Nel 2013 si contano 134 donne,
vittime di una violenza cieca e assurda ma la cifra è approssimativa e tante
sono coloro che non denunciano e che lacrimano nel buio.
Ogni anno si celebra la festa
della donna come se la donna dovesse vivere un solo giorno dimentichi che da
sempre la donna è il punto forte della società e che merita una considerazione
ben diversa.
Tutte le iniziative sono
elogiabili per parlare della violenza a
cui quotidianamente le donne sono esposte
ma i risultati non sono incoraggianti. Perché
allora la violenza non diminuisce?.
Non basta un giorno per parlare
di violenza!. La società può reagire alla violenza perpetrata a danno di donne di ogni età e che ci
relega nel gradino più basso della scala
sociale, solo attraverso l’educazione che
può preparare i bambini ad affrontare da
grandi tale problema con la giusta
consapevolezza. Un’educazione che deve iniziare fondamentalmente in
famiglia con giusti esempi e comportamenti adeguati, per espandersi poi nella
scuola e nella società tutta.
Troppi esempi ci dicono che la
donna è in ogni angolo e in vari modi offesa e violentata fisicamente e
psicologicamente perché la violenza non è solo una lama di coltello ma è ingiuria,
privazione, intimidazione, offesa. La donna non si è mai arresa e ha cominciato
a reagire e a denunciare, superando paura e diffidenza, ma sta agli uomini darle con intelligenza la sicurezza di cui
necessita. Le donne dimostrano coraggio
e dignità ma sta a noi tutti acquisire coscienza di un problema che ci
coinvolge e ci umilia come esseri umani.
L’8 marzo deve essere un giorno di riflessione. La
donna non chiede di essere festeggiata ma rispettata per il ruolo che da sempre
le compete nella società contro ogni forma di sopruso perpetrato contro di lei
sia in casa che fuori casa. L’ “uomo”
deve capire che la non violenza è quel passo verso una società che vuole
definirsi civile. Che si levi unanime il grido di dolore verso questa barbarie
che da sempre incancrenisce l’umanità.
Penso a questo giorno come
l’occasione per riflettere e interrogarci
in silenzio, per guardare dentro di noi
e capire come sconfiggere questo mostro, per agire insieme uomini e donne
perché l’”uomo” desista per sempre da comportamenti che nulla hanno di umano.
Insieme si può con l’educazione in ogni contesto sociale perché i bambini ci
guardano e spetta a noi non insegnargli la violenza ma il rispetto e l’amore.
Tutto è possibile se impariamo ad
operare il miracolo che da troppo tempo attendiamo, il solo che può risolvere
il problema: la sua grossa mano tesa verso quella piccola e forte di lei in un
atto reciproco di intesa, di rispetto, di amore.
Solo allora la mimosa potrà
inondare il mondo della sua essenza e della sua apparente fragilità. La
mimosa è simbolo della donna che
apparentemente fragile, riesce a
crescere anche su terreni difficili.
|