sabato 14 ottobre 2017

Il mio incontro con Plinio Nomellini





                                                                      La ciociara


La mostra  dedicata a Plinio Nomellini, nel palazzo Mediceo di Seravezza, è un’immersione nella luce e nel colore. L’artista rappresenta  nelle  sue opere  il cambiamento della realtà storico-sociale a  artistico-culturale della società  a lui contemporanea.
Lungo il percorso si viene invasi  da forti contrasti cromatici e dall’uso  della luce e del  colore che diventano protagonisti. La varietà dei  paesaggi, la rappresentazione dei personaggi con forti connotazioni fisionomiche e psicologiche, sia di quelli  impegnati  nella fatica quotidiana sia di quelli evanescenti, i ritratti, l’attenzione  ai particolari ci coinvolgono e ci dicono che l’artista non fu immune dall’influenza che ebbero su di lui le nuove correnti pittoriche, che  proponevano una  mutata  visione della realtà  e l’attenzione alle lotte politiche alle quali alcuni  artisti  parteciparono attivamente. Evidente è l’influsso dell’Impressionismo e dei Macchiaioli, di Giovanni Fattori in particolare, al quale Nomellini fu molto vicino anche come allievo, di Silvestro Lega e di Telemaco Signorini da cui il pittore prese l’uso della luce e le rappresentazioni degli ambienti.
In ogni opera si nota qualcosa di diverso, elementi che guardano al Divisionismo  e al Simbolismo nell’ambito  del Decadentismo che in sinergia con la letteratura   rinnovava gusti e correnti e al quale Nomellini non fu estraneo come dimostra  il clima  pascoliano o dannunziano che si coglie in ambienti e personaggi inseriti in atmosfere o carezzevoli quasi religiose o  surreali, fantastiche, sognanti, in ambienti senza tempo.
Cappuccetto rosso

L’intenso  cromatismo dei colori,  l’uso della luce e  le lunghe e corpose pennellate rendono ogni elemento vivo e palpabile come il movimento delle onde, il fuoco vibrante, i riflessi della luna o la luce accecante del sole, il profumo dei fiori e la fragranza di una  campagna o semplice, agreste, amica o sognante quasi a celare un mistero. Sono stati d’animo che si susseguono e che incrociano il nostro pensiero, in una convergenza fra arte e poesia.
Ogni quadro si legge e si decodifica come la pagina di un libro.
La mostra riassume il cambiamento che caratterizzò la società  tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento e di cui l’arte e la letteratura furono testimoni. Essa ci dice che con i  mutamenti sociali, cambia,  in sintonia, il modo di vedere e di rappresentare dell’intellettuale e dell’artista e avanza sempre più la necessità di rappresentare  la storia dell’umanità  così come è stato fin dai tempi remoti, in  un’ evoluzione continua di gusti e di correnti.
 Il fine dell’arte è quello di rappresentare e di educare e di spingere lo  spettatore ad andare oltre il visibile per leggervi il non detto e confrontarsi. Impossibile descrivere con parole il colore che inonda,  la luce che  si espande,  gli elementi  che fermano il passo, ma  basta una visita per capire.
La mostra lascia nel visitatore queste suggestioni, grazie alla scelta delle opere, molte delle quali appartenenti a collezioni private e non facilmente visibili, alla perizia della curatrice e di quanti hanno collaborato alla sua felice riuscita.

Campagna toscana


Visitando una mostra ci si aspetta di riceverne un messaggio, in questo caso è stata per me la scoperta di un artista  che ha avuto la capacità di raccontare la storia attraverso l’arte,  secondo il proprio pensiero e di coglierne le novità, attraverso il  “colore”, uno dei mezzi più semplici, antichi ed efficaci.
A fatica si lasciano le stanze, dove il colore e la luce, in ossequio al gusto, creano bellezza e armonia.


I mattonai
È in corso una lezione ai bambini di una classe elementare. Una bimba  stesa a terra mi trattiene…<<Le piace>>? Mi chiede contenta, porgendomi un foglio. La guardo commossa. <<Sei bravissima>>, le dico e aggiungo << i fiori che stai disegnando sono lo specchio della tua bellezza. L’artista ne sarebbe contento. L’arte è la nostra più grande ricchezza>>.
<<Chi era Plinio Nomellini?>>, mi chiede. Un pittore nato a Livorno nel 1866 e morto a Firenze nel 1943, che ha saputo riportare nelle sue opere l’Italia di un tempo e in particolare la Toscana.

Plinio Nomellini
Dal Divisionismo al Simbolismo
verso la libertà del colore
a cura di Nadia Marchioni

13 luglio - 5 novembre 2017
PALAZZO MEDICEO
SERAVEZZA (LU)