![]() |
Cripta del Peccato Originale |
Poco distante dalla via Appia, in
una delle gravine che solcano l’altopiano della Murgia Materana, fra vigne,
ulivi e campi di grano, si trova uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia: la Cripta del Peccato Originale, una cavità naturale a
strapiombo sulla Gravina di Picciano, tra le più antiche testimonianze dell’arte rupestre
del Mezzogiorno d’Italia, dove il Pittore dei fiori di Matera, anonimo artista vissuto
intorno al IX secolo, affrescò scene dell’Antico e del Nuovo
Testamento in un ciclo risalente al IX sec. d.C. Per il valore teologico
e artistico del compendio pittorico la chiesa-grotta è stata definita la Cappella Sistina
della pittura parietale rupestre. Nella Grotta dei Pipistrelli, che
si trova a circa 4
chilometri dal centro abitato, l’archeologo Domenico
Ridola compì la sua prima esplorazione e ritrovò manufatti paleolitici. Nato a Ferrandina nel 1841 e morto a Matera nel 1932,
Ridola condusse scavi importantissimi nel territorio, consentendo al Sud di
uscire dal suo isolamento. Notevole è stata la sua ricerca per
ricostruire le origini di Matera nel periodo Paleolitico e Neolitico. Così
scrive << I miei scavatori mi
dicevano di non andare alla "grott du mattivagghi", la grotta dei
pipistrelli, perché non c'era niente là sotto. Avevano scavato già in tanti,
per molti anni: sì, tiravano fuori ancora qualche cosa, qualche coccio, qualche
punta di freccia, persino qualche osso, ma niente di più. Dovevo andare nella
Grotta, dovevo rendermi conto di cosa si nascondesse dietro i pipistrelli.
Sapevo bene che non esisteva il tesoro di Barbarossa". "Io cercavo,
volevo trovare altro. Anzi, forse volevo solo capire, scavare per conoscere”
(da La Città
dell’uomo). "Un ritrovamento,
tra i primi, che effettuai e che mi commosse fu quello di un focolare, il più
grande, collocato in direzione dei primi raggi del sole nascente. Dunque la
grotta non era stata sempre regno dei vampiri volanti: dunque la grotta era un
luogo sacro per gli uomini antichissimi del Paleolitico. Sì, questo era un sito
molto più antico di quanto nessuno avesse mai pensato".
![]() | |
La venerazione della Vergine, particolare di affresco, cripta del Peccato Originale |
Il viaggio è conoscenza ed
è un privilegio per il visitatore entrare nel cuore di un territorio guidato
dalla voce di artisti, letterati e di quanti vi operarono. Giovanni
Pascoli (1855-1912), giunse a Matera il 7 ottobre del 1882 per insegnare latino
e greco nel locale Liceo Ginnasio. Nelle lettere che inviava alle sorelle Ida e
Maria, scriveva: “Sono a Matera sin dalle
ore prime antimeridiane del 7. Arrivai all’una dopo mezzanotte, dopo molto
trabalzar di vettura, per vie selvagge, attraverso luoghi che io ho intravisto
notturnamente, sinistramente belli.… Una città abbastanza bella, sebbene un
poco lercia.” .“I contadini vanno
vestiti nel loro simpatico ed antiquato costume e stanno tutto il giorno,
specialmente oggi che è domenica, girelloni per la piazza. Hanno corti i
brachieri e scarponi grossi senza tacco, una giacca corta e in testa un
berrettino di cotone bianco e sopravi un cappello tondo. Sembrano che si siano
buttati giù dal letto in fretta e furia, e si sian messi per distrazione il
cappello sopra il berretto da notte”(7 ottobre 1882). “...ma in generale sto bene a Matera…sai di una cosa mi lagno:qui è
troppo caro il vivere e l’alloggio e tira quasi sempre scirocco…(19 ottobre
1882). "Non c’è un libro qua, da
vent’anni che c’e’ un Liceo a Matera, nessuno v’è uscito con tanta cultura da
sentire il bisogno d’un qualche libro; i professori pare che abbiano avuto
tutti la scienza infusa; e perciò di libri non s’è n’è comprati. Ci vorrebbe
forse un sussidio del governo, ma il Governo probabilmente non ne vorrà saper
nulla".(1902, al Preside del Liceo di Matera Vincenzo Di Paolo). “Come mi giova, dopo una vita così torba
tornare a cotesta serenità di pensiero e di parole, che avrei dovuto prendere
da lei in quella povera città di trogloditi, in cui vissi così felice, sebbene
così pensoso! Sì: delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride
di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di
malinconia” (5 ottobre 1883,
a Giosuè Carducci).
Matera è una città da visitare
più che da descrivere, perché è camminando per le sue strade che si vive la suggestione di un’atmosfera che occupa ogni pensiero e che pagina dopo
pagina, sasso dopo sasso si sfoglia e racconta una storia antica che ogni
visitatore cattura come un raggio. Bellissima è Matera al tramonto, quando si
riveste di riflessi d’oro e di infinite luci che la mutano in un meraviglioso
presepe e la incoronano regina della
storia.
Il nostro omaggio continua