domenica 10 ottobre 2010

Quel piccolo pesco, color fucsia



Quel piccolo pesco, color fucsia

Per me era il saluto alla primavera che di lì a poco avrebbe inondato di colori e di profumi il mio giardino. Ma già quell’anno aveva reso  poco, poco e male. Pochi fiori per la Primavera che s’inoltrava e nessun frutto. Le pesche erano un dono di natura e le sue braccine se ne caricavano quasi a mostrare la sua bravura. Era un pesco nano che faceva mostra di sé accanto alla rosa che lo sovrastava e che quasi lo copriva coi suoi grappoli  bianchi.
Ogni cosa in natura segna il passaggio del Tempo in una trade union tra la vita e la morte, pensai, non senza malinconia. Ma nulla muore nel pensiero; si può solo affievolire nel ricordo, ma basta un nonnulla perché riaffiori e riprenda la sua vitalità. Mi piaceva tanto il racconto di Proust,  della  “madeleinette” che inzuppandola in una tazza di tè, gli trascrive nella mente il suo passato.
Ci sono “pagine” che trovano in noi una tale affinità da diventare nostre, quella riguardante la “madeleinette” è una di queste, per me.
Pensavo a Proust, mentre guardavo quello spazio, un tempo rosa fucsia, e rivedevo coloro che cresciuti sono andati via, quelli che non ci sono più, gli amici di un tempo, qualche ruga,  qualche capello bianco.
Pagine di vita che ritornano!
Ora lo spazio è occupato da un altro pesco che darà altri fiori e altri frutti ma non più i primi.
È la legge della natura nell’inarrestabile fluire del tempo!.
È mutato il mio giardino e con esso il tempo della mia vita.
Il chiasso dei bimbi ha ceduto il passo al silenzio degli adulti.  
Tutto passa ma nulla muore se il pensiero diventa alcova di ricordi.
Il giardino vive dentro di me con i suoi mutamenti, e i suoi sussurri alimentano, di giorno in giorno, i miei racconti.