venerdì 9 maggio 2014

A Hermes, all’emozione che dona la scrittura.



Ci sono momenti nella vita indimenticabili, uno di questi è stato l’incontro dopo anni con Hermes,  l’allievo di origini peruviane inserito in una mia classe del biennio: ITIS “A. MEUCCI” e che seguii anche nel triennio. Un’amicizia che il tempo non ha scalfito anche se lontani per anni..
Ci siamo ritrovati su Facebook e martedì 6 maggio è venuto a casa mia. Gli ho mostrato il libro “Sapere per creare”. Il libro  raccoglie i racconti che gli studenti  scrissero come esperienza di “scrittura creativa”. È indescrivibile l’emozione  di Hermes quando gli ho aperto il libro a pag. 87 che riporta il suo racconto.
L’esperienza di scrittura, allora fu notevole, oggi incontenibile la sua emozione che mi ha coinvolta totalmente. Bellissima la sua espressione: -dirò a tutti che non so soltanto suonare, ma anche scrivere- e gli occhi gli brillavano di gioia e di commozione.
Questi sono i momenti in cui ci si rende conto del valore della scuola, della lettura e della scrittura creativa.
Un pomeriggio straordinario, un momento magico intriso di ricordi e di promesse davanti a una deliziosa torta.

Le foto sono un po’ sbiadite ma i ricordi restano nitidi.
L’esperienza di scrittura creativa è riportata nel libro “Sapere per creare” pubblicato da  Morgana Edizioni ed è presente tra i link di questo Blog, alla voce: Scrittura creativa: Racconti dei  ragazzi.


Tupac Amaru, l’ ultimo inca
 Tupac Amaru fu accusato davanti al re, da alcune persone, che lo odiavano, d’aver sottratto e tenuto per sé una parte dei tributi, che aveva preso a Cuzco.
Il re ordinò ai suoi servi di catturare Tupac Amaru e di non permettere ai suoi amici Inca, di aiutarlo.
Tupac Amaru allora scappò insieme con la sua sposa, Micaela Bastidas, con le sue figlie: Sol ed Elvira e con alcuni familiari, che gli erano fedeli.
Arrivato a Cuzco, scoprì che non poteva restare in città, perché il re aveva vietato a tutti di aiutarlo e così, insieme ai suoi familiari passò di notte il confine.
Il giorno seguente, arrivò a Trujillo e lasciò, in un luogo sicuro, la sposa, le sue due figlie e i suoi amici più fedeli, perché non li voleva coinvolgere nelle sue disavventure. Continuò il cammino, cercando di sottrarsi ai suoi nemici e molti furono i cavalieri, che si offrirono di accompagnarlo, nella sua fuga.
Durante l’esilio si mostrò molto semplice, generoso e d’animo nobile e per questo, fu amato da tutti.
Nel suo viaggio avventuroso, sostenne moltissime battaglie e le vinse senza nessuno sforzo.
Tutte le ricchezze che accumulava nelle battaglie, le mandava al re, per saldare i tributi del cui furto era stato accusato.
Il re, di fronte a tanta fedeltà, si rese conto che Tupac Amaru era stato accusato ingiustamente e per ricompensa, gli permise di riunirsi con la sua famiglia, nella città di Trujillo.
Le grandi ricchezze che Tupac Amaru inviò al re, suscitarono in molti il desiderio di possederle, come gli "Infantes de Carrion", che vivevano ai confini del Perù.
Essi chiesero al re la mano delle figlie di Tupac Amaru.
Nelle vicinanze del fiume delle Amazzoni, presso il quale il re perdonò Tupac Amaru, si fissarono le nozze di Sol e di Elvira con gli Infantes de Carrion, che si celebrarono in Trujillo, con grande ostentazione.
Tupac Amaru aveva accettato il matrimonio delle figlie solo per ubbidienza al suo re, ma in effetti sospettava dei suoi generi. Dopo alcuni mesi infatti, gli Infantes de Carrion si dimostrarono vigliacchi sul campo di battaglia e la gente si burlò di loro. Gli Infantes, allora, pensarono di vendicarsi di tale umiliazione e chiesero a Tupac Amaru di partire con le loro spose. Tupac Amaru accettò la loro richiesta ed essi partirono, ma arrivati in una cittadella vicino a Lima, legarono le loro spose a due alberi e le abbandonarono, dopo averle quasi ammazzate di botte.
Il giorno dopo, Tupac Amaru venne informato di ciò che era successo alle sue figlie, ma egli si rifiutò di credere che fossero stati i suoi generi. Intanto, gli Infantes de Carrion si erano recati nella città di Cuzco, nella quale si trovavano alcuni loro amici spagnoli, appartenenti ad una dinastia molto potente, per chiedere il loro aiuto e catturare Tupac Amaru.

Gli spagnoli si prepararono al combattimento e iniziarono l’attacco: incendiarono Tinta, luogo nel quale Tupac Amaru aveva trascorso la sua infanzia e ammazzarono molte persone innocenti.
Quando queste notizie arrivarono a Tupac Amaru, egli fece preparare il suo esercito, per combattere contro gli Infantes de Carrion.
I due eserciti si trovarono di fronte a Tungazuca e lo scontro fu violento. Gli Infantes vinsero per la superiorità degli armamenti, fecero arrestare Tupac Amaru
e tutta la sua famiglia e li condannarono a morte.
La condanna fu eseguita. La moglie e le due figlie di Tupac Amaru furono decapitate e le loro teste furono esposte sulle mura della città.
Tupac Amaru, legato con pesanti catene, fu costretto ad assistere alla morte delle donne, senza poter far nulla, per aiutarle.
Dopo la morte della moglie e delle figlie, giunse il suo turno: venne sottoposto prima ad una serie di torture molto crudeli e quando perse i sensi, fu decapitato.
I suoi resti furono esposti nella piazza di Cuzco, come simbolo del dominio spagnolo, a significare che se qualcuno si fosse ribellato avrebbe fatto la stessa fine di Tupac Amaru.
Così la vita di Tupac Amaru ebbe fine, e da quel momento in poi, tutti i cittadini dovettero rispettare e ubbidire ai nuovi sovrani usurpatori.

Hermes Bustos Majanca
Il racconto è stato ispirato da El Cid Campeador