martedì 28 settembre 2010

Agenda di classe: quelle quattro mura bianche


                                                                  Platone e Aristotele


E all’improvviso è scomparso il “tempo” che mi separava dai banchi, dai volti in attesa, da quelle quattro mura bianche intrise della mia passione, di un amore non ancora consumato per la scuola e per l’insegnamento. Un tonfo al cuore, quando,  entrando nell’auditorium, mi sono ritrovata tra 180 studenti e poi  200, pronti con penna e foglio ad ascoltare, ad ascoltarmi.
Non pensavo di incontrarne tanti e l’emozione ha avuto il sopravvento. Sono ritornata indietro al mio tempo di  insegnante e lo smarrimento mi ha sorpreso ma il contatto con quella  realtà in me mai sopita  ha trasvolato ogni ansia e ho sorriso del mio imbarazzo.
In attesa aspettavano che cominciassi, ignari di ciò che mi stessi chiedendo: cominciare con il tricolore e tracciarne la storia? Parlare subito dell’ “unità d’Italia” e puntare dritto alla Breccia di Porta Pia? E come avrei parlato del potere temporale della Chiesa? Dei Patti del Laterano? Della Questione romana? Il tema era vasto e complesso! Come avrei manifestato il mio compiacimento per un evento storico così importante e il mio livore per ciò che si sarebbe potuto evitare? Come avrei parlato per evitare la loro noia?. Sembra lungo il pensiero nell’imminenza dell’azione, ma tutto è avvenuto nel modo più semplice, una chiacchierata tra pari per  seguire in immagini la storia  d’Italia e le sue vicende dal 1861.
La storia è il nostro presente che si lega al passato come appartenenza. È un  dovere raccontare, è un diritto sapere, per tramandare. Protagonisti di quella storia siamo ancora tutti noi in una linea di continuità col passato. Avevo iniziato con il “senso” della Storia, a me molto caro e siamo così entrati nel cuore della nostra Italia, un pezzo di terra esposto nei secoli a mille soprusi, a invasioni, a conquiste, a dominazioni e ancora oggi al pericolo di divisioni territoriali, di sostituzione di simboli, di rifiuto del nostro inno.
Speriamo che ciò non accada, anche se il pericolo incombe con tutte le sue lacerazioni e con la poca avvedutezza di chi opera senza ragione e senza cuore.
Eppure Manzoni era stato chiaro, quando aveva detto:                                  
Chi potrà della gemina Dora, / Della Bormida al Tanaro sposa, /Del Ticino e dell’Orba selvosa / Scerner l’onde confuse nel Po; / Chi stornargli del rapido Mella / E dell’Oglio le miste correnti, / Chi ritorgliergli i mille torrenti /Che la foce dell’Adda versò,
Quello ancora una gente risorta / Potrà scindere in volghi spregiati, /E a ritroso degli anni e dei fati, / Risospingerla ai prischi dolor; / Una gente che libera tutta / O fia serva tra l’Alpe ed il mare; / Una d’arme, di lingua, d’altare, / Di memorie, di sangue e di cor. A. Manzoni, da Marzo 1821
Un buio è calato dentro di me e forse è stato avvertito!
Scorrevano le immagini dell’Italia e con esse il suo travaglio e il suo sacrificio. Scorrevano i simboli del nostro tricolore e della sua storia. Era presente l'ombra di Mameli e il suo Inno che ci appartiene e ci rappresenta.
I ragazzi annotavano le date del Concordato e della sua revisione e le tante encicliche, le interferenze della Chiesa nelle problematiche che toccano tutti noi e le nostre scelte e le mie che vivo nel credo di una laicità che mi accompagna da sempre nella scelta dei valori.
Come è tutto cambiato in pochi anni, pensavo mentre dialogavo, e come tutto sta cambiando per altri obiettivi che alterano il puro “senso” della storia, della cultura, della scuola.
I ragazzi annotavano ciò che dicevo,  in un piacevole brusio che a momenti si accentuava ma  che non distoglieva dal dialogo.
La scuola sta cambiando, mi dicevo, ma coglievo nei ragazzi  la freschezza di sempre e speravo che nessun cambiamento in atto ne alterasse gli elementi di volontà e disponibilità .
Un saluto e un ringraziamento reciproco e poi  silenzio nell’auditorium; avevo ancora una volta ricevuto tanto da loro. Mi chiedevo se li avessi altrettanto ripagati e già pensavo alle altre scuole in cui avrei parlato non solo di questo ma anche di letteratura, di arte e di musica, atte a fecondare la conoscenza del nostro Risorgimento.

Conferenza sul tema “La Breccia di Porta Pia e il rapporto Stato-Chiesa” Istituto Russell Newton Scandicci (Firenze)
20 settembre 2010-09-28

Platone e Aristotele o la filosofia, Formella 21 del Campanile di Giotto, Firenze.
Opera di Luca della Robbia, Firenze, 1440 circa-1481
                                                                      
                                                                       Anna Lanzetta
                                                                  annalanzetta@libero.it