Ifigenia in Tauride con Oreste e Pilade
età giulio-claudia
(rilavorato in epoca moderna?) XVI sec.
(montatura) / sardonica, oro, smalti
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Il 14 dicembre 2018 è stata inaugurata al Museo
Archeologico Nazionale di Firenze la nuova sezione museale dedicata alla
“Collezione di gemme antiche dei Medici e dei Lorena” grazie alla donazione di
Friends of Florence. Il riallestimento, in conferenza stampa, è stato
presentato da Stefano Casciu, Direttore
del Polo museale della Toscana, Mario Iozzo, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione Friends of
Florence e Riccardo Gennaioli, Funzionario
dell’Opificio delle Pietre Dure, che hanno
illustrato l’intero iter del lavoro per
la selezione delle gemme in cui sono rappresentate tutte le classi collezionate
dalle due dinastie: antichi sigilli, cammei, intagli, paste vitree,
gemme magiche, anelli, con la montatura originale di epoca romana o per la
maggior parte rinascimentale, realizzati in calcedonio, sardonica, corniole,
zaffiri e granati, le più pregiate
pietre preziose dell’Antichità.
Dopo due anni di studio e di preparazione, selezionate tra 2300 esemplari, tornano a risplendere 432 gemme: babilonesi, greche, etrusche, romane e post-classiche, dall’epoca Carolingia al Rinascimento, per un arco cronologico che va dal 2300 a.C. circa fino agli inizi del Settecento. Nelle teche collocate lungo il Corridoio di Maria Maddalena de’ Medici sono esposte gemme, racchiuse in pregiate cornici di oro, smalti e altre pietre preziose, in alcune delle quali si vuole riconoscere la mano di Benvenuto Cellini e della sua bottega. Le didascalie offrono approfondimenti sulle materie prime, sulle iconografie, sulla storia e la formazione della collezione e sui loro antichi possessori. Ogni gemma è armonia di bellezza, di eleganza e di raffinatezza. Le tecniche dell’incastro e dell’intaglio dimostrano la bravura degli artisti del tempo, la loro creatività ed esemplificano il gusto dell’epoca e il fascino del collezionismo: diaspro rosso, plasma oro, cristallo di rocca, ametista, oro, smalti, diamanti e zaffiri. Raccolte inedite di gemme, cammei, intagli di età repubblicana e imperiale. Agata, calcedonio, onice, corniola e acquamarine incantano.
Dopo due anni di studio e di preparazione, selezionate tra 2300 esemplari, tornano a risplendere 432 gemme: babilonesi, greche, etrusche, romane e post-classiche, dall’epoca Carolingia al Rinascimento, per un arco cronologico che va dal 2300 a.C. circa fino agli inizi del Settecento. Nelle teche collocate lungo il Corridoio di Maria Maddalena de’ Medici sono esposte gemme, racchiuse in pregiate cornici di oro, smalti e altre pietre preziose, in alcune delle quali si vuole riconoscere la mano di Benvenuto Cellini e della sua bottega. Le didascalie offrono approfondimenti sulle materie prime, sulle iconografie, sulla storia e la formazione della collezione e sui loro antichi possessori. Ogni gemma è armonia di bellezza, di eleganza e di raffinatezza. Le tecniche dell’incastro e dell’intaglio dimostrano la bravura degli artisti del tempo, la loro creatività ed esemplificano il gusto dell’epoca e il fascino del collezionismo: diaspro rosso, plasma oro, cristallo di rocca, ametista, oro, smalti, diamanti e zaffiri. Raccolte inedite di gemme, cammei, intagli di età repubblicana e imperiale. Agata, calcedonio, onice, corniola e acquamarine incantano.
Busto di Baccante o di Dioniso
prima
metà del I sec. a.C. (cammeo) /XVII sec. (montatura) / sardonica, oro
Intagli
greci di età classica ed ellenistica catturano. 104 metri di esposizione
con 34 vetrine dove l’occhio non si
riposa ma scatta fulmineo per scegliere la gemma più bella ma senza riuscirvi, tale è la magnificenza di
tutte. E tra le tante, fermano il
passo le gemme magiche e astrologiche:
ematite, diaspro, lapislazzuli, pasta vitrea, che ci riportano ad un tempo antico
di credenze. Di teca in teca, si giunge alla fine del
percorso del corridoio realizzato fra il 1619 e il 1620 dall’architetto
Giulio Parigi su commissione di Cosimo II de’ Medici, come prolungamento del
Palazzo della Crocetta verso la
Basilica della SS. Annunziata, con un affaccio riservato, il
cosiddetto Coretto, dal quale la
Principessa poteva assistere, protetta da una grata, alla S.
Messa. Il luogo non è visitabile perché troppo angusto ma un video,
touch-screen, pannelli luminosi e filmati raccontano la storia della
Principessa e mostrano la struttura del Coretto, rimasto inalterato dal 1620 e
gli interni della Chiesa della SS. Annunziata di cui si possono ammirare tutti
i particolari.
Ercole che trattiene per la veste una figura femminile
I sec. a.C.(?), seconda metà del XVII sec. calcedonio, argento,
smalti, diamanti, rubini (o granati)
In
questo luogo, ogni elemento si veste di
fascino, è come entrare in un mondo non del tutto rivelato e il pensiero va a
quanti tesori non sono ancora visibili.
L’allestimento provoca emozioni, considerando la capacità che ha
avuto l’uomo, in ogni tempo di creare bellezza, ricchezza e ornamento destinati allora a un ceto elevato e che oggi
tutti possiamo ammirare (evoluzione
dei tempi), grazie all’interesse di chi ha saputo conservare come memoria. Il percorso e l’allestimento, a partire
da Lorenzo il Magnifico, che aveva acquistato alcuni esemplari dalla pregevole
raccolta del cardinale veneziano Pietro Barbo, poi Papa Paolo II
(1464-1471), ripercorre la formazione
della prestigiosa raccolta fino a Gian
Gastone de’ Medici e a Pietro Leopoldo Asburgo-Lorena, passando per il Duca
Cosimo I, la moglie Eleonora di Toledo,
il Cardinale Leopoldo de’ Medici (il “principe dei collezionisti”) e
l’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa
de’ Medici. L’intero allestimento coinvolge per la passione che traspare da chi ha condotto il lavoro e
lo ha presentato con molta premura, compresa la fotografia, che arricchirà il
catalogo, una serie di azioni, uno
studio accurato per mostrarci le gemme nei particolari che all’occhio nudo sfuggirebbero.