martedì 21 settembre 2010

Il "sole" è vita ma non il "sole di Adro"




Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messer lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumeni noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Francesco d’Assisi  Cantico delleCreature o Cantico di Frate sole

Il  “Sole”, da sempre simbolo di vita, non può essere confuso con il  termine improprio di “ sole delle Alpi”, che  esposto come simbolo,  in numero esorbitante, nella scuola di Adro, non risplende ma oscura la mente e il cuore.
Il simbolo suscita vergogna verso chi ha avuto questa idea malsana, compassione verso chi è costretto, suo malgrado, a subirlo, costernazione in chi vede in tale simbolo un elemento di divisione che lede profondamente la nostra unità nazionale;  simbolo raccapricciante,  perché esposto in una scuola, luogo deputato alla formazione e all’educazione dei nostri giovani.

Sconvolge questa teatralità e l’utilizzo di simboli , miranti a un distinguo, ma che evidenziano  soltanto la tracotanza,  l’ignoranza  e la  presunzione di chi pensa di utilizzarli  per tracciare una propria identità differenziata, senza considerarne il danno a livello educativo,  provocando un disorientamento nei propri  figli nel senso più puro  della  storia, come “appartenenza”.

Che ben vada via dal territorio italiano ( e spero, in nome del buon senso, che siano in pochi) chi non ne conosce e condivide la “Storia” ma che non si arroghi il diritto di dire che sta educando, perché simboli, barriere, pregiudizi e discriminazioni nulla hanno da  condividere con un sistema educativo se non quello di evidenziare limiti, negligenze e creare distorsioni.

L’utilizzo di questi simboli, come di tanti altri gesti, nati per un distinguo, si commenta  dunque da solo e alto per fortuna  sta diventando il coro dei dissenzienti.
Queste azioni  offendono nel profondo la sensibilità di chi ha a cuore la scuola e che  vede in pericolo il processo di formazione, il cui obiettivo primario dovrebbe essere l’educazione ai nostri valori, che ci hanno distinto, e che solo se  difesi,  ci possono ancora distinguere in termini di “unità, tolleranza, apertura alla diversità, al dialogo, alla comunicazione”.

Mai come in questo momento la “storia” deve diventare uno strumento contro ogni sistema di divisione. Auspichiamo una presa di coscienza collettiva  in un momento in cui ci accingiamo a celebrare i centoquarant’anni della Breccia di Porta Pia con Roma capitale d’Italia e i centocinquant’anni della nostra “unità nazionale” che tanto ci costò.
 
Spero che il “risveglio” tocchi la mente e il cuore di chi siede negli alti ranghi, che  ci sia in loro  un risveglio immediato  verso tutto ciò che di negativo si  sta  verificando nel mondo della scuola e verso tutte le componenti che vi operano, perché le divisioni  non fanno crescere né il paese né la scuola. Spero che risorga di  nuovo e per tutti  il vero sole  della vita, portatore di un ampio respiro.

Anna Lanzetta