Giovanni veste magnificamente i
panni di Don Milani e con un cast di attori eccezionali ci fa vivere la realtà
della canonica di Barbiana, lontana dai centri abitati, con l’impianto di una scuola povera di risorse ma moderna negli
obiettivi, aperta ai ragazzi più indigenti perché imparino insieme il gioco
della vita e un mestiere.
I mille problemi quotidiani e le
indigenze non fermano Don Milani che
rivive appieno nelle parole e nella gestualità di Giovanni.
Quei ragazzi sono il domani della società e compito
delle istituzioni è quello di
aiutarli.
La società attraverso la scuola
deve inserire e non escludere, rimuovendo gli ostacoli.
Il linguaggio del teatro è
universale e tocca profondamente il momento in cui il piccolo Luciano arriva a scuola con gli abiti inzuppati perché
è caduto nel ruscello. “Tutti per uno”, il motto di Barbiana si attiva, i
ragazzi vanno in paese con i cartelloni a reclamare i loro diritti e a chiedere
al sindaco la costruzione di un ponte per consentire al piccolo Luciano di
frequentare la scuola.
Sono passati molti anni, ma quel
ponte c’è a testimoniare la volontà e la caparbietà di Don Lorenzo che aveva
aperto una giusta strada ai ragazzi.
Il teatro è vita e lo spettacolo
fa riflettere, i dialoghi di Giovanni-Don Milani richiamano una realtà diversa che oggi
investe la scuola, che per chiamarsi tale dovrebbe riscoprire il suo significato sociale ma essenzialmente il rapporto tra docente e allievo fatto di
fiducia, di comprensione e di rispetto.
Giovanni, sensibile ai problemi
dell’infanzia, della scuola e della società tutta ha fatto del teatro il
miglior mezzo di comunicazione perché si guardi al passato come confronto e si
riscoprano le radici di una scuola dove
il motto “Tutti per uno” ritorni ad essere una lezione di vita.
Giovanni, con la sua arte, ci commuove in modo
evidente, ci entusiasma, ci stimola e ci offre la possibilità di ripensare e di
riflettere, una lezione di teatro da non dimenticare.
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