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NOI CHE CADEMMO
Fummo una zolla qualunque
al taglio del vecchio aratro
che il nuovo trattore ferisce
inpianto, sudore e lavoro
Ora ascoltiamo i sospiri
di neri e snelli cipressi
dipinti da soffi di sole
in chicchi di riso azzurrino
che l’acre piovasco flagella
Viviamo in bellezze di morte
fra pioppi inclinati sul rio
E siamo la gialla pannocchia
che nutre la fame del povero
che accende la fede nell’uomo
Siamo promessa di pace
che tesse tovaglie d’altare
e bianchi lini di sposa
per alta promessa di vita
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noi che cademmo a vent’anni
nel sogno sublime dei liberi.
Giuseppe “Pino” Bartoli (Brisighella, 18/07/1920, 20/06/2004)
La
poesia apre i cuori e le menti perchè la storia sia sempre viva in noi e nelle
future generazioni
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In un grido unanime: Questa non si tocca