domenica 2 gennaio 2011

Dopo la lettura di "Cantar d'amore"



  
  Cara Anna,
cantava e canta Pino Daniele: “Napule è tutto nu suonno e 'a sape tutt''o munno. Ma nun sanne 'a verità.”
Neppure io la conosco, la verità. Neppure io la conosco, veramente, questa città.
Ma i suoi suoni, i suoi colori, i suoi odori, quelli, sì. Li porto dentro di me. Talvolta si assopiscono, ma basta un piccolo e, apparentemente, insignificante dettaglio per risvegliarne la piacevole e prepotente presenza. Altre volte, invece, ne avverto forte la mancanza e allora mi basta frugare nei ricordi e ritrovarmi avvolta dal loro tenero e confortante abbraccio.
Mi rivedo bambina, seduta sulla lavastoviglie della cucina, rapita dal “pippiare” del ragù, la cui cottura alimentava la casa di odori magici e intensi, sin dalle prime ore del mattino. Rivedo zia Titina posare la zuppiera fumante di ziti appena conditi, i cui avanzi, ripassati in padella ("arruscati"), avrebbero avuto un ruolo anche nel pasto della sera; la tavola infinita e sempre troppo rumorosa e, poi, il silenzio “religioso” al passaggio dei piatti, da un commensale all’altro; le grandi fette di pane dalla mollica profumata e dalla crosta scura e croccante, di cui zia non mancava mai di rifornirci, insieme di quel salame, per me, sempre troppo pepato e alle grandi olive verdi di cui andavo matta.
Mi rivedo adolescente, prima, giovane donna, poi, recitare con mio nonno una vecchia canzone/poesia che ho sempre creduto intitolarsi ‘a vierno ‘o freddo. Risento il confortante calore della sua voce, il “colore” di certe espressioni, mai usate nella quotidianità, ma esaltate nella lettura e nel raccontarsi. 
Mi ritrovo donna, talvolta nostalgica di tutto ciò, talvolta desiderosa di recuperare un po’ di me e della mia storia, a rovistare tra vecchie canzoni, poesie, testi, risvegliando così suoni, colori e odori.

Un abbraccio,
Silvia

Cara Silvia,
gustiamoci questo ragù, il solo profumo ci inebria. Tutti lo preferiscono con gli ziti, a me piacciono le candele, grandi e lunghe di cui c’è l’addetto per spezzarle ma anche questi fusilli non sono da meno.




Si racconta che la notte prima delle nozze la suocera consegnasse alla nuora la ricetta del ragù ma con qualche ingrediente in meno, in modo che il marito mangiandolo dicesse ma quello di mia madre era un’altra cosa.
  Noi ora, cara Silvia e gentili lettori ce lo gustiamo insieme con Eduardo:




'O 'rraù

'O rraù ca me piace a me
m' 'o ffaceva sulo mammà.
A che m'aggio spusato a te,
ne parlammo pè ne parlà.
io nun songo difficultuso;
ma luvàmmel' 'a miezo st'uso

Sì,va buono:cumme vuò tu.
Mò ce avéssem' appiccecà?
Tu che dice?Chest' 'è rraù?
E io m' 'o  mmagno pè m' 'o mangià...
M' ' a faja dicere na parola?...
Chesta è carne c' ' a pummarola

Eduardo de Filippo, da Sabato, domenica e lunedì

Ma come si fa il ragù? Ogni ricetta ha il suo segreto ma noi proponiamo questa, tratta da Favorite! Presentato e illustrato da Renato Rutigliano Edizioni Marotta.

Ingredienti:
1 kg. Di carne di primo taglio di manzo o girello o primo taglio di maiale (se si vuole un ragù più saporito si possono usare tracchiolelle e gallinelle di maiale)
300 gr. di cipolla
50 gr. di sugna
30 gr. di lardo
60 gr. di pancetta salata
50 gr. di prosciutto
1 spicchio d’aglio
1 bicchiere e mezzo di vino rosso secco
280 gr. di concentrato di pomodoro o 150 gr. di concentrato più 70 gr. di conserva di pomodoro
prezzemolo, sale, pepe, mezzo misurino d’olio.

Servitelo con abbondante parmigiano grattugiato; vi assicuro che questo ragù riconcilia con il mondo.



Pulecenella

Anna Lanzetta