lunedì 8 ottobre 2012

La scodella negata




Kathe Kollwitz (Königsberg, 1867- Moritzburg, 1945)


Già in un mio precedente articolo pubblicato sulla rivista Tellusfolio.it, meravigliata e offesa, esprimevo il mio più profondo disappunto verso una decisione che stentavo a leggere e a comprendere. Si trattava allora del sindaco di Adro che aveva vietato l’accesso alla mensa ai bambini, i cui genitori risultavano insolventi. Suppongo che il seguito sia noto a tutti e per fortuna benefattori ce ne sono a risollevare le sorti degli indigenti anche se poi ricevono atteggiamenti ostili. Allora dissi che il sole di Adro non brillava perché il sole, simbolo di vita, non può illuminare chi è privo di lungimiranza sociale e agisce contro l’infanzia che ha indifferentemente come colore: il bianco puro dell’innocenza.
Pensavo che nulla di così vergognoso si sarebbe più ripetuto ma ecco che si affaccia a turbare i nostri sogni il sindaco di Vigevano che in maniera ancora più eclatante vieta la mensa ai bambini perché i genitori , per mancanza di risorse, non hanno provveduto al pagamento.  
L’azione in questo momento di crisi di valori che investe l’Italia è ancora più grave, perché nega il principio di solidarietà.
In un’Italia, in cui la corruzione dilaga a dismisura e ci copre tutti di vergogna, c’è qualcuno che nega ai bambini di sedersi a mensa, incurante delle famiglie, degli insegnanti, preoccupato di ritagliare uno spazio per chi dovrà, e se potrà, mangiare un panino, col pericolo che se la porta di accesso alla mensa sarà semiaperta guarderà chi mangerà un pasto diverso dal suo e vedrà un paese diviso irrimediabilmente tra chi ha e chi non ha. Certamente sfuggono a chi opera in tal senso i principi dell’istruzione e dell’educazione alla convivenza.

Tutto questo a scuola, tempio della formazione!.

Con tali premesse, quale domani possiamo sperare perché la società sia più equa e più giusta? Quale rinascita per il nostro paese affidato un giorno alle nuove generazioni? Quale coscienza del vivere civile? A quale morale appellarci?.
Spero che forte si levi il grido di disappunto e che forte risuoni il “NO” di tutti noi indistintamente.
Se in un’Italia del più bieco consumismo, gestita da scialacquatori senza scrupoli, qualcuno pensa di salvaguardare i conti  in questo modo, abbiamo toccato veramente il fondo di una società dove a pagare sono sempre i più deboli e specialmente i bambini.
Nessuna giustificazione è accettabile perché ci sono sempre rimedi alternativi,  se c’è la volontà di cercarli e di applicarli.

Queste azioni, indice di negligenza e di irrazionalità, prive di quel senso di umanità e di rispetto, che tanto si declama ma che non tutti applicano non aiutano la risalita di un paese profondamente in crisi. Esse risultano degradanti per chi le mette in atto e per chi le subisce, e invitano tutti noi a dire “NO” per la difesa della dignità di ogni individuo e dell’infanzia in particolare.


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Anna Lanzetta. Il “sole” è vita, ma non il “sole di Adro”
14 Ottobre 2010