Auguste Rodin, Il poeta e la sirena, 1909 marmo
Riempiono gli
occhi di bellezza e di candore le sculture in
marmo, in gesso o in bronzo, che
tra le mani dell’artista diventano materia morbida, sensuale e vibrante, in un
palpito d’amore, in uno slancio ideale e lirico. Opere in marmo che ci regalano
il sogno, la giovinezza, l’amore come: Il poeta e la sirena del
1909, Paolo e Francesca tra le nuvole
del 1904-1905, La morte di Adone del 1891 o
in gesso patinato come: Il bacio,
1885 ca. e l’amore di Camille Claudel
per l’artista con Ritratto di Auguste Rodin, 1888-1889, e Balzac, studio finale, bronzo , 1897.
Interessante è l’omaggio a Dante con il progetto che
l’artista chiamò Le porte dell’inferno, con i personaggi danteschi e il Pensatore, 1880 ca. L’opera, una statua monumentale,
in gesso patinato, doveva infatti rappresentare il Sommo Poeta
intento a riflettere sul suo lavoro “La Divina Commedia”, che si apprestava a realizzare, ma che
oggi ha acquisito un significato
universale, una riflessione profonda sull’intera umanità.
Auguste Rodin
(1840, Parigi – 1917, Meudon) è considerato uno dei più grandi scultori nonché l’iniziatore della scultura
moderna. Un artista
che scolpisce l’anima con un susseguirsi di passioni, di sentimenti, di
rievocazioni scolpite ad arte, per denudare il pensiero. Uno scultore moderno, di quella modernità che non
affascina solo per eleganza e perfezione ma perché incarna l’esigenza dell’uomo
decadente di penetrare il pensiero e
di leggerlo, per capire sé stesso. Bronzo,
gesso e marmo entrano in competizione ma nessuno sovrasta, materie che
diventano momenti per leggervi
l’evoluzione della vita dell’artista e della sua arte.
Pregevole è l’allestimento grazie
al curatore, Marco Goldin. Domina
l’esposizione, Il Pensatore, che con la mano appoggiata sul mento, diventa l’emblema dell’uomo moderno che
riflette sull’esistenza, angosciato dai
cambiamenti di un’Europa in crisi d’identità, sull’orlo della Grande
Guerra. In relazione viene da pensare (a
livello personale) al Wanderer di David Caspar Friedrich , il viandante, l’uomo
che pensa, che scruta l’universo alla ricerca di una verità in un groviglio di
pensieri che non dipana. Pensiero,
gesso, 1893-1895, opera delicata nell’espressione, che se rievoca da una parte
i Prigioni di Michelangelo si cala nella sua epoca per il copricapo nuziale
bretone. La donna esprime, con gli occhi chiusi rivolti in basso un senso di
oppressione, un bisogno di scrollarsi di dosso il fardello di pensieri se non
della stessa vita, in un “non finito” che non fu capito all’epoca, ma che
presente in altre opere, trasmette
realismo, dinamismo e tensione e richiama il periodo trascorso dall’artista in Italia, in particolare a Firenze nel 1875.
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