale si devono consorziare e rivedere i propri comportamenti, per porre freno alla deriva, per rieducarsi e per educare.
Non è retorica, non è utopia ma un invito a riaprire gli occhi che da troppo tempo abbiamo chiuso.
Impossibile? NO!  Se ognuno rivedendo attentamente la situazione o nell’atto di compiere un’azione turpe si chiedesse: e se fosse mio figlio o mia figlia? Forse si fermerebbe la mano di Caino e i corvi sparirebbero dal nostro orizzonte.


Vincent Van Gogh (1853-1890), Campo di grano con volo di corvi


Anna Lanzetta