María vestita da contadina valenciana
Joaquín
Sorolla (1863–1923)
Compio settant’anni. Il numero è
alto ma non mi turba. Non impaurisce il tempo trascorso se si ama la vita, se
non si guarda indietro o nel futuro con paura e timore, se si apprezza ciò che
la vita ci ha donato.
A me ha donato tanto, merito di chi da tanto
mi vive accanto e mi rende dolce ogni momento della mia vita e della mia giornata.
Vivo con gioia il mio tempo,
guardo sorridendo a quello trascorso e col cuore colmo di speranza a quello che
verrà.
È un traguardo importante, una
valutazione della vita trascorsa, di momenti lieti e tristi ma sempre vincente
contro le avversità.
I miei settant’anni li ho
trascorsi felice con tutti quanti se ne sono ricordati con pensieri, con parole affettuose e con fiori
odorosi, annuncio della primavera nell’aria e nella mia vita.
Felice, circondata dall’affetto
dei miei figli adorabili in ogni gesto, di tre splendide nuore e del sorriso dolcissimo del piccolo Pietro:
-auguri nonna- mi dice e gli occhi non reggono, il tremolio della luce ne è
testimone col battito accelerato. Una serata indimenticabile giocata tutta sulla sorpresa davanti a una tavola imbandita
dove il pesce ruba ogni golosità. I regali sono stupendi e come dagherrotipo mi
passa accanto una bambina esile, con lunghe trecce rosse che sognava di volare
su una nuvola rosa, io stasera non sono più molto leggera, i miei capelli sono
tinti ma volo, sto volando ancora su una nuova rosa, viatico della mia vita.
Sono felice!
Grazie di cuore a quanti mi sono
stati vicini e con i quali condivido con gioia la mia felicità.
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