mercoledì 29 settembre 2010

Quei meravigliosi occhi, color smeraldo


                                                                         Briciola

Dopo quattordici anni di convivenza mi ha lasciato. Non pensavo che una  gattina potesse provocarmi un vuoto così profondo.
All’improvviso non si era più nutrita, né si staccava  più dal cesto.
Sarà diventata pigra con l’età! Pensavo! Ma poi mi accorsi che qualcosa di brutto stava per succedere. La corsa in clinica, le cure adeguate, ma nessun mutamento.
La seguivo nei brevi percorsi, perché non andasse via, a morire lontano da me.
Stavamo ore in giardino, lei mimetizzata sotto la siepe di alloro e io seduta a spiarne ogni piccola mossa.
Briciola, la chiamavo, spostando le foglie e lei mi guardava con i suoi incredibili occhi color smeraldo.
Quante ore l’ho tenuta in braccio, cullandola e carezzandola, perché sentisse  che la volevo ancora con me, che quattordici anni trascorsi insieme non erano tutta una vita, che non potevo, che non volevo  perderla. Quante cose ci siamo dette in quei lunghi silenzi con le sue zampine strette tra le mie mani, con la testa appoggiata e gli occhi fissi nei miei.
Bisogna avere cura e rispetto per gli animali,  per ciò che ci insegnano, per l’affetto che ci donano, perché non possono difendersi contro la nostra insana violenza, perché ogni nostra crudeltà li ferisce mortalmente. Basta accarezzarli  per sentirne la tenerezza e desistere da tristi propositi.
La mia Briciola è morta; se ne è andata senza un lamento, tranquilla come era vissuta e chiusa in una scatola ora giace sotto un ulivo.
Non posso esprimere a parole ciò che in questi anni mi ha donato, non sempre si può, e ora che non c’è più la sento ancora vicina, mi sembra a tratti di scorgerne l’ombra  saltellante di quando era  piccina, di rivederla sul davanzale accanto al vaso di gerani, quando bellissima, nel suo manto a macchie grigie, faceva innamorare tutti i gatti del vicinato; quello bianco, grande e grosso che si stendeva per raggiungerla, non l’ho più visto. Chissà! Forse la cerca altrove o forse anche lui non c’è più. 
E mentre scrivo, sento il suo peso sulle ginocchia, come un tempo, guardo la sua foto e penso che ho perso un’amica, una cara e indimenticabile amica.

                                                                           Anna Lanzetta
                                                                      annalanzetta@libero.it