Cappuccetto rosso |
L’intenso cromatismo dei colori, l’uso della luce e le lunghe e corpose pennellate rendono ogni elemento vivo e palpabile come il movimento delle onde, il fuoco vibrante, i riflessi della luna o la luce accecante del sole, il profumo dei fiori e la fragranza di una campagna o semplice, agreste, amica o sognante quasi a celare un mistero. Sono stati d’animo che si susseguono e che incrociano il nostro pensiero, in una convergenza fra arte e poesia.
Ogni quadro si legge e si
decodifica come la pagina di un libro.
La mostra riassume il
cambiamento che caratterizzò la società
tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento e di cui l’arte e la
letteratura furono testimoni. Essa ci dice che con i mutamenti sociali, cambia, in sintonia, il modo di vedere e di
rappresentare dell’intellettuale e dell’artista e avanza sempre più la
necessità di rappresentare la storia
dell’umanità così come è stato fin dai
tempi remoti, in un’ evoluzione continua
di gusti e di correnti.
Il fine dell’arte è quello di rappresentare e
di educare e di spingere lo spettatore
ad andare oltre il visibile per leggervi il non detto e confrontarsi.
Impossibile descrivere con parole il colore che inonda, la luce che si espande,
gli elementi che fermano il passo,
ma basta una visita per capire.
La mostra lascia nel visitatore queste
suggestioni, grazie alla scelta delle opere, molte delle quali appartenenti a
collezioni private e non facilmente visibili, alla perizia della curatrice e di
quanti hanno collaborato alla sua felice riuscita.
Campagna toscana |
Visitando una mostra ci si
aspetta di riceverne un messaggio, in questo caso è stata per me la scoperta di
un artista che ha avuto la capacità di
raccontare la storia attraverso l’arte,
secondo il proprio pensiero e di coglierne le novità, attraverso il “colore”, uno dei mezzi più semplici, antichi
ed efficaci.
A fatica si lasciano le stanze,
dove il colore e la luce, in ossequio al gusto, creano bellezza e armonia.
I mattonai |
È in corso una lezione ai bambini
di una classe elementare. Una bimba
stesa a terra mi trattiene…<<Le piace>>? Mi chiede contenta,
porgendomi un foglio. La guardo commossa. <<Sei bravissima>>, le
dico e aggiungo << i fiori che stai disegnando sono lo specchio della tua
bellezza. L’artista ne sarebbe contento. L’arte è la nostra più grande
ricchezza>>.
<<Chi era Plinio Nomellini?>>,
mi chiede. Un pittore nato a Livorno nel 1866 e morto a Firenze nel 1943, che
ha saputo riportare nelle sue opere l’Italia di un tempo e in particolare la Toscana.
Plinio Nomellini
Dal Divisionismo al Simbolismo
verso la libertà del colore
a cura di Nadia Marchioni
13 luglio - 5 novembre 2017
PALAZZO MEDICEO
SERAVEZZA (LU)