Luca della Robbia, La Grammatica |
Il clima di violenza che
imperversa nel nostro paese è diventato allarmante. La scuola paga il tributo più
alto con atti di violenza perpetrati tra
gli stessi ragazzi e contro gli insegnanti. Il problema riguarda l’intera società e sollecita da parte di tutti un esame di
coscienza e una risposta a una serie di
interrogativi. Perché i ragazzi assumono
tali comportamenti? Perché usano la violenza? Perché aggrediscono, picchiano e
umiliano? Quali sono gli atteggiamenti di noi adulti nelle diverse sfere
sociali? Siamo aperti al dialogo, all’ascolto e alla comunicazione? Sappiamo
essere severi nell’impartire regole? Sappiamo dare affetto e amore? È difficile
rispondere, basta guardarsi intorno per capire: la violenza imperversa in
famiglia, verso le donne, verso i più deboli, i diversi, per paura, per
ignoranza, per timore di dover cedere qualcosa, per il falso miraggio di essere
qualcuno. Ognuno di noi, nella propria
sfera pubblica e privata, ha diritti e doveri, direttive che regolano la vita civile e la convivenza dove
fondamentali sono i valori che se adeguatamente osservati ed impartiti,
concorrono ad una formazione consapevole dove i principi di solidarietà,
uguaglianza, libertà, seminano civiltà e progresso. Siamo noi adulti gli esempi
da seguire e alla nostra responsabilità non deviare nelle parole e nei comportamenti.
Gli atti di violenza compiuti dai ragazzi sono intollerabili ma prima di giudicarli dobbiamo interrogarci
e capire se la famiglia, la scuola e l’intera società si sono adoprate per evitare che tali fatti
accadessero. I ragazzi sono colpevoli della loro devianza, ma quale senso dare alla punizione? Si sa che in
ogni circostanza è sempre meglio curare
che intervenire poi drasticamente. Siamo sicuri
che siano state attivate in ogni ambito tutte le strategie possibili o abbiamo
preferito che l’apparenza coprisse la sostanza lasciandola alla deriva? E se il loro comportamento fosse un segnale di richiamo verso di noi? Abbiamo
considerato i loro bisogni, le loro necessità, il desiderio di affettività, il
dialogo, l’ascolto, la solitudine, contro il mutismo, il rifiuto,
l’indifferenza? Abbiamo tentato di sottrarli alla noia? Ne abbiamo curato
l’inserimento e la partecipazione offrendo loro prospettive dove la comunicazione diventa valore
irrinunciabile?. La violenza è sintomo di disagio, di malessere, di
dispersione, di isolamento, di allontanamento dalla famiglia e dalla scuola, di false prospettive. Contrapponiamo alla violenza e alla punizione
la cultura. I ragazzi hanno bisogno di autostima, di fiducia, di valori in cui
l’essere sconfigge l’avere, la presunzione, la prepotenza, la sopraffazione e
l’emarginazione. La cultura è l’unico
strumento capace di alimentare la mente e lo spirito con il culto della
bellezza che ci circonda e con i messaggi educativi che ci trasmette. La
violenza è sinonimo di fragilità in cui ogni valore viene sopraffatto dal
desiderio di essere eroi, di valere e di farsi valere. Se non vogliamo perdere
i nostri ragazzi utilizziamo le armi del sapere, della conoscenza, della
fiducia, dell’inserimento, della pazienza, del sostegno fisico, psicologico e
morale. Non c’è da meravigliarsi se si è rotto il rapporto tra insegnante e
studente, basta guardare il contesto scuola per capirne il cambiamento spesso
negativo, e nonostante gli sforzi degli insegnanti, che non godono più del prestigio dovuto,
mostra le sue fragilità, diventando un terreno facile dove al posto della
cultura il ragazzo preferisce la violenza per fare mostra di sé. Bisogna rispondere a questi quesiti e
intervenire tempestivamente con progetti di recupero non semplici ma possibili.
Insieme possiamo intervenire sulle
nostre disattenzioni con un comportamento
corretto nell’agire e nel comunicare,
memori che ogni nostro gesto è un insegnamento. Ogni ragazzo che si perde è una
sconfitta imperdonabile. Il dovere di noi educatori in ogni ambito sociale ci
spinge a unirci e ad armarci di volontà e di tenacia per impedire che il
problema diventi irreparabile. Abbiamo tutti bisogno di una società più giusta, di calore
umano e di un futuro che inglobi i
giovani in modo attivo e interattivo. Abbiamo bisogno di potenziare la scuola
come elemento centrale della società, con leggi mirate al benessere di tutti i
componenti. Abbiamo bisogno di risentire pulsare il nostro cuore e di
riappropriarci di termini come: dignità e rispetto. Abbiamo bisogno di sentire
pulsare il cuore dei nostri ragazzi,
perché componenti il nostro domani e infondere in loro la speranza di essere protagonisti. La riflessione ci aiuta a
guardare oltre le cose e ad agire con circospezione e razionalità. Facciamo in
modo che al momento la punizione non si
muti in un boomerang di colpevolezza verso di noi e che il bullismo non canti
una triste vittoria.