E io rispondo:
Non c’è ricordo
più bello di quello espresso dai propri studenti, gratificazione impagabile.
Bellissima
l’immagine della professoressa che entrava in classe con il sorriso sulle
labbra, un gesto di complicità con il proprio mestiere, di affetto per i
ragazzi, di sollecitazione all’ascolto.
Poi è andata via
come succede ad altri insegnanti e non per propria volontà ma per quello stato
di instabilità che si chiama precariato, una sorta di attesa, di speranza per
il docente e per il discente affinché non si incorra nel ricambio continuo, che
spezza l’intesa, la fiducia, il rapporto
instaurato, base di un insegnamento che vede nella continuità la forza di una
didattica che progetta, che sceglie le strategie più giuste, che finalizza i propri obiettivi.
Il testo di
Giulia si sofferma su uno dei punti cardini dell’insegnamento -la continuità
didattica- importante non solo per progettare il lavoro scolastico e le annesse
attività scegliendo le metodologie più adatte ma fondamentale per conoscersi,
intendersi, capirsi, scoprire le affinità, gli interessi e adeguare percorsi
tematici in un’interazione costante tra le varie discipline. È questa la fase
più delicata ma anche più proficua di un insegnamento mirato ad informare e a
formare, facendo i conti ogni giorno con molteplici realtà e problematiche diverse.
Un processo di
conoscenza che richiede tempo, molto tempo che diventa poi prezioso collant tra insegnante e studente per
l’impostazione del programma, per la necessità di andare oltre le mura
scolastiche, per guadagnarsi la fiducia di chi ascolta e modellare un percorso
che coniughi un sapere capace di dare vigore alla fantasia, vitalità per la
formazione della propria personalità, creatività che rende ogni ragazzo protagonista del proprio
sapere, maturità per acquisire il senso di responsabilità, di rispetto, di amicizia,
di solidarietà, il fascino dello studio
e il significato della vita come dono da difendere e da custodire, funzioni e
stimoli che solo la cultura può trasmettere e consolidare.
Il mestiere dell’insegnante
è bellissimo perché si basa su un rapporto
biunivoco di dare e di avere reversibile,
sebbene sia convinta che per un insegnante ciò che dà ai suoi ragazzi non è mai
pari a ciò che ne riceve e che contribuisce al suo aggiornamento e alla sua
formazione.
Toccante la
conclusione del testo di Giulia che denota consapevolezza, serietà e giudizio
critico nel cogliere il senso della scuola che diventa riflesso concreto di vita:
“Domani si torna in classe. Si ricomincia. Nuovo professore, nuovo
metodo, nuova lezione. Ma stesso desiderio di studiare, di vederci un po’ più
chiaro. E io sorrido”.
E io sorrido nel leggere perché solo i ragazzi
sanno mostrare la propria maturità nell’adeguarsi. I giovani riescono a darci
sempre una lezione: quella di non fermarsi malgrado le delusioni di una scuola
che ancora una volta si dimostra inadeguata.
Risponde Giulia: Saluto
sentitamente la prof.ssa Lanzetta. La ringrazio per aver condiviso con me il
suo punto di vista e il suo sentimento, che tendo a considerare la voce di ogni
maestro e maestra. Questo scritto è per me grande fonte di arricchimento.
Grazie Giulia per per questa ventata di freschezza che
rinvigorisce la scuola.
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