Storia del sole e della luna. Illustrazione di Leonardo Vitiello |
Poche volte il moto dell’universo gli
concedeva di sovrapporsi e lentamente si sfioravano, si guardavano, ma
null’altro. Avevano già da tempo capito che il loro destino era segnato da
leggi immutabili che regolano il cosmo.
<<Perché almeno una volta non si ferma
il tempo? Perchè almeno una volta non si muta l’ordine degli elementi? Perché
non ci è concesso un attimo di felicità?>>
Pensavano chiusi nel loro tormento.
Ogni sera, quando tutto in natura cambia
colore e lunghe striature dipingono il cielo, l’orizzonte segna il declino di
un sogno.
Il disco cala lentamente tra intensi
bagliori, mentre i raggi, come braccia, si tendono per un ultimo soffio di vita
e il mondo si ferma all’ascolto di quel pianto eterno.
Si ode il lamento del“sole” mentre si muta
in preghiera:<< Ferma, dice tremula la voce, ferma il mio viaggio, o
“Principio” del mondo. Fa’ ch’io possa toccarla per un solo istante>>.
Il singulto squarcia il cielo e le parole,
sibilo flebile, svaniscono.
Affranto, si tende il suo ultimo raggio, di
intenso arancio, per stringere il primo di lei, ma inesorabile il tempo incede
e spezza l’attesa.
Tremenda
sventura, sentire nel cuore l’amore e vederlo chimera.
Donava
al mondo vita e calore e a lui era negato l’amore.
<<Quante storie raccontano gli uomini di
cuori e di amori. Mi credono signore felice, perchè nessuno conosce il mio
dolore>>.
Ricordava….
Poche volte si erano sovrapposti, si erano guardati
ma mai toccati.
Felice il ricordo ma doloroso l’epilogo.
Si tendeva tremulo il suo ultimo raggio, per
stringere il primo di lei, ma il tempo troncava implacabile ogni speranza.
Piangeva il sole tra dorati riverberi e si
chiedeva:<< A che serve tanto splendore se mi è negato l’amore>>?.
Il disco calava a rilento. Lentamente
chiudeva gli occhi il “sole” e spariva, mentre tra le ombre che si infittivano,
la “luna” iniziava malinconica la sua ascesa tra un velo di madreperla,
cercando all’orizzonte qualche ultimo bagliore, qualche intesa.
Ma il sogno si infrangeva lungo il pendio
del cielo punteggiato di stelle, ancelle al suo dolore.
La “luna” illuminava col suo raggio il
giardino, intento ad ascoltare la storia di quell’ amore infelice, raccontata
dal grillo canterino acquattato sul piccolo pesco, e nel silenzio che
ammantava, s’udì il lungo sbadiglio di tre lucertole che assiepate si
abbandonavano al sonno della notte.
Mentre pensavo, godevo degli ultimi bagliori,
che filtrando tra le fitte foglie dell’alloro, si proiettavano sul cotto del
giardino, accecanti come un amore struggente.
Il tramonto, con
i suoi colori inimitabili, è un miracolo
del creato, in cui il calare lento del disco scandisce, come un plettro, il
tempo della nostra vita e ci pone in attesa di un domani incerto, mentre la luna inizia il suo cammino.
Mi è sempre
piaciuto immaginare realtà sconosciute all’interno della luna, seguirne le fasi
e capirne l’ influenza sulla vita della
terra e sul destino dell’uomo.
Non c’è pennello né colore capace di ritrarre la
bellezza del firmamento, quella che tinge di estasi il cuore come l’intenso
luccichio della stella che illumina come faro un cielo blu-notte e la scia
argentata della luna che sale lungo il
pendio.
Di fronte a
tanta bellezza l’animo si perde e il pensiero vaga per indagare il disegno
imperscrutabile di chi, “creatore”, disegnò l’universo così perfetto e così
irripetibile.
La luna appariva
in tutto il suo splendore e avanzava simile a una “dea”.
I suoi raggi,
che come laser colpivano il giardino, mi suggerivano strane storie e tra
sussulti e bisbigli, scrissi questo
racconto di un amore impossibile.
(Tratto da: Armonie di un giardino toscano.
Racconti, arte, mito e fantasia, Regione Toscana Consiglio Regionale,
Edizioni dell’Assemblea, 2017. Il testo integrale è a disposizione dei lettori nel sito
della Regione Toscana - Pubblicazioni)