Storia del vento e della nuvola rosa
Aveva
ululato tutta la notte, perché lei lo sentisse e lo vedesse.
Truce e rabbioso si alzava, si inabissava,
correva, ora veloce e sibilante, ora piano, come un soffio di vita, che cerca
la propria anima nell’infinito.
Nel cielo appena striato dall’alba, era
apparsa ricoperta di trine e di pizzi di un pallido rosa.
Al soffio del vento danzava con i capelli
intessuti di fiori e di perle.
Leggiadro il viso, tra i biondi capelli di
seta, acerbe le tenere forme.
Una dea, pensava lui! E un brivido lo
scuoteva.
E come dea di un mito antico, appariva dolce
e leggiadra.
Dolce e leggera, si lasciava cullare la
nuvola dal soffio del vento divenuto lieve, ma donava il proprio cuore a un timido
raggio di sole.
Li vide rapiti, capì che il loro era amore e
di nuovo furente, il vento squarciò il cielo con un grido di dolore.
L’abito di lei divenne lacero e scuro sotto
il rimbombo dei lampi e dei tuoni e una coltre nera come la notte calò sul
mondo.
Il suo pianto colpì il vento, come un sasso
scagliato con forza.
Il timido raggio di sole era sparito,
inghiottito dal buio più profondo, mentre egli pentito la cercava in ogni dove.
La vide da lontano, lacera e tremante. La
raggiunse e la strinse a sé con ardore.
Ma troppo tardi!.
La tragedia della sua follia ormai si
compiva.
Impotente, la strinse con forza e la sentì sciogliersi,
stanca e dolente, contro il suo petto.
Uno scroscio d’acqua gelida lo inondò.
Non
morire! Per il mio cuore, non morire! Resisti alla mia insana follia. Diceva
singhiozzando ilvento mentre stringeva a sé l’ombra della nuvola morente.
Tra i singhiozzi il vento la implorava, ma
invano.
La nuvola non poteva più sentirlo e i suoi
occhi, quasi spenti, cercavano disperati il timido raggio di sole.
Lontano riecheggiava negli anfratti
il pianto disperato del vento innamorato.
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