martedì 19 febbraio 2013


Cara Italia




Mancano pochi giorni alle votazioni e non è facile sciogliere il dilemma: “andare o non andare?”.
È la prima volta che il frastuono annulla in me il desiderio di partecipare. Nessuna forza mi coinvolge. Nessun nome mi convince. Profonda è la lacerazione per dover votare con una legge immutata nel suo paradosso. Perché, mi chiedo? Ha ancora un senso?.

“Cara Italia”, era questa la frase più ricorrente durante la presentazione del mio libro “Addio, mia bella addio”, pronunciata un tempo da artisti, letterati e poeti, dal popolo, quando ci si rivolgeva con rispetto e affetto all’Italia perché confidasse nell’amore dei suoi figli, quando i suoi figli e tanti giovani credevano nella causa della sua “Unità”. Erano gli Italiani che ci hanno lasciato onore e valori. Oggi un chiasso assordante avvolge un Paese che arranca alla ricerca di un’ideologia, di un credo, di una speranza ormai svaniti.

Mancano pochi giorni e il dilemma permane e non solo in me. Ciò che ci circonda genera un disagio che induce al dissenso ma al contempo, messa da parte la “rabbia”, si sente il dovere di andare e di partecipare per contribuire ad evitare ritorni indesiderati e disgustosi, per dare, contro la tracotanza e l’ignoranza, una spinta propulsiva a un cambiamento che ci dia un’Italia più giusta, onesta, capace di rivolgere con responsabilità un’ attenzione al Paese e capirne le storture; in grado di utilizzare proficuamente il nostro voto contro una corruzione che non ha più argini, che ristabilisca la norma del rispetto per i più disagiati, per il lavoro, per le donne, per i giovani, per le future generazioni, che faccia della cultura la fonte per la rinascita; che ponga un argine alla disperazione di chi non ce la fa, che riporti la coscienza dell’agire, il rimorso, la vergogna; che ponga un limite ai guadagni troppo alti e dia vita a riforme quali fonti rigeneratrici per il Paese; che annienti i progetti di divisione, che guardi alla dignità e all’onore come fattori dominanti contro ogni sorta di macchinazioni, di promesse subdole e di facili guadagni. Andrò a votare perché so che devo, voterò secondo i miei principi perché non voglio tradirli, perché non voglio lasciarmi sopraffare; andrò, per dare ancora vita alla speranza di un domani diverso, perché sento in me, nonostante le lacerazioni, il richiamo a partecipare in nome di quei precetti di cui mi sono nutrita e che ho trasmesso con convinzione, fedele a quella frase: “Cara Italia” che ancora sento viva in me, che mi dà coraggio contro ogni frustrazione e che mi dà la forza di rialzarmi dopo ogni cocente delusione. Vorrei che quella frase la sentissero dentro tutti gli Italiani per ritrovare l’orgoglio di appartenenza e agire presso l’urna con intelligenza, perché cambiare si può e nel modo giusto se agiremo tutti consorziati in un comune progetto di rinascita.

Anna Lanzetta