L’edificio, un tempo splendido per ricchezze e
famoso per cultura, con la costituzione dell’Ordine Basiliano, da Basilio Magno, suo fondatore, divenne uno dei maggiori cenobi della congregazione religiosa greco-ortodossa
“uniate” fornito di reliquie e di una vasta biblioteca con manoscritti di
grande pregio. Nel XVII secolo, a causa delle scorrerie dei briganti, fu
abbandonato e decadde completamente, fino a lasciare solo ruderi alle
intemperie.
L’Italia meridionale è come un’ostrica che cela
bellissime perle di cultura, di arte e di storia, che aspetta di essere aperta
con rispetto e cautela per godere dei tesori del suo importante patrimonio. Negli
anni venti del ‘900 il monastero fu scoperto, in mezzo alla folta vegetazione
dell’epoca, dall’archeologo Paolo Orsi, che così ne parla: «A
settentrione di Stilo una catena di modica elevazione separa le due contigue e
parallele vallate dello Stilaro e dell’Assi. A cavallo del valico che collega i
due bacini e che dovette essere attraversato da una mulattiera assai malagevole
ma altrettanto frequentata nei tempi di mezzo, sorgono le ruine di S. Giovanni
vecchio, quasi all’altezza di Stilo, emergenti in mezzo a macchie di neri elci
e di verdi querce, e così segregate dal mondo per la profonda vallata che ben
pochi degli Stiletani le conoscono, e nessuno studioso dell’arte le aveva
visitate. In questa chiusa e quasi mistica solitudine assai prima del sec. X
sorse un umile monastero basiliano….» «….a tanto assurse la sua fama, da
esser proclamato «caput monasterium ordinis S. Basilii in Calabria».
La compresenza di Arabi, Bizantini e Longobardi in
questi luoghi tra il IV e il X secolo realizzò uno scambio culturale ed
economico tra le popolazioni del luogo ancora oggi riscontrabili in monumenti, un
tempo testimonianze di grande fervore culturale e artistico, oggi riportati
alla luce con accurati restauri. Il
monastero di San Giovanni Thirestis è uno di questi e la sua bellezza, grazie
al restauro, lascia senza parole. Esso vanta un passato glorioso e, ridotto nel
tempo a rudere è rinato nel 1994 con il ritorno di monaci greco-ortodossi,
provenienti dal monte Athos che hanno ridato vita al centro monastico che, dal
2008, è retto dai monaci della Diocesi
Romena Ortodossa d’Italia. Il luogo è
mistico e il silenzio e il rispetto sono
d’obbligo. Tutto rapisce e come un’eco che si propaga da lontano, se ne può
ascoltare la storia dagli stessi monaci, che ne curano la vita.
Nel 1990
cominciarono i lavori di ristrutturazione e oggi
il complesso si può ammirare in tutta la
sua bellezza, quale esempio di architettura monastica dell’XI secolo. L'interno è pura armonia, ricco di icone,
pitture, affreschi e pregevoli arredi sacri come l'iconostasi e lo splendido
lampadario in oro nella navata centrale, con una grande base di dodici lati, su
ognuno dei quali è raffigurato un apostolo, vero gioiello di arte eccelsa.
Il centro è
diventato attivo con la celebrazione della Divina Liturgia secondo il rito
ortodosso e molti sono i pellegrini dell’Europa dell’Est che vengono per visitarlo
e ammirare le montagne ricche di grotte, di eremi e di vallate che
invitano alla meditazione.
All'esterno del
complesso, alcune porzioni di
intonaco affrescate ci
dicono che un tempo tutto
l'esterno era dipinto, a testimoniare l’unicità della
costruzione.
La
Calabria ha
sempre qualcosa da regalare all’attento viaggiatore che curioso, si accinge a
visitarla, tanto da farsi riconoscere come scrigno di tesori inestimabili e noi
godremo insieme di tali bellezze.
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